sabato 1 marzo 2008

Il bambino dal cuore di lupo di Asne Seierstad


"Aveva ventiquattro anni, Asne Seierstad, e lavorava da qualche tempo a Mosca per il quotidiano norvegese "Arbiderbladet" quando all'alba della vigilia di capodanno (del '95) l'Armata Rossa sferrò l'assalto frontale contro Grozny. Era cominciata una nuova guerra: e per raccontarla da vicino, com'era suo costume, occorreva recarsi sul posto, al più presto. Ciò che fece, imbarcandosi sul primo aereo per la capitale della Cecenia. A chi, stupito, le chiedeva la ragione della sua presenza in mezzo alla truppa, rispondeva secca: 'Sono qui, per scrivere'. Un impegno totale il suo, che non ha bisogno di conferme. 'Al centro di tutto' scrive 'un carro armato bruciato ... con, sul tetto, un soldato russo, immobile, con una mano attorno al cannone e l'altro braccio teso, come una statua di marmo annerita'. Una scultura michelangiolesca. E' ciò che anch'io vidi, esattamente, la mattina di quel primo gennaio, arrivando al centro di Grozny, e descrissi il militare sovietico accasciato sulla torretta come 'un manichino di antracite'. Era per l'autrice de Il bambino dal cuore di lupo (The Angel of Grozny: Inside Chechnya) (Rizzoli, in libreria in questi giorni), il primo girone nell'inferno della Cecenia, dove trascorrerà una dozzina di anni sollevando il velo su tutta una serie di episodi e situazioni strazianti. Alla periferia della capitale, incespica nelle fosse comuni - le Konservnyj - dove la gente cercava i parenti dispersi e dove trova cadaveri nudi, carbonizzati, senza braccia o senza dita, il cranio fracassato. Vittime, in gran parte, della Zacistka, le operazioni di polizia etnica dei russi. Già dal maggio '95 i russi controllavano l'80 per cento della Cecenia. Ma la maggior parte dei ceceni non volevano far parte dell'impero sovietico. I ribelli issavano cartelli con scritto Svoboda ili Smert, Libertà o morte. [...] 'In tutta l'area caucasica - scrive Seierstad - il lupo è simbolo di libertà' e nel corso dei secoli si è opposto all'impero sovietico: 'i lupi, liberi e selvaggi, rappresentano i ceceni: cani, addomesticati e vili, i russi'. Il leader ceceno, Dzochar Dudaev, era deciso a proseguire sulla strada della secessione, non soltanto dall'Unione sovietica ma soprattutto dalla Russia. E Asne Seierstad sembra voler assecondare questa aspirazione quando ammette che 'i viaggi in Cecenia mi hanno cambiata': un paese, aggiunge, 'dove la gente si batteva sempre in bilico tra la vita e la morte. Ho finito per diventare quasi anti-russa'. Timur, il 'piccolo lupo' eroe del romanzo, sta per compiere dodici anni e non assomiglia per nulla ai buoni scolaretti del Cuore di De Amicis: 'Svelto come uno scoiattolo, viscido come un'anguilla, agile come una volpe, e con occhi di falco e cuore di lupo, schiaccia tutto ciò che incontra': dà la caccia ai piccioni, cui spezza il collo, infilzandoli con una bacchetta per arrostirli al fuoco. Si nutre con pomodori mezzi marci, resti di frutta e scorze di pane raccattati nella spazzatura. La sua vita è un continuo combattimento coi coetanei a suon di calci e pugni e l'elemosina dei piccoli mendicanti finisce nelle sue tasche. Era questo il volto della Cecenia che ha soggiogato la scrittrice? [...] Dopo la Rivoluzione del 1917, la religione è stata soppressa in tutta l'Unione Sovietica e le moscheee del Caucaso, come il resto delle chiese ortodosse in Russia, sono state bruciate o trasformate in fienili e stalle, mentre i diversi capi religiosi sono stati uccisi o condannati ai lavori forzati nei gulag. 'Eppure i ceceni' ricorda Asne 'hanno continuato a pregare in segreto e gli anziani a riunirsi per leggere il Corano'. Sfidando Lenin, che considerava la religione l''oppio dei popoli'. Ma dopo l'attentato alla scuola elementare di Beslan, nel 2004, l'atteggiamento dei russi verso le altre comunità dell'ex Unione Sovietica è cambiato. Specialmente nel riguardo dei Ceceni: e specialmente a Mosca, dove 'è esplosa la violenza contro i caucasici'. [...] Per la signora Seierstad è rimasta ancora, in Russia, una buona riserva d'astio e di risentimenti verso i ceceni: e c'è ancora chi sostiene che Stalin ha fatto 'l'unica cosa giusta' quando, nel '44, li fece deportare in massa nei gulag siberiani, perché 'loro ci hanno sparato alla schiena' collaborando coi nazisti nella seconda guerra mondiale. Che ci sia ancora qualche nostalgico? Nel libro si racconta di una nonna molto preoccupata perché il nipotino si è fatto tatuare una svastica sul braccio, oltraggio indelebile. Nelle ultime pagine c'è il dramma dei soldati che ritornano dal Caucaso ubriachi, 'completamnete impazziti', rovinati dalla guerra, offesi, calpestati, vilipesi, umiliati. Un libro davvero teso e vibrante Il bambino dal cuore di lupo, scritto da una giovane, ingorda corrispondente di guerra, che se non sta in prima linea non si diverte." (da Ettore Mo, Grozny, cuore di lupo, "IoDonna", "Corriere della Sera", 01/03/'08)
"The Kabul bookseller, the famous reporter, and a 'defamation' of a nation" (da Guardian)

Nessun commento: