martedì 15 giugno 2010

Sixpence House. Lost in a Town of Books


"'Io vivo in un mondo molto piccolo, e anche tu, caro lettore. In questo momento siamo soltanto io te, e non importa se stai leggendo questo libro duecento anni dopo la mia morte o in una lingua che non conosco. Noi due ci capiamo, ma non siamo in tanti, non lo siamo mai stati'. Così Paul Collins avvia una sorta di ironica testimonianza su se stesso e sulla propria famiglia, composta dalla moglie Jennifer e dal figlioletto Morgan ancora lattante. Di se stesso sa una cosa: è uno scrittore. Che cosa può desiderare di meglio uno scrittore che rintanarsi in una cittadina del Galles che si chiama Hay-on-Wye dove ci sono ben quaranta librerie antiquarie? Collins, figlio di inglesi emigrati in America, decide dunque di lasciare San Francisco per Hay: quando l'agente immobiliare viene a vedere la casa per venderla gli consiglia di nascondere i libri. Alla gente non piacciono, dice. E infatti Paul e Jennifer hanno da tempo notato che le case del loro quartiere sono prive di libri. Ad Hay sarà ben diverso: i libri sono dappertutto. È stato Richard Booth a cominciare, nel 1977, l'avventura di Hay. Comprava biblioteche in America e le riproponeva ai lettori britannici. La cosa più importante di Hay, diceva Booth, è che non è vicino a Londra. Ben presto nacque il festival letterario che è diventato famoso nel mondo: anche il nostro di Mantova si è ispirato in parte a quel modello. Appena vede Paul Collins, Booth lo incarica di mettergli in ordine i libri di letteratura americana e lo invita a pranzo nel Castello dove abita, benché sia in rovina e danneggiato. Approdati ad Hay, i Collins si sistemano in un appartamento ammobiliato (sopra l'unica libreria che vende libri nuovi) e si mettono a cercare una casa da comprare. Il libro di Collins, giudiziosamente intitolato Al paese dei libri, mentre l'originale è Sixpence House. Lost in a Town of Books (Adelphi, traduzione di Roberto Serrai) è appunto la storia di uno scrittore molto curioso di antichità librarie, che cerca casa (Sixpence House è appunto una delle case su cui ha messo gli occhi) e aspetta notizie dall'editore americano, cui ha consegnato il suo primo libro. Al paese dei libri è un piacevole vagabondaggio e una continua digressione. Frugare tra mucchi di vecchi libri, molti dei quali tramontati per sempre, dà un gusto particolare, specie a chi è in caccia di rarità insolite e bizzarre. La rivista delle meraviglie racconta la storia di un uomo che pensava di avere il posteriore di vetro e dunque faceva tutto stando in piedi, poiché temeva di rompere tutto sedendosi. Nel diario di Thomas Hearn, Collins trova annotazioni di questo tipo: «27 gennaio 1721 - Mi hanno detto che a Londra durante l'ultima pestilenza nessun tabaccaio si era ammalato. Fumare era considerata un'eccellente profilassi». E l'autore prosegue raccontando che per questo a Eaton gli studenti venivano frustati se si rifiutavano di fumare. Dei libri Collins ama e conosce tutto: bada alla carta, alle legature, alle copertine. I libri con i titoli in rilievo sono fatalmente libracci, destinati a diventare molto popolari. Comunque, in qualunque momento della lunga storia del libro, i lettori sono troppo pochi e la letteratura è a un passo dalla crisi più profonda. Quanto poi ai sistemi di promozione, non sono molto cambiati nel corso del tempo: quarte di copertina che promettono mirabilia e frasi "ad hoc" di recensori o di altri scrittori. C'è anche una discussione sui titoli,a proposito di quello da scegliere per il primo libro di Collins. Vuole nel titolo la parola "perdenti"? L'editore americano non ci sta: in America è una parola proibita. Già l'America. Nonostante abbia genitori inglesi, Collins è molto americano e il suo viaggio e soggiorno nel Galles servono ad una continua messa a punto, ad un raffronto costante tra due modi di vivere e anche di gestire il proprio passato, a cominciare dai cimiteri. Sebbene si innamori delle vecchie case di Hay e sia sempre lì lì per concludere, Collins non riesce veramente a mettere radici nel paese dei libri. Forse anche i paradisi stancano e i libri dei remainders pungono sul vivo gli scrittori: puoi fare la stessa fine. Dunque si torna: destinazione Oregon. Ma l'autore ha perso il passaporto americano e alla frontiera, di fronte ad un passaporto inglese di un uomo nato in America, ci sono problemi. Per un attimo Collins ha temuto il peggio: di non essere riaccolto in patria e rispedito indietro." (da Paolo Mauri, Lo scrittore sepolto nel Paese dei bibliofili, "La Repubblica", 14/06/'10)

Nessun commento: