mercoledì 9 giugno 2010

Volevo essere Moccia


"Generazione zero senza prospettive. Precarietà, futuro incerto e fatica . Ma niente paura: il privato ci salverà e soprattutto sarà l'amore a dare senso alla vita. Non l'amore reale, che fa spesso soffrire senza neanche garantire un consolante happy end, bensì quello mieloso e plastificato, celebrato dai lucchetti appesi a Roma a Ponte Milvio, testimoni di legami nati per sempre, eppure spesso scarsamente impegnativi. Amore soft, celebrato dalle piramidi cartacee presenti in ogni supermercato con i rassicuranti romanzi di Federico Moccia, destinati a diventare film e a riempire le sale con gli stessi giovani che fanno ressa per partecipare al Grande Fratello.
E' un libro divertente e sarcastico Volevo essere Moccia di Alberto Bracci Testasecca (La Lepre), un romanzo buffo, che mostra con incisiva ironia la versione fasulla della realtà che ha conquistato frotte di giovani e non solo, e che distrae addormentando il cervello. La ricetta è semplice: evviva il proprio orto e niente impegno pubblico e, soprattutto, ottimismo! E, a sanare ogni guaio, il solito spot pubblicitario seriale della vita di coppia, dove tutto va bene anche quando va male. Con lei che chiama amore lui che, a sua volta, fa altrettanto con lei; mentre i due a mala pena si sopportano e, quando non si ignorano, si tradiscono a vicenda. Immagine da copertina con, sotto il tappeto, indifferenza e disamore. Normalità.
In Volevo essere Moccia i protagonisti s'intrecciano imbattendosi tutti nei libri di Moccia con annesso il Moccia pensiero. E, intorno, la quotidianità contemporanea con la miseria, ma anche con il bello della vita reale : uno scrittore pigro, invidioso e senza talento, un vecchio ragazzo che ha speso una vita su internet, una moglie in carriera sullo sfondo del consumismo metropolitano. E una donna, con un passato di droga, che si risveglia dal coma dodici anni dopo per ritrovarsi in un mondo cambiato.
Alberto Bracci Testasecca è un traduttore e collabora alla rivista di geopolitica Limes. Il treno (E/O, 2007) è stato il suo primo romanzo. Del secondo, Volevo essere Moccia, si apprezza la fluidità, la leggerezza e l'intelligenza.
Esiste un fenomeno Moccia? "Direi proprio di sì, e non solo per via dei numerosi libri e film perennemente in vetta alle rispettive classifiche. Moccia non è soltanto un autore di successo, è un demiurgo pop attraverso la cui penna escono personaggi in cui si riconoscono migliaia di persone, soprattutto giovanissimi. C'è da dire che il periodo storico in cui stiamo vivendo è particolarmente incline a produrre fenomeni, forse per mancanza di valori veri o forse perché i valori autentici sono troppo complicati da perseguire. Sta di fatto che c'è un vuoto ideologico che Moccia ha riempito di amore zuccheroso e magliette alla moda offrendo un sogno alla portata di tutti, un sogno facile e disimpegnato in cui viene accuratamente evitato ogni fastidioso riferimento ad aspetti più concreti e più drammatici della realtà: la natura che va in rovina, la sovrappopolazione, la mancanza di lavoro, il fatto che siamo governati da una manica di ladroni, che ci nutriamo di prodotti industriali e perlopiù nocivi (con l'assurdo semantico di etichettarne alcuni come "biologici", il che equivale a riconoscere che tutti gli altri sono chimici, plastici, forse marziani ...). Così, quando tirano fuori la testa dalla sabbia, i troppi struzzi nostrani non hanno voglia di sentire brutte notizie, e il guru Moccia gliele risparmia propinando loro un mondo fatto di sospiri (perché se soffro per amore vuol dire che esisto) e di confortante consumismo. In una lettera captata sul suo blog, e citata nel mio libro, una sua ammiratrice dichiara candidamente di essere quasi riuscita a "convertire" il suo fidanzato a Moccia".
Nel suo libro tutti si incontrano e/o si scontrano con Moccia. "Sì, la presenza fantasmatica di Moccia aleggia in tutto il libro e contamina in un modo o nell'altro tutti i personaggi, a partire dalla protagonista, Marilù, che emerge da dodici anni di coma e si ritrova in un mondo assurdo dove alla televisione c'è il Grande Fratello, al governo c'è Berlusconi e nelle librerie ci sono piramidi di libri di Moccia (il che la porta alla riflessione: non tutti gli incubi finiscono svegliandosi). Moccia è il punto di riferimento amoroso di Laura, donna in carriera alla disperata ricerca di un'avventura extra-coniugale. Moccia è l'ossessione di Luciano, scrittore impegnato di scarsissimo successo che prova per Moccia un sommo disprezzo e una divorante invidia, tanto che ne analizza la scrittura alla ricerca dei suoi segreti, cerca di imitarlo senza riuscirci (ma facendosi venire un travaso di bile) e alla fine addirittura lo aggredisce fisicamente! Anche nel mio libro i personaggi sono tutti alla ricerca di una storia d'amore, ma i loro comportamenti sono ben diversi dagli stereotipi mocciani: sono ambivalenti, contorti, ridicoli, molto più ancorati alla realtà della variopinta psiche umana che non ai cliché dell'esimio Federico. Mi chiedo se Moccia si sia mai accorto della quantità di coppie (reali) in cui lui e lei si ostinano a chiamarsi "amore" dicendosi le cose più infami e tirandosi frecciate perfide, se non direttamente i piatti sulla testa!".
I giovanissimi di oggi, secondo lei. "Dipende quali. Quelli che vanno in visibilio per le vicende di vampiri americani buoni e belli, o che farebbero carte false per partecipare all'Isola dei Famosi, mi fanno un po' di tristezza. Ricordo i giovanissimi degli anni Settanta, di cui ho fatto parte: erano arrabbiati, attivi, volevano cambiare il mondo, proporre stili di vita nuovi, erano pronti a mettersi in gioco in prima persona (e difatti è stata una carneficina). I ventenni di oggiappaiono passivi, rassegnati senza neanche l'amara consapevolezza della rassegnazione, succubi di un consumismo imperante che li spinge ad apparire anziché a essere. E poi privi di stimoli, ma questa è una tragica conseguenza del momento iper-tecnologico che ci sommerge di input, anche se rimaniamo comodamente a letto: vedersi fuori, incontrarsi ai giardinetti è meno necessario quando il computer ti porta gli amici direttamente in casa, così come è diventato inutile leggere e documentarsi da quando wikipedia sforna spiegazioni elementari per qualsiasi cosa. Credo che la gioventù d'oggi stia un po' pagando lo scotto di un'impreparazione del genere umano al dilagare improvviso di internet: c'è da augurarsi che nel giro di un paio di generazioni l'uomo impari a tenere sotto controllo il nuovo mezzo e ricominci a ragionare con la propria testa. Al momento è schiavo del bombardamento comunicativo: non a caso, chi possiede i mezzi di comunicazione possiede il potere"." (da Silvana Mazzocchi, Generazione senza prospettive. Ma l'amore di plastica ci salverà, "La Repubblica", 08/06/'10)

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