lunedì 28 giugno 2010

Scrittori, svegliate l'Occidente


"Olga Tokarczuk è una scrittrice polacca molto conosciuta. Ha 48 anni. Vive del suo mestiere, cosa non frequente in un Paese che non ha i contributi agli artisti come in Germania, né gli sgravi fiscali come in Irlanda. Mentre la Polonia va alle elezioni, Olga Tokarczuk rilascia un'intervista lapidaria. Qual è il ruolo della letteratura? Politico, sempre. Gli scrittori possono cambiare il mondo? Assolutamente sì. In che senso, scusi? Politica significa, per lei, uno sguardo consapevole sulla realtà: e gli scrittori, gli artisti in generale, «mettono in luce cose che non riusciamo più a vedere, che ci sembrano ovvie e normali. E che invece, soprattutto nei paesi autoritari, sono spesso ingiuste e violente».
Vedere il mondo come è davvero, vedere il mondo come potrebbe essere. Quale mondo, però? La Polonia: «Prima del 1989, il regime cercava sempre di comprare gli scrittori». La Russia: «Il problema della nostra parte di Europa è che la cosiddetta società civile è debolissima. Per me, la Russia è l'esempio di un luogo dove una società funzionante non esiste». I polacchi, aggiunge, hanno e hanno sempre avuto paura e avversione per il regime russo: percependolo come asiatico, spaventevole.
Ma ce n'è anche per noi: «il ruolo dello scrittore che risveglia, riscuote e allarga le coscienze è ancora più indispensabile in Occidente, perché le democrazie ottundono la sensibilità sociale. Quando stiamo bene e al sicuro, perdiamo la tendenza naturale a confrontarci con le cose».
Ecco. Nulla di originalissimo, ma a volte è utile ripassare i fondamentali: lì, nella democrazia che cerca se stessa dell'Europa orientale, e nell'ottundimento sociale e civile dell'Europa occidentale. «La letteratura è sempre politica». Già. Ma, allora, ha senso pensare a una letteratura europea? È vero almeno che i bestseller sono uguali dappertutto, magari perché l'inglese stravince? No. Fra i 20 più venduti nei 7 principali mercati editoriali del continente, solo cinque sono scritti in inglese, e Larsson o Zafón valgono quasi quanto Stephenie Meyer o Dan Brown. Compiti per le vacanze: capire se davvero, nelle tante diverse Europe, la letteratura è politica. Qui da noi, per esempio??" (da Giovanna Zucconi, Scrittori, svegliate l'Occidente, "La Stampa", 26/06/'10)

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