martedì 13 dicembre 2016

Più libri più liberi, l’indagine: senza librerie 13 milioni di italiani

"Si è aperto sotto un segno positivo Più libri più liberi, Fiera nazionale della piccola e media editoria che si svolge a Roma fino a domenica 11 dicembre al Palazzo dei Congressi dell’Eur. I piccoli e i medi chiudono i primi dieci mesi del 2016 in attivo, sia per numero di copie vendute sia per fatturato. Un aumento del 7,6% a valore e del 5,9% a copie, diverso da quello del mercato generale che nel 2016 è leggermente migliorato per fatturato (+0,2) ma con un calo delle copie vendute (il che significa che si vendono meno libri ma costano di più). Lo ha detto l’indagine Nielsen per l’Associazione italiana Editori presentata il 7 dicembre, giorno d’inaugurazione della fiera Sono tutte storie in cui è stato annunciato anche il programma di Tempo di libri, la fiera milanese di aprile, che sarà incentrato sulle 26 lettere dell’alfabeto.
In questo proliferare di iniziative per la promozione della lettura risultano particolarmente significativi i dati sulle «infrastrutture» elaborati dall’ufficio studi dell’Aie che verranno presentati domenica nel convegno Gli italiani senza biblioteche e librerie. Senza infrastrutture non si va lontano. Oggi, è l’esito dell’indagine, circa 13 milioni di italiani (il 21% della popolazione) residenti in comuni con più di 10 mila abitanti non hanno una libreria vicino.


Se in totale sono 687 i comuni sprovvisti di una libreria (l’8,6%), la percentuale si alza nelle Isole (dove arriva al 15,1%) e nel Sud (il 33,3%, cioè un comune su tre), ma anche nel Nord Est dove in questa situazione si trova un comune su 5.
Un quadro che appare ancora più sconfortante se si considerano anche le biblioteche scolastiche. Circa mezzo milione di ragazzi frequenta scuole che ne sono prive: 262 mila nelle elementari, 147 mila nella medie e 77 mila nelle superiori.
I dati confermano che esiste una correlazione tra i bassi indici di lettura e l’assenza di librerie e biblioteche. Nelle aree metropolitane e nei centri urbani con più di 50 mila abitanti, dove il tessuto di librerie, ma anche di servizi bibliotecari è più fitto e solido, i residenti che si dichiarano lettori di libri sono, rispettivamente, il 51,1% e il 44,4%. Un valore che scende al 42,8% nelle periferie delle aree urbane. L’indice cala ancora in relazione al diminuire della dimensione del centro urbano: 38,1% nei comuni tra 10-50 mila abitanti; 39% in quelli da 2-10 mila; fino al 35,4% nei comuni fino a 2 mila residenti.
E non è un caso che le perdite maggiori di lettori negli ultimi 5 anni siano avvenute nei piccoli centri (-15,3%, rispetto a una perdita media nazionale del -9,1%), mentre nelle aree metropolitane questo calo si è arrestato al -3,1%.
Certo, ci sono le librerie online che hanno rappresentato in questi anni una risorsa per accedere alla lettura anche dal luogo più isolato, ma la necessità che continuino a esistere luoghi fisici in cui si possano «vedere» i libri è un punto fondamentale di cui le politiche culturali dovranno tener conto." (da Cristina Taglietti, Più libri più liberi, l’indagine: senza librerie 13 milioni di italiani, Corriere della sera, 07/12/'16)
 
 

mercoledì 2 novembre 2016

Mino Milani: «Più leggi, più sai e più capisci cos’è il mondo»

"Lo scrittore pavese Mino Milani si è conquistato il posto nella cinquina degli scrittori finalisti del premio Strega ragazzi e ragazze 2017.  Il libro in gara, nella categoria dai sei anni in su, è Ulisse racconta (Einaudi Ragazzi) un romanzo che reinterpreta il poema omerico con un’ambientazione geografica e storica fedele all’originale, ma una mentalità prettamente contemporanea.
«L’Odissea – spiega – è un magnifico testo d’avventura, uno scritto meraviglioso, ma è composto da degli elementi che secondo me oggi non possono più essere accettati, o meglio, che risultano estranei al modo di approcciarsi alla vita sia dei ragazzi sia degli adulti: le divinità. Riproponendo la storia di Ulisse, dunque, ho tolto quella totale dipendenza dei personaggi al divino; l’ho resa semplicemente la storia di un uomo, dove gli dei ci sono ma non intervengono».
Tale novità, a parere dell’autore, sarebbe il motivo della scelta della giuria di proporre il lavoro per la finale. Pure la decisione di sorvolare sul ritorno ad Itaca, però, non è da banalizzare. Milani congeda la mattanza dei proci e delle ancelle infedeli solo con poche restie parole, qualche riga: per lui non è da eroe servirsi delle proprie intelligenza e capacità tecnica per inventare uno strumento che impicchi in un unico colpo delle donne, perciò fa una rievocazione lontana del riferimento omerico, utilizzando un tono da parte del protagonista che ha il sapore di pentimento.
«Non mi aspettavo di destare attenzione con questo romanzo – confessa – ma a dire il vero non me l’aspetto mai. Di solito scrivo solo perché la scrittura, come la lettura, è diventata per me una droga. Mi possono togliere tutto, ma non la possibilità di prendere in mano una penna e comporre: sarebbe come togliermi la vita».
Il premio Strega per ragazzi, che verrà consegnato ai vincitori da una giuria di 60 scuole dislocate in tutta Italia e all’estero a Bologna nell’ambito della Fiera del libro per ragazzi del prossimo aprile, è stato creato per avvicinare i più giovani alla lettura. Che atteggiamento c’è tra i ragazzi verso i libri? «Quelli che leggono sono di sicuro una minoranza – risponde Milani – La lettura sta tornando ad essere un interesse aristocratico, riservato non più ai ricchi come, ad esempio, nel Medioevo, ma ai colti. Si tratta di un’aristocrazia della mente, non del denaro. In realtà, non so se ciò sia positivo o negativo, so solo che l’amore per il leggere in alcuni esseri umani non svanirà mai e che gli altri devono capire che è qualcosa di decisivo: più leggi più sai e più capisci cos’è il mondo»." (da Gaia Curci, Mino Milani: «Più leggi, più sai e più capisci cos’è il mondo», La Provincia pavese, 30/10/2016)

lunedì 24 ottobre 2016

I libri si amano con meno chiacchiere e più lettura



"Non c’è niente di meglio che trasmettere una passione in tenera età (un po’ a tradimento), perché se quella passione è stata contagiata come si deve, rimarrà per sempre.
Per promuovere la lettura non c’è niente di meglio che lavorare con le scuole: il resto, ciò che si tenta di fare con gli adulti, rischia di essere tardivo e autocelebrativo. Per questo non si può che salutare con entusiasmo la terza edizione di «Libriamoci», la settimana (prossima) di letture nelle scuole di ogni ordine e grado, dall’infanzia ai liceali. Non c’è niente di meglio che trasmettere una passione in tenera età (un po’ a tradimento), perché se quella passione è stata contagiata come si deve, rimarrà per sempre, come la fedeltà sportiva, che non a caso si chiama tifo. Escludendo che i genitori (in genere) siano animati da questa passione, nell’opera di sano contagio della lettura è giusto che gli scrittori aiutino gli insegnanti: sono loro, gli scrittori, che hanno sperimentato, più di altri, il fuoco del leggere, perché non si dà scrittore che non sia stato intimamente incendiato dall’amore per altri scrittori.
Comunicare la gioia di un amore è più facile, viene quasi naturale. Ed è bello che gli scrittori, da lunedì, entrino nelle aule di tutta Italia usando il lanciafiamme della loro passione, leggendo ad alta voce le pagine da cui sono stati rapiti. E se davvero funziona, basta leggere, niente di più: ricordo la prima volta che ho sentito Dante Isella leggere Carlo Porta, sono rimasto totalmente estasiato, perché bastavano quel suono e quel ritmo a diffondere l’incanto poetico, ancora prima di cogliere i nessi, le ragioni stilistiche, strutturali, metriche eccetera. I festival e i saloni del libro, che litigano tra di loro per conquistarsi il primato della chiacchiera, ci hanno abituati, appunto, alla chiacchiera (spesso vuota e autoriferita): si parte dal libro e si parla, si parla fino alla nausea, dimenticando che l’unica cosa che davvero conta è la musica della pagina, la musica del testo. Prima o poi bisognerà capire che la chiacchiera promuove i saloni (biglietti e afflussi), non la lettura. Meglio tornare a scuola." (da Paolo Di Stefano, I libri si amano con meno chiacchiere e più lettura, Corriere della sera, 22/10/2016)

mercoledì 14 settembre 2016

Harry Potter, l’indagine Doxa sui fan del maghetto: lettori più forti

"In occasione dell’uscita di Harry Potter e la maledizione dell’erede (Salani), lo studio esplora gli effetti della saga: un classico che fa crescere i lettori.
Chi legge Harry Potter ha più poteri nella vita? La risposta arriva da un’indagine Doxa realizzata per Salani in occasione dell’arrivo in Italia di Harry Potter e la maledizione dell’erede, l’ottava storia della saga creata da J. K. Rowling (testo della pièce teatrale in scena a Londra) che, alle 00.01 del 24 settembre, sarà accolta nelle librerie con aperture straordinarie ed eventi speciali. Lo studio, presentato a Milano martedì 13 settembre, prova a capire chi sono i giovani della «Generazione Harry Potter» (18-30 anni) cresciuti con il maghetto e indaga il fascino esercitato sui nuovi piccoli lettori (5-13 anni).
I fans di «prima generazione» (il 73% dei 615 giovani intervistati sono lettori della saga, il 43% dei quali hanno letto almeno 4 libri) riconoscono nei libri di Harry Potter valori quali amicizia, coraggio e gioco di squadra che li hanno accompagnati nella crescita. I «lettori forti» di Harry Potter tendono ad avere, una volta cresciuti, molte passioni che spaziano dalla letteratura ai viaggi, dal cinema all’arte, dal giardinaggio alla cura degli animali» e nell’analisi si definiscono più aperti e sorridenti e più in armonia con il proprio contesto rispetto ai coetanei che i libri non li hanno letti (ma che comunque riconoscono di essere stati influenzati dalla Pottermania; tutti infatti conoscevano la saga).
Per molti degli intervistati (il 46% dei «lettori forti») la passione per la lettura è nata proprio con Harry Potter, poi alimentata negli anni con gusti eterogenei in fatto di generi. Un «classico contemporaneo» — lo ha definito Ferruccio de Bortoli alla presentazione della ricerca — che resiste nel tempo e conserva un posto di rilievo anche per i più piccoli (il 37% dei 1.689 bambini intervistati). Le vendite lo confermano: i piccoli che hanno conosciuto Harry Potter nel 2015 sono 6,6 volte quelli che lo hanno incontrato nel 1998 (quando arrivava in Italia il primo libro) e sono destinati a crescere con l’arrivo della nuova storia. «Si ritorna a casa — afferma Luigi Spagnol, presidente Salani e traduttore del volume imminente — in un magico mondo che non ci ha mai lasciati»." (da Cecilia Bressanelli, Harry Potter, l’indagine Doxa sui fan del maghetto: lettori più forti, Corriere della sera, 13/09/2016)

lunedì 30 maggio 2016

Contro i videogiochi: mezz’ora di lettura al giorno. Tutti insieme

La «ricetta» proposta in Gran Bretagna: leggere diventi una materia scolastica.

"I bambini non leggono abbastanza? Preferiscono perdersi dentro i videogiochi? c’è un solo rimedio: leggere, possibilmente ad alta voce, meglio ancora se tutti insieme. La pensa così Kornel Kossuth, responsabile del dipartimento di inglese in una scuola primaria inglese, che ha proposto di introdurre come nuova materia proprio la lettura. Mezz’ora al giorno di lettura in classe per i bambini della primaria e anche per quelli dei primi anni del secondo ciclo. Per invogliare i giovani a dedicarsi ai libri e a scoprirne il fascino e per «costringere» i più reticenti a farlo comunque. E perché – come ha raccontato alla rivista Prep School Magazine «la lettura sta al centro dell’educazione, della cultura, dell’identità e dell’avventura, oltre che ovviamente dell’apprendimento della grammatica». Per questo concentrarsi sulla lettura risulta fondamentale. Una proposta che in fondo, almeno per le elementari, ha già dei precedenti.
 
Leggere a scuola, sì: ma in famiglia?
Tra i compiti dei bambini, dalla prima in poi, si prevede un tempo di lettura quotidiano. Con un giorno fisso di passaggio dalla biblioteca della scuola e la responsabile di settore che segnala a casa con una lettera se il volume che era in prestito la settimana prima non è stato riportato oppure se l’allievo non ha fatto il suo dovere e ha letto solo poche pagine. I tempi imposti per la lettura, ovviamente, cambiano in base all’età, dai dieci minuti della prima elementare fino alla mezz’ora, che inizia in quarta e non viene più cancellata. Il problema è che questo programma spesso non viene portato avanti adeguatamente dalle famiglie. Quindi alla fine, proclami dei docenti a parte, i bambini continuano a non leggere. Recenti studi psicologici in Gran Bretagna raccomandano l’uso terapeutico dei libri per superare problemi di depressione e ansia. Anche in questo caso la «dose» giornaliera è chiara: due capitoli al giorno. Un rimedio consigliato a bambini e adulti, con tanto di bibliografia ad hoc, persino dal medico curante. " (da Caterina Belloni, Contro i videogiochi: mezz’ora di lettura al giorno. Tutti insieme, "Corriere della sera", 30/05/2016)

lunedì 22 febbraio 2016

In un labirinto di libri: con Umberto Eco nella sua biblioteca



'... Quel che mi domando è, visto che a questo punto si deve comunque tornare, se non sia il caso che io mi ci fermi ... Tanto vale che io  mi conceda un riposo di qualche decina di migliaia di anni, e lasci il resto dell'universo a continuare la sua corsa spaziale e temporale sino alla fine ...'

Italo Calvino,  Ti con zero





In un labirinto di libri: con Umberto Eco nella sua biblioteca
Un lungo piano sequenza attraverso migliaia di libri. La scena, tratta dal documentario Umberto Eco, Sulla memoria. Una conversazione in tre parti, 2015 di Davide Ferrario, prodotto da Codice Italia, è diventata virale su Facebook nelle ore successive alla morte del grande scrittore e semiologo


"In anni remoti, correva il 1981, uscì nella collana I Castori, la bella monografia di Maria Teresa De Lauretis su Umberto Eco allora quarantanovenne ma già celebre. In copertina lo schermo di un computer Ibm dell'epoca, oggetti di ferro e schermi poco confortevoli, tastiere in cui (incredibilmente) non c'era ancora la @ dell'e-mail. Appariva un simbolo perfetto per Eco di cui era uscito l'anno prima Il nome della rosa che era stato definito da critici malevoli 'scritto con il computer', come una volta si diceva 'scritto a tavolino'. Chi l'avrebbe detto che vent'anni dopo avrebbe parlato delle 'legioni di imbecilli' sul Web? Qualunque lettore di buon senso ma, sappiamo, il buon senso è merce rara. All'obiezione 'scritto con il computer' Eco non rispose 'Come volevate che lo scrivessi? Con una stilografica? O magari su tavolette di cera?'. Si limitò a notare, nel suo secondo romanzo, Il pendolo di Foucault, che il brano che un critico aveva reputato come il solo autentico, frutto di un gesto autentico, spontaneo e sorgivo, ossia il racconto del giovane Umberto che a Nizza Monferrato suona la tromba per commemorare la morte di un partigiano, era in effetti l'unico che avesse scritto con il computer e senza un solo ripensamento, avendolo raccontato prima un gran numero di volte. Più meditatamente, osservò che per il computer vale il principio Trash in - Trash out: se quello che ci metti dentro è spazzatura, allora anche quello che viene fuori è spazzatura.
Il pessimismo antropologico del filosofo amico della tecnica emergeva in modo profetico. Perché non c'è contraddizione tra il venire rappresentato come il primo autore italiano che si sia servito del computer ed essere il moralista alla Flaiano che ricorda che se a scrivere sulla tastiera tecnicamente più avanzata c'è un imbecille, allora il risultato sarà lo scritto di un imbecille, sia pure impaginato in modo impeccabile e diffuso alla velocità della luce. Qui cogliamo il nucleo filosoficamente rilevante della visione della tecnologia in Eco. E anche la ragione di quella frase, pronunciata nello scorso giugno in occasione dell'honoris causa a Torino, che ha fatto storcere tanti nasi; e cioè che sul Web si possono leggere tante cose intelligenti ma il Web è anche lo spazio in cui si possono scatenare legioni di imbecilli. Come si permette? A chi allude? Allude a me a te, per esempio, 'gente curiosa di conoscere la vita altrui ma infingarda nel correggere la propria', come diceva Agostino. Gente pronta a dire (d'accordo con il classico paradigma dell'alienazione) che l'umanità è perfetta e viene pervertita dalla tecnica. E che lo fa per evitare di considerare che, invece, la tecnica è rivelazione di quello che noi siamo, pronti, poniamo, a dire la peggiore delle stupidaggini grazie a mezzi che permettono di diffondere urbi et orbi la nostra vanità e imbecillità.
In un divertissement di vent'anni fa Eco si immaginava il dialogo fra Socrate e un discepolo in cui Socrate sostiene che per morire senza rimpianti bisogna convincersi che il mondo è pieno di imbecilli. Non subito, ovviamente, non da giovani, altrimenti si diventa nichilisti. Ma nel corso del tempo bisogna prepararsi, bisogna imparare a morire, e capire che è proprio vero che il mondo è pieno di imbecilli. Come negarlo? Osservando che la tecnica non è corruzione o alienazione ma rivelazione della imbecillità di massa, Umberto Eco l'11 giugno del 2015 ha anticipato una presa di congedo dal mondo degna di Seneca, che corona una vita piena di tenerezza e curiosità per il mondo.
" (da Maurizio Ferraris, E quando maledi' il Web, "La Domenica di Repubblica", 21/02/'16)

Addio Umberto Eco, intellettuale del mondo (La Repubblica)

Addio a Umberto Eco, scrittore da best-seller e gigante della cultura italiana (Il Sole 24 ore)

Umberto Eco, Italian novelist and intellectual, dies aged 84 (The Guardian)

Umberto Eco, Internet el memorioso (L'indice dei libri del mese)

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lunedì 18 gennaio 2016

La Biblioteca di Borges? Ora la guida l'uomo che gli leggeva i libri


"Un grande borgesiano sulla poltrona che fu di Borges, alla direzione della Biblioteca nazionale di Buenos Aires. Il nuovo Governo argentino ha pensato in grande e per guidare l'istituzione libraria più importante del Paese ha richiamato in patria uno dei suoi più noti intellettuali, Alberto Manguel.
Nato a Buenos Aires nel 1948, Manguel - autore anche di La biblioteca di notte (Archinto) e Una storia della lettura (Feltrinelli) - vanta una biografia da cosmopolita. I primi anni li passa a Tel Aviv, dove il padre è ambasciatore. Torna a Buenos Aires a sette anni e qui, ancora giovanissimo, avviene l'incontro che gli cambia la vita. 'Dopo la scuola lavoravo da Pygmalion una libreria anglo-tedesca di Buenos Aires in cui Borges si faceva vedere spesso', ha raccontato in Con Borges (Adelphi). Il grande scrittore passava nel tardo pomeriggio, di ritorno da quella Biblioteca nazionale di cui dal 1955 al 1973 fu direttore: 'Un giorno dopo aver scelto un paio di volumi, mi chiese se la sera, quando non avevo nient'altro da fare, volevo leggere per lui, perché la madre, ormai ultranovantenne, si stancava facilmente'. Così dal 1964 al 1968 divenne uno dei lettori del maestro, l'autore di La Biblioteca di Babele.
Da allora è sempre stata all'insegna dei libri la vita di Manguel, come insegnnate universitario o lettore per le grandi casae editici, che vivesse a Parigi, Milano, Tahiti, Berlino, Toronto o in Messico, a New York o a Mondion in Francia, dove risiedeva fino a poco tempo fa e dove aveva riempito una stanza con quarantamila volumi. Ora il ritorno a casa, a Buenos Aires.
Il ministro della Cultura Pablo Avelluto, editore voluto al Governo dal neo presidente Mauricio Macri, ha ricordato che Manguel possiede 'due virtù che raramente si trovano nella stessa persona, è un eccellente scrittore e un manager culturale esperto di biblioteche. Manguel ha lasciato l'Argentina negli anni Settanta e il nostro Paese non gli ha ancora tributato il riconoscimento che merita. Questo incarico è la migliore opportunità per farlo'.
Manguel si è detto 'profondamente onorato' ma anche un po' impaurito: 'La lista dei precedenti direttori è una sfida che intimidisce'. Tra i suoi compiti ci sarà quello di mettere in Rete la Biblioteca nazionale con quelle internazionali (soprattutto di lingua spagnola), di avvicinare i giovani che secondo le ricerche non sanno più comprendere bene i testi, e di promuovere ancora di più la digitalizzazione dei volumi. Un compito quest'ultimo che aldilà delle apparenze è profondamente borgesiano. Qualche anno fa il New York Times ha ricordato come per diversi studiosi, tra cui Umberto Eco, Borges abbia in qualche modo immaginato il World Wide Web e così il giornale si è divertito a rintracciare nei suoi racconti prefigurazioni di Wikipedia o Gogle Books. Labirinti di storie e di sapere, come quei corridoi della Biblioteca nazionale di Buenos Aires in cui, dopo Borges, si perderà ora il suo erede Alberto Manguel." (da Daniele Castellani Perelli, La Biblioteca di Borges? Ora la guida l'uomo che gli leggeva i libri, Il Venerdi' di Repubblica, 15/01/'16)

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Manguel su IBS

Borges and the Foreseeable Future (Noam Cohen, New York Times, Jan 6, 2008)