venerdì 25 giugno 2010

La storia universale della distruzione dei libri


"Voltandoci improvvisamente a guardare il nostro passato, potremmo vederlo avvolto nell'immensa fiammata che ha ingoiato non solo uomini e civiltà, ma anche biblioteche e libri. Sono delitti che il venezuelano Fernando Bàez chiama memoricidi e talvolta bibliocausti, con un termine che subito evoca i roghi nazisti. E non sono solo inchiodati nelle pagine della Storia ma tornano anche in quelle della cronaca, coem testomioniano il saccheggio della Biblioteca nazionale di Baghdad nel 2003 o il bombardamento di quella di Sarajevo nel 1992, cannoneggiata per tre giorni e tre notti dai serbi.
Bàez, un po' biblioteconomo un po' Indiana Jones libresco, non distingue tra passato e rpesente, va alla ricerca dei patrimoni culturali perduti, avvista quelli in pericolo, setaccia archivi, esamina papiri dal bordo bruciato, individua indizi e piste, redige cataloghi. Ed è instancabile. Una parte del suo titanico lavoro la si può leggere in La storia universale della distruzione dei libri. Dalle tavolette sumere alla guerra in Iraq, tradotto in 17 lingue e pubblicato in Italia dall'editore Viella. Nel 2002 aveva scritto un saggio sull'incendio della biblioteca di Alessandria e, più recentemente, ne ha dedicato un altro al saccheggio culturale dell'Iraq. [...]
Anche leggendo il suo libro si capisce che nessuna epoca ha risparmiato la furia contro i libri. Perché? 'Basta leggere il sesto capitolo della seconda parte del Don Chisciotte. C'è una scena in cui un chierico e un barbiere si introducono nella biblioteca di Alonso Quijano mentre costui dorme e gli rubano un centinaio di libri. Quest'uomo era diventato pazzo a furia di leggere romanzi cavallereschi. Quel genio di Cervantes aveva capito che i libri vengono distrutti per l'effetto che producono nella vita della gente. I censori credono erroneamente che eliminandoli si possa, nello stesso modo, cancellare l'effetto che hanno esercitato sull'identità delle persone. Il memoricidio è stato perpetrato nella Storia come tentativo di dominare gli individui e la società. Esiste un potere simbolico dei libri e delle biblioteche: li si distrugge tentando di sostituirli con altri testi. Paradossalmente, quelli che distruggono i libri altrui considerano i propri intoccabili'.
Lei racconta di come i monaci cancellassero Cicerone per trascrivere sant'Agostino: la guerra tra il sapere laico e quello religioso viene da molto lontano ... 'Certo, è il fenomeno del palinsesto, frequente tra Medioevo e Rinascimento. Con un procedimento particolare, si cancellava la pergamena e si riscriveva sopra. Ed è buffo, perché poi, grazie a moderne tecnologie di restauro, abbiamo potuto rileggere gli originali. Nel caso di Cicerone, parliamo di un testo che si rifaceva a uno dei dialoghi perduti di Aristotele'.
Quale è stato il più grande massacro di libri che si ricordi nell'epoca moderna e da cosa fu causato? 'Da motivi religiosi. Parlo della purga dei libri perpetrata in Inghilterra tra il 1536 e il 1540, per ordine di Enrico VIII. Nel 1550 poi, i seguaci di Edoardo VI rubarono e bruciarono i libri della biblioteca dell'Università di Oxford'.
In mezzo a tanto fuoco, si ha notizia di libri che non sono giunti fino a noi? 'Certo. Esistono moltissimi testi desaparecidos. I cataloghi che ci giungono dalla Mesopotamia testimoniano l'esistenza di numerosi poemi, come quelli di Gilgamesh, mai arrivati a noi. I cataloghi di autori come Sofocle indicano che si è perso il novanta per cento della sua opera. Anche l'Origine della specie di Charles Darwin ha rischiato di sparire: per le idee che esprimeva è stata l'opera più perseguitata a cavallo di XIX e XX secolo. Ancora oggi, negli USA, ci sono biblioteche che la tengono nascosta'.
Al tempo della guerra d'indipendenza messicana i libri furono usati per fabbricare munizioni. Un caso paraddossale? 'Nella maggior parte dei casi, i libri vengono distrutti per ragioni morali o politiche. Nel 1861, sempre in Messico, i frati, temendo il decreto di espropriazione dei beni ecclesiastici, tentarono, senza successo, di difendere decine di monasteri, le cui biblioteche furono saccheggiate e distrutte. Ma abbiamo anche il caso di un personaggio dimenticato, Anthony Comstock che nel 1873 ideò la Società newyorkese pe rl'eliminazioen del vizio: fece distrugegre 120 tonnellate di libri, soprattutto romanzi, che giudicava immorali. La voglia di censura viene da lontano. L'imperatore cinese Shi Huan Di decretò la distruzione di tutti i libri che avevano preceduto la sua nascita. Ci fu chi memorizzò i trattati classici per evitare che si perdessero. Un po' come nel meraviglioso romanzo di Ray Bradbury, Fahrenheit 451'.
Anche nel corso di guerre fratricide, come tra inglesi e americani, è successo di tutto. Non è strano? 'Furono azioni di guerra. Nel 1813 gli americani presero il Canada e New York e bruciarono la biblioteca legislativa. Un anno dopo gli inglesi appiccarono il fuoco alla Biblioteca del Congresso di Washington. Thomas Jefferson offrì la sua e ne ricavò del denaro, non senza polemiche. Da quella transazione nasce l'odierna Biblioteca del Congresso. Durante la Rivoluzione francese, molti volumi bruciarono nei saccheggi delle abbazie tra il 1793 e il 1794. Niente di peggio, per i libri, delle rivoluzioni fuori controllo'.
Nel suo libro si fa cenno anche ad alcuni valorosi, come i monaci irlandesi, che si dedicarono alla salvaguardia dei testi. 'Non furono i soli. Prendiamo santa Wilborada, patrona dei bibliofili. Era il 925 e i barbari attaccarono il monastero di san Gallo. Quando presero a distruggere i libri, lei li nascose sottoterra e non ne rivelò il nascondiglio, a prezzo della vita. Fu assassinata proprio sopra i libri interrati. La sua storia è raccontata dalla scrittrice argentina Carina Maguregui nel suo libro Vivere ardendo. E in Pakistan, per dirne un'altra, tra le montagne di Chiltan, un gruppo di servitori della comunità di Quetta custodisce dentro 56 tunnel un cimitero di edizioni del Corano, nascoste dentro borse sotterrate'.
Il libro elettronico può essere oggi l'antidoto contro la furia censoria e futuri roghi? 'Viviamo in un'epoca interessante ma pericolosa. Le forme dic ensura del XXI secolo sono sottili. Siamo diventati 'tecnologici' e raramente asistiamo a roghi. Ma per molti aspetti oggi siamo anche più vulnerabili'." (da Alberto Riva, Il memoricidio è in agguato dal Medioevo all'Iraq, "Il Venerdì di Repubblica", 25/06/'10)

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