venerdì 4 giugno 2010

Anna Karenina, il lavoro dell'amore


"Ci sono vari modi di comprendere un’opera letteraria e uno fra i più efficaci, secondo me, è quello di analizzarne la trama prendendo in esame soprattutto la sua parte conclusiva, vale a dire l’obiettivo che l’opera si propone di raggiungere. Un’opera letteraria ha una struttura chiusa - un inizio, una parte centrale e una fine - e dovrebbe presentare le caratteristiche di un insieme organico. In altre parole la sua conclusione dovrebbe scaturire in maniera coerente da tutti gli elementi in essa contenuti. Se per esempio alla fine di Delitto e castigo di Dostoevskij, Raskòlnikov fosse fuggito in America (un’idea effettivamente passata per la mente del protagonista) anziché recarsi al commissariato e costituirsi, ci saremmo sentiti ingannati non solo da un punto di vista morale ma anche alla luce degli elementi e delle idee espressi nel corso del romanzo. La fine ci sarebbe apparsa arbitraria e ci saremmo sentiti costretti a riesaminare l’opera e a valutarla in maniera differente.
Anna Karenina, uno dei capolavori della letteratura mondiale, presenta molteplici tematiche ma ritengo che per comprenderne il particolare valore si debba cercare di rispondere a una domanda apparentemente semplice: perché Anna si suicida alla fine del romanzo? Il suicidio, in letteratura come nella vita, è un gesto estremamente grave e va affrontato con la massima serietà. Cercando quindi di chiarire le motivazioni di questo gesto noi lettori potremmo anche comprendere la posizione (consapevole o meno) di Anna Karenina nei confronti della vita di coppia nonché per quale motivo questo romanzo, al di là delle sue grandi qualità letterarie, rimanga rilevante e significativo anche ai giorni nostri.
Il tema principale dell’opera è il matrimonio, un tema che Tolstoj affronta narrando le vicende di due coppie imparentate fra loro, per quanto non legate da rapporti di amicizia. Levin è sposato a Kitty, sorella di Dolly e moglie di Stiva, il fratello di Anna Karenina, e nonostante il legame di parentela non sia stretto, è non di meno piuttosto rilevante. Di più. Kitty è innamorata di Vronskij col quale avrebbe potuto convolare a nozze se lui non avesse incontrato Anna Karenina, una donna sposata, non si fosse innamorato di lei e non avesse troncato il rapporto con Kitty.
Tolstoij descrive la vita di queste due coppie in maniera alternata e parallela, dedicando un capitolo al legame che si va tessendo tra Anna e Vronskij e un altro alle vicende di Kitty e Levin e creando così un paragone psicologico e ideale tra gli schemi di comportamento delle due coppie senza che queste si incontrino realmente. Il legame tra Kitty e Levin non è facile sulle prime. Kitty respinge lo spasimante che a lungo si macera nell’offesa prima di osare chiedere nuovamente la sua mano. Ma nel momento in cui Kitty cede e i due si sposano il loro legame, sancito da un contratto matrimoniale e consacrato religiosamente, si fa profondo, vincolante, ed è alimentato da una quotidiana e reciproca dedizione. E nonostante le crisi personali e i dubbi la cornice matrimoniale protegge la stabilità del loro amore. Anna Karenina e Vronskij, viceversa, offrono un modello completamente diverso di rapporto di coppia, malgrado appartengano allo stesso ceto sociale ed economico di Kitty e Levin.
Anna è sposata con Karenin e ha un figlio. Il suo matrimonio, avvenuto quando Anna era molto giovane, non è d’amore e oserei persino definirlo «ripugnante». Quando incontra Vronskij Anna rimane conquistata dal suo amore, lo contraccambia, e dal loro legame nasce una bambina. Questa relazione mette però in crisi il rapporto con il marito, dal quale Anna si separa dopo la nascita della piccola. Karenin, in uno slancio di generosità, la lascia libera di andarsene, a patto che il figlio rimanga con lui.
Da qui in poi comincia la vita di coppia di Anna e Vronskij. Lui, benestante, può offrire ad Anna un’esistenza agiata e gradevole. I due partono per l’estero e tornano nella tenuta di lui, dove crescono la figlia. Anna, moglie adultera, è tuttavia malvista in società e a questo primo stadio si accontenta del mondo protetto e ovattato che le offre Vronskij. Ma ecco che a questo punto del romanzo avviene qualcosa di importante: Karenin, tramite intermediari, propone ad Anna di divorziare. Una proposta che però lei respinge.
Questo è un momento critico della vicenda e necessita di una spiegazione. Dolly, sorella di Kitty e cognata di Anna, si reca appositamente da lei per convincerla ad accettare il divorzio ma Anna respinge la richiesta o, più precisamente, la ignora. Vronskij vorrebbe che Anna divorziasse eppure lei rimanda la decisione, scegliendo di rimanere moglie separata e di continuare a convivere. Tale atteggiamento appare strano. Esaminandolo però attentamente, sviscerandolo, potremmo forse comprendere i sentimenti di Anna verso il rapporto di coppia.
Il suo rifiuto di acconsentire al divorzio da un marito che odia non ha nulla a che vedere col figlio. Il divieto di avere un qualsivoglia legame con lui rimane infatti in vigore anche se lei rimane coniugata a Karenin. Non si può quindi dire che Anna non voglia sciogliere il matrimonio solo per non perdere il figlio. Analizzando dunque questa sua strana decisione, incomprensibile anche a Vronskij e a Dolly, potremmo supporre che il vero e profondo motivo del rifiuto di Anna sia la sua volontà di mantenere un rapporto d’amore con Vronskij senza che questo rapporto venga tutelato o salvaguardato da un contratto matrimoniale. Anna Karenina vuole un rapporto che si regga da sé, basato sulla piena libertà, in cui l’amore suo e del compagno venga messo quotidianamente alla prova, nel bene e nel male, senza l’ausilio di supporti legali. È infatti naturale che nel momento in cui acconsentirà al divorzio da Karenin Vronskij le chiederà la mano. Ma Anna non vuole sposarlo. Vuole vivere il rapporto con l’uomo che ama al di fuori delle mura fortificate del matrimonio.
È in quest’ottica che lo strano e persino scandaloso rifiuto di Anna di acconsentire al divorzio da un marito che odia e disprezza diviene comprensibile, malgrado l’uomo col quale convive e dal quale ha persino avuto una figlia (che però sarà considerata figlia di Karenin proprio per via di questo suo rifiuto) contraccambi il suo amore. E sempre in questo strano rifiuto va anche cercata la chiave di comprensione del suo gesto finale, il suicidio. Anna, infatti, sfida l’istituzione matrimoniale. Non ha bisogno di un contratto legale per garantire il rapporto fra lei e l’uomo che ama, un rapporto che crede di poter mantenere vivo in forza della propria personalità e della propria bellezza. In altre parole, se noi lettori esaminiamo in profondità questo rifiuto (al quale nel romanzo non viene dato particolare rilievo anche perché né sua cognata, né suo fratello né tanto meno Vronskij contrastano con forza questa decisione) comprendiamo quale sia l’alternativa suggerita da Anna a un’unione matrimoniale e perché questa alternativa si concluda con la tragedia del suicidio.
Anche in seguito, infatti, Anna continua a essere emarginata dalla società, ne soffre e così pure Vronskij. Pentita allora della sua decisione chiede a Karenin di accordarle il divorzio. Ma questa volta è Karenin ad avere dei ripensamenti e a respingere la richiesta. Di conseguenza, da questo momento in poi, la convivenza di Anna con Vronskij non sarà più dettata da una libera scelta ma da una costrizione. Anna perde quindi la libertà concessale dalla sua precedente decisione e il boicottaggio della società comincia ad avvelenarle l’esistenza. Nonostante l’amore di Vronskij rimanga intatto, puro, e il suo comportamento non dia adito ad alcun sospetto, lei comincia a temere che lui voglia lasciarla per un’altra. E nel momento in cui la serpe della gelosia comincia a insinuarsi nel suo animo non c’è modo di arrestare il precipitare degli eventi fino al suicidio finale.
Anna Karenina non è dunque una storia di tradimento o della lotta di una moglie contro un marito odiato, come in Madame Bovary di Flaubert. È la storia di una donna che aspira a raggiungere un qualcosa che molti vedono come una sfida, o una tentazione: mantenere un rapporto saldo tra due persone senza l’aiuto di stampelle sociali, legali o economiche. Un rapporto costruito esclusivamente sul lavoro dell’amore. È possibile? È morale? La domanda rimane aperta." (da Abraham Yehoshua, Anna Karenina, il lavoro dell'amore, "La Stampa", 04/06/'10; trad. di Alessandra Shomroni. Ampio stralcio dalla lezione magistrale «Perché Anna Karenina si è suicidata?» che lo scrittore israeliano terrà domenica alle 18,30 alla rassegna Collisioni. Parole, storie, musica da un paese globale. Yehoshua interverrà anche il giorno successivo, alle 21, a Torino al Circolo dei Lettori)

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