sabato 8 marzo 2008

Ortese segreta di Adelia Battista


"Ho sempre pensato che Anna Maria Ortese credesse fermamente nei fantasmi: era l'altra faccia di una scrittrice estremamente acuta nel cogliere i risvolti più significativi della vita reale. Mi torna in mente quando la vidi, piccola e gracile, a Milano, dove soggiornava in una casa di riposo per anziani, Anni Azzurri. Parlare al telefono, quando era a Rapallo, non era facile. La sorella Maria, incaricata della difesa, opponeva morbide scuse. Temeva i fantasmi e chiunque tentasse di violare i suoi piccoli segreti. Per questo è particolarmente prezioso il libretto, intitolato proprio Ortese segreta, che esce in questi giorni da Minimum Fax firmato da Adelia Battista. E' la storia di un'amicizia nata dal fatto che la giovane Battista, laureanda al Suor Orsola di Napoli con una tesi sulla Ortese, sie ra sentita dire dal suo relatore padre Carmine Di Biase: io la conosco, le scriva a nome mio e conservi le sue lettere come gioielli. Siamo a metà degli ani Ottanta. Racconta la Battista: 'Le notizie sulla Ortese erano ancora poche ed essenzialissime, e i rari interventi critici non consentivano di capire pienamente il mondo espressivo della scrittrice. Il mio professore conosceva questi problemi e aveva deciso di aiutarmi'. Alla prima lettera non c'è risposta. In una seconda lettera racconta alla scrittrice della difficoltà di reperire una copia di Angelici dolori, la prima raccolta di racconti della Ortese stampata da Bompiani nel '37. La Ortese si scioglie e risponde. Si scusa per la mancata risposta alla lettera precedente: 'Desidero assicurarle che la mia mancanza non può essere dovuta a una trascuratezza, quanto a una incredibile confusione che ha dominato e ancora domina la mia vita da vari anni; forse da sempre'. Ormai il contatto, è stabilito. Ci saranno altre lettere e poi un primo incontro a Rapallo: 'Non avevo informato la scrittrice del mio perché conoscevo i problemi che dominavano al sua vita ... Chiederle un appuntamento era come costringerla a scalare una montagna'. L'incontro avviene dunque per strada. 'Con una voce quasi severa mi disse "Perché è venuta? Non erano sufficienti le lettere tra di noi? Non doveva venire!"'. Poi la scrittrice si addolcì e la abbracciò. Parlarono in un bar. Ci sarebbero stati, rotto il ghiaccio, altri incontri. E maggiori confidenze. Come la storia di un certo giudizio di Benedetto Croce. La Ortese conosceva le figlie del filosofo e quando uscì la raccolta Angelici dolori, si sentì dire da lui: 'Ho letto le sue novelle. La sua è una raccolta veramente bellina'. Bellina! Quelle parole mi trafissero come una pugnalata, mi fecero sentire ai margini della scrittura, commenta la Ortese. Fu Elio Vittorini a pretendere che i nomi degli intellettuali presi di petto nel Mare non bagna Napoli fossero scritti in chiaro: era il gruppo che si riuniva attorno alla rivista "Sud" di Pasquale Prunas: Compagnone, La Capria, Ghirelli, Rea ... Quarant'anni dopo la Ortese è ancora spaventata da quel suo gesto di ribellione, anche questi sono tra i suoi fantasmi. Ne parla con Renata Prunas che la va a trovare a Rapallo. Sarà troppo per la Ortese parlare di esilio più o meno volontario? Sta di fatto che a Napoli non torna più e se si affaccia in città come all'inizio degli anni Sessanta, lo fa quasi di nascosto. 'Rea mi ha perdonato per l'ultimo capitolo del libro, Il silenzio della ragione' confida alla Battista, 'mentre con Compagnone la storia è un po' più complessa'. Era accaduto che sul "Mattino" era uscito un annuncio economico che diceva 'Uomo ricco sposerebbe giovane scrittrice' e la Ortese lo aveva commentato con Compagnone: 'Luigi era uomo di grandi scherzi, ma qaundo nel Mare l'ho chiamato 'funzionario', la cosa l'ha irritato più di quanto potessi imamginare'. Quando abitava a Roma la Ortese fece amicizia con Dario Bellezza: si scrivevano e telefonavano spesso. Si leggevano. Poi anche Roma divenne troppo stretta. Si trasferì a Rapallo. Ci fu la morte di Maria. La convivenza non facile con il fratello Francesco. Vennero gli Anni Azzurri, a Milano. Poi la fine, dieci anni fa. "(da Paolo Mauri, Una scrittrice in fuga, "La Repubblica", 07/03/'08)

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