lunedì 3 marzo 2008

BilBOlBul Festival internazionale di fumetto

Dal 5 al 9 marzo 2008 Bologna torna ad essere la capitale dei comics con la II edizione di BilBOlbul. Festival internazionale di fumetto a cura di Hamelin Associazione Culturale.
Dopo il gran successo della prima edizione, BilBOlbul presenta in questo secondo anno di attività una programmazione ancora più ampia e ricca, ospitando più di 18 mostre e 50 artisti nazionali e internazionali e proiezioni in anteprima assoluta.

"Quando De Luca cominciò a pubblicare le vicende del commissario Spada, facevo ancora il maestro e condividevo con i miei alunni un certo tipo di lettura dei fumetti, di cui ho dato notizia in un mio libro. C’è, da sempre, nei bambini, la capacità di individuare le 'icone' di un’epoca, di un mondo, di un luogo. Eroe degli 'anni di piombo', in realtà il commissario Spada li anticipava, sembrava proprio che volesse annunciare ciò che poi sarebbe accaduto in quel decennio, fra l’altro individuando temi e figure che poi, in senso metaforico, sarebbero apparsi davvero nelle cronache di quegli anni. Stava cambiando il senso complessivo che una città assumeva nell’immaginario, stava tutto mutando ma solo i sintomi erano visibili. Il caso della freccia, il primo episodio, mostrava soprattutto che il dopoguerra era finito, che gli anni del boom si erano dissolti, che un’altra società si stava definendo, più adatta a farsi esplorare da un commissario, meno adatta a farsi capire da un sociologo. Così Geronimo, nel secondo episodio, non ha più nulla in comune con la malavita della nostra tradizione, quella dei nostri cronisti o dei nostri giallisti. Geronimo, fin dall’eterno, disperato sogghigno connotativo, vuole ribadire una alterità che non ha nulla di lombrosiano. Infatti i segni che lo definiscono alludono a un mondo ambiguo e misterioso, un mondo, soprattutto, in cui non ci sono più quelle stabili categorie di appartenenza che erano state più o meno riconoscibili dai tempi dei Misteri di Parigi di Sue o dei Misteri di Napoli di Mastriani. Geronimo non ha nulla dello Squartatore, della Civetta, del Maestro di scuola. Potrebbe essere un 'situazionista' e farsi conoscere in una galleria d’arte, potrebbe essere un autore di canzoni, potrebbe avere ridefinito un accuratissimo sembiante perché è un giovane maestro della Body Art. Ci sono, disseminati per tutte le tavole che compongono questo episodio, scorci stupendi e toccanti: la polizia sui tetti, e sono i tetti di una città proletaria, operaia, pervasi da una dignità che lambisce il sogno; una periferia fatta di sterpi, bidoni, capanne, toccata da una sommersa dignità. Sono frammenti archeologici di un mondo scomparso, perché l’acutissimo sguardo di De Luca guarda in tante direzioni. Geronimo, con molto anticipo, fa già parte del ’77 bolognese, sembra in grado di ispirare, perfino nel nome, la turbinosa stagione degli Indiani Metropolitani. E allora ci si deve chiedere, finalmente, qualcosa di fondamentale a proposito di De Luca e del suo rapporto con il fumetto. Avevo letto con trepidazione due suoi fumetti pubblicati sul Vittorioso quando ero un ragazzino: Le braccia di pietra e Gli ultimi sulla terra. Erano molto diversi dalla grande produzione di quei tempi: il primo faceva scaturire l’essenza della cattolicità dal perenne abbraccio offerto dal colonnato del Bernini, il secondo alludeva agli incubi non dicibili, neppure sussurrabili, della Guerra Fredda. De Luca era il modello più limpido dell’artista consapevole, di quello che possiede una 'poetica' e sa esprimerla non solo con le opere ma con una attenta capacità di rendere chiari i motivi, le attese, i fini, le intenzioni. Il terzo episodio delle cronache del commissario Spada, I figli del serpente, richiede che si accenni anche allo scrittore che narrava le storie con le parole, Gianluigi Gonano, capace di offrire a De Luca tutto quanto gli era necessario per creare le sue tavole. Anche con I figli del serpente, Gonano guarda avanti, ai due decenni successivi, quando l’irrazionalismo di massa, la magia come micidiale condimento di ogni finzione, la torbida ignoranza di tante componenti antropologico-culturali creeranno nuovi assassini, nuovi delitti, nuove brutture, in nome di un accattonaggio sub culturale che ancora permea di sé poveri sogni e iniqui bovarismi. Protagonista de Il mondo di Sgrinfia è la nebbia, resa da De Luca con la piena consapevolezza pittorica che si lega al suo modo di fare fumetti. Era un autore unico, che andava continuamente ponendo in discussione proprio i fondamenti essenziali del medium amato, studiato, sperimentato, rifatto, riproposto. L’effetto pittorico granuloso di una nebbia pervasiva che sembra aver creato un universo 'altro', spezza i quadretti e li riunifica entro un fraseggio più ampio e più complesso. Ci sono levigate e stentoree interruzioni, sia quando si allude agli interni, sia quando entrano in scena i mezzi meccanici. Perché le macchine, in una dimensione visiva che, a volte - come nei capolavori in cui De Luca narra il suo Shakespeare - sfiora l’umbratile essenza dei pre-raffaelliti, sono macchine rese con un lindore teso a documentare, a non tradire, a rendere omaggio alla fatica di chi le ha fatte esistere.
I DEMONI CHE UCCISERO MORO. Quando entrano in scena i terroristi, De Luca non si vale più dell’anticipazione: ora le sue storie conoscono i fatti, hanno visto compiersi truci efferatezze come l’assassinio di Aldo Moro. Splendide pagine in cui l’astiosa separatezza di questo mondo è resa strutturando case, strade e ambienti come se facessero corpo con questi alieni che uccidono come se l’atto di togliere la vita non li riguardasse. Cura minimale di case, automobili, trapani, pistole, divise, e cronaca attentissima anche della 'moda' particolare a cui si attenevano queste presenze che uccidevano come se un demonismo di maniera fornisse loro alibi, squallidi come i loro volti biechi e spettrali. La grandezza di De Luca, la sua dedizione etica, una sapienza tecnica densa dell’ardore della ricerca, gli hanno consentito di creare, con il commissario Spada e le sue storie, una 'commedia umana' che va letta, ripensata, decifrata. Così il fumetto abbandona vecchi stereotipi e si rende solo acuto, solo sapiente." (da Antonio Faeti, Il poliziotto che annunciò anni di piombo, "TuttoLibri", "La Stampa", 01/03/'08)
De Luca. Il disegno pensiero (Black Velvet)

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