lunedì 28 giugno 2010

Sul tradurre


"Ci sono poche cose che garantiscono un'esplosione di umorismo involontario come un brano affidato in traduzione automatica al computer o, meglio ancora, alla globale ragnatela di informazioni.
A tutti è capitato di ricevere tanto esilaranti quanto allarmate mail che ingiungono di disattivare un account inesistente, previa candida consegna di tutti i propri dati sensibili al link in questione. Poco ma sicuro, un traduttore di professione non cascherebbe mai in una trappola così maldestra: l'improbabile lingua in cui si esprime è di per sé una dichiarazione di scarsa affidabilità.
La traduzione automatica, con la sua carica di ridicolo, dichiara meglio di qualunque trattato teorico la natura unica e insostituibile di questo mestiere. Artigianale nel senso più nobile del termine: impossibile affidarlo a una macchina, a una qualunque forma di serialità. Ciò che distingue il lavoro umano da quello automatico è proprio la «discrezione», la capacità di distinguere. Di questo e altro è fatta la traduzione: opera aperta, mai perfetta.
Tradurre è un lavoro delicato e appassionante, come lo racconta Susanna Basso fra le dense pagine di esperienze personali e «divagazioni militanti»: un mestiere in ombra, che di questa ombra deve fare privilegio e non frustrazione.
Susanna Basso è una grande traduttrice dall'inglese. Verrebbe poi da aggiungere che è la traduttrice «di», fra gli altri, Alice Munro, Ian McEwan e Martin Amis. Se non fosse che una riserva salta subito agli occhi e di lì alla mente: quel «di» genitivo non va inteso come un passivo possesso, anzi. Tanto è vero che, quando parla del suo bellissimo mestiere, un traduttore ti spiega quali sono i «suoi» autori.
In altre parole, se pure di possesso si tratta, è più reciproco che mai. Anzi, forse con un leggero squilibrio della bilancia, perché sono più gli autori ad essere possesso del traduttore, che non viceversa. Perché tradurre è anche e soprattutto «possedere» un testo, in termini se non erotici certo amorevoli.
E' qualcosa, per intenderci, di molto diverso, quasi opposto al leggere: per come si entra, si affonda, si percorre, si esplora la pagina. Susanna Basso racconta queste esperienze in un contatto diretto con i testi: da ogni caso specifico, da ogni impervietà risolta, da ogni revisione, da ogni nuovo cimento con un testo magari già tradotto mille volte, emerge sempre una verità generale: «Sentire una lingua dalle voci della gente è un'esperienza che il traduttore letterario spesso sottovaluta.
Per noi la lingua è sulla pagina, e non fa rumore. Leggiamo nella mente il brano che stiamo per tradurre, maè raro che siamo in grado di udirne davvero i suoni. Le parole scritte faticano a ritrovare la strada del nostro ascolto. Anche quando si tratta di dialoghi, anche quando, per scrupolo, ce le leggiamo a voce alta» (Sul tradurre, Bruno Mondadori).
Però, a ben pensarci, il traduttore ha il coltello dalla parte del manico. Anche se questo coltello è sotto mentite spoglie. Quelle dell'invidia, ad esempio: «Quando siedo davanti alle parole di un autore e ascolto la sua scrittura declinare una voce che non mi appartiene, io so che solo con l'invidia saprò sorvegliare il testo dell'altro mentre si fa mio». All'autore non resta che consegnarsi, con pazienza e fiducia. Il traduttore, dal canto suo, deve esercitare l'arte della discrezione nel senso più ampio del termine: mai prevaricare la scrittura (eppure inventarla daccapo in un'altra lingua), e decidere con indefessa responsabilità.
Perché quando si traghetta un libro da una lingua all'altra, ogni parola, ogni virgola significano una decisione presa e migliaia di altre scartate. E così, la traduzione diventa inevitabilmente un amoroso corpo a corpo con il testo. In fin dei conti, con la vita stessa che si racconta attraverso le parole: prima altrui, e poi proprie." (da Elena Loewenthal, La voce nell’ombra di McEwan e Amis, "TuttoLibri", "La Stampa", 26/06/'10)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie mille per questa segnalazione in particolare e per la sua rassegna stampa sempre interessante.
Cordiali saluti.
Una traduttrice dall'italiano in francese.