mercoledì 26 marzo 2008

Il gallo di ferro di Paul Theroux


"Nel suo libro di viaggi in Cina e Tibet, Il gallo di ferro, lei affermava che il treno non avrebbe mai raggiunto il Tibet. 'E' vero. I cinesi riescono a spostare le montagne. Hanno letteralmente spianato tutto l'est della Cina per costruire fabbriche e intere città. E quando non riescono a spostare le montagne le colonizzano, come in Tibet. Ho trovato stupefacente che siano riusciti a collegare Golmud nel Qinghai con Lhasa. Ma questo è successo perché i cinesi non hanno il minimo riguardo per l'ambiente o per le opinioni altrui e nessun senso della giustizia. la ferrovia significa più fabbriche, più apparecchi televisivi, più soldati, più colonizzatori in Tibet - e più turisti. In questo omento stanno costruendo una gigantesca autostrada a otto corsie fra Kunming nello Yunnan e il confine del Vietnam, attraverso la giungla vergine. E questo malgrado il Vietnam'. Può commentare la situazione attuale? 'Quello che vediamo è il risultato dell'invasione cinese del Tibet il 10 marzo 1959 e dell'annessione alla Cina - meglio, all'impero cinese e al suo imperatore Mao Zedong. All'epoca non si levò alcuna voce di protesta: tutto il mondo permise questa violazione. Sette anni dopo, durante la Rivoluzione Culturale, il Tibet fu saccheggiato, i monaci furono uccisi o arrestati, i templi demoliti e i mattoni utilizzati per nuove costruzioni; i soldati si acquartierarono nei monasteri, compreso il sacro Potala. Alcuni templi servirono da porcili per i maiali, per comodità, ma anche per spregio. I tibetani si sentivano oltraggiati, ma cosa potevano fare se il mondo stava a guardare? All'inizio degli anni Ottanta i cinesi inziarono a costruire le strade e a trasferire un numero ancora maggiore di soldati in Tibet, con lo scopo di industrializzare quella che era una società feudale. Questo sviluppo si è svolto senza verifiche di alcun genere. Quando i cinesi si sono resi conto delle potenzialità turistiche del Tibet, hanno permesso i viaggi e decorato alcuni templi - per i turisti, non per i buddisiti tibetani. Ci furono delle dimostrazioni nel 1986-'87 e nel 1989, ma furono brutalmente represse. E aggiungo che sia Henry Kissinger che Lee Kwan Yew, il primo ministro di Singapore, approvarono la repressione e sostennero la brutalità del governo cinese. Quindi, vede, nessuno ha mai fatto nulla per aiutare la lotta del popolo tibetano. Si può capire la loro rabbia'. Cosa pensa del boicottaggio delle olimpiadi e dell'impossibilità dell'embargo commerciale? 'Non sono d'accordo sul boicottaggio. I giochi si devono svolgere. Ma allo stesso tempo la condanna della colonizzazione cinese dovrebbe essere universale. Un embargo commerciale? Sarebbe interessante. Se l'Italia non comprasse i vestiti cinesi, gli italiani andrebbero in giro nudi. E così gli americani. Metà del mondo dipende dalle merci cinesi - gli Stati Uniti più degli altri. La Cina potrebbe distruggere l'economia americana. La Cina è un drago che sputa fuoco, letteralmente. Per secoli si è ritratta in questo modo agli occhi di un mondo che la derideva. Adesso il drago cinese è intimidatore, potente e battagliero'. Lei descrive le risate dei tibetani. 'Una risata sincera è una cosa rara in qualunque società - il riso rappresenta sovente altre emozioni, dalla cautela all'imbarazzo, dalla conquista alla paura vera. La risata cinese mi è spesso sembrata di vendetta o rabbia. Quella tibetana di esasperazione'. Lei celebra l'unicità di Lhasa, il luogo che ha più amato in tutta la Cina. 'Da viaggiatore sono interessato solo ai luoghi disperati, con governi spaventosi. Qualche anno fa sono stato in Turkmenistan con il suo dittatore pazzo e ho potuto testimoniare la sua follia. Non amo le vacanze orizzontali, su una spiaggia, al sole. Ho tentato invano di tornare a Burma. Ho molto amato il Tibet. Ci tornerei subito - per essere testimone di quello che accade, ciò che ogni scrittore dovrebbe fare, anche se mi rendo conto che la parola martire deriva dal greco testimone'. Ci sono viaggiatori italiani che l'hanno ispirata? 'Sono per metà italiano, i miei nonni erano di Ferrara e Piacenza e quindi la mia ispirazione di viaggiatore è quella di padre Matteo Ricci che ha introdotto la cartografia scientifica in Cina oltre ad altre raffinatezze coem la pittura a olio o certe tecniche di memorizzazione. In genere non mi sento di avere nulla da offrire ai luoghi che visito, ma solo di avere molto da imparare. La lezione del Tibet è che un grande paese unificato, pio e indulgente, con una più o meno felice struttura sociale seicentesca e un leader saggio, è stato occupato con la violenza e sovvertito davanti all'indifferenza del mondo'. Pensa ancora che i tibetani siano imperituri? 'Sì, ecco un esempio. Ero recentemente in India e ho incontrato molti tibetani. Ve ne sono centinaia di migliaia, se non milioni, che vivono come rifugiati in tutta l'India. Molti sono di seconda generazione. Nessuno di loro ha la nazionalità o il passaporto indiano. Hanno un certificato che li identifica come rifugiati. Questo status è stato accettato grazie alla rivendicazione del Dalai Lama secondo cui essi sono ancora tibetani e un giorno torneranno nel loro paese, quando sarà nuovamente una nazione sovrana. Naturalmente glielo auguro. Ma il prossimo grande caso difficilmente sarà la liberazione del Tibet, bensì l'annessione di Taiwan. E chi cercherà di impedirla?'." (da Pico Floridi, Se Lhasa scomparirà nella bocca del dragone. Intervista allo scrittore Paul Theroux, "La Repubblica", 25/03/'08)
"To the end of the line" (da GuardianUnlimitedBooks)
I libri di Theroux

1 commento:

franco.t ha detto...

economia visionaria di scrittore.
2000snlp