venerdì 28 marzo 2008

Poeti per la pelle


"Nel 1978 la Mondadori pubblicò un Oscar di Poesie scelte di Carlo Betocchi e pose in copertina un paesaggio di Rosai che nella sua semplicità si sposava molto bene con questi versi piani, sorgivi, in qualche modo antichi. Carlo Bo, autore dell'introduzione, apriva con una dichiarazione impegnativa: 'Mi sembra che a nessun poeta del nostro tempo sia riuscito come a Betocchi il miracolo di identificare la propria vita nella poesia'. Betocchi è dunque un poeta senza progetto, che tuttavia vive nella poesia. All'apparire dell'Oscar scrive a Giorgio Caproni, suo fraterno amico da tanti decenni: '... son rimasto freddo, come se non fosse una cosa mia, anzi un libercolo noioso e inutile. Altro è il libro di poesie, stampate fresche e nuove, nei caratteri grandi di Lo Specchio: ed altro queste spruzzate di pianto inacidito. Non sono più io ...'. Ma Caproni di rimando: 'Leggerti o rileggerti (anche sotto un titolo inamidato come Poesie scelte) è sempre per me una gran festa, o meglio una gran gioia, anche quando parli di tristissime pene, di ferite nel povero vivere quotidiano. Sai che ti dico? Tu non scrivi con le parole. Scrivi con le cose, anzi, con i corpi vivi e viventi, anche quando appartengono al regno minerale, o a quello del puro spirito. Ad ogni pagina che volto, è per me come entrare in un vivaio, bosco o città che sia ...'. E' dal 1936 che i due poeti si scrivono e oggi il loro epistolario, che dura fino al 1986, introdotto da Giorgio Ficara e curato con molta sapienza da Daniele Santero vede la luce presso l'editore Maria Pacini Fazzi. E' come entrare in un altro mondo: un mondo fatto di povertà, di inverni freddi, di cibo scarso e di infinita dedizione alla propria ricerca poetica. Una ricerca che sta in cima a tutto, anche se non sempre lo si dà a vedere e che sta dietro a tutto. La ricerca della semplicità li accomuna, ma la diversità tra i due è grande. Giorgio, rispetto a Carlo, ha un respiro maggiore, più europeo e crescerà nel tempo. Ha notato Ficara che i due contravvengono alla regola 'poetica' dell'inimicizia. Anzi, ostentano una Amicizia con la A maiuscola, una reciproca devozione che è il dato più commovente della loro frequentazione. Su un piano più spicciolo l'epistolario consente una fruttuosa discesa nel secolo scorso, tra Firenze e Roma, tra il giovane Luzi e Vallecchi da una parte, e Bertolucci e Pasolini dall'altra. Nascono riviste ("La chimera"), si discute di collaborazioni 8la Fiera letteraria, l'Approdo), di premi, di soldi che non ci sono, di recensioni. 'Carissimo Giorgio', scrive Betocchi all'amico nel dicembre del '75, 'ricevo oggi l'Albero e vi leggo la recensione breve ma lucida come l'ariento (tanto per dire un argento che era davvero argento e splendidamente lavorato) di Mario Luzi; con un'altra di Francesco Tentori, entrambe sul tuo libro'. Il libro era Il muro della terra pubblicato da Garzanti. Un libro accolto molto bene e molto ben recensito. Rispondendo a Betocchi, Caproni dice che il discorso di Luzi gli appare stupendo 'ma non mi ha per nulla fatto sembrar di stoppa il tuo'. E alla fine della lettera senza nessuna affettazione conclude. 'Io sono niente di fronte a te, Carlo: quante volte te l'ho già detto?'. [...]" (da Paolo Mauri, Poeti per la pelle, "La Repubblica", 28/03/'08)
Centro Studi Carlo Betocchi
Fondo Carlo Betocchi (Gabinetto Vieusseux)
Carteggio Manzini - Betocchi (TecheRai)

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