Che cosa sono / i fiori? Non /senti in loro come / una vittoria? / La forza di chi torna / da un altro / mondo e canta / la visione. L'aver / visto qualcosa / che trasforma / per vicinanza, / per adesione a una / legge che si impara / cantando, / si impara / profumando. / Che cosa sono i fiori / se non qualcosa / d'amore che da sotto / la terra viene / fino alla mia mano / a fare la festa / generosa. / Che cosa se non / leggere ombre a dire / che la bellezza non / si incatena ma viene / gratis e poi scema, / sfuma e poi ritorna / quando le pare. / Chi li ha pensati / i fiori, prima, prima / dei fiori.
(da So dare ferite perfette)
"[...] Mariangela Gualtieri scrive poesia per il suo teatro Valdoca, fondato nel 1983 con il regista e marito Cesare Ronconi. Oltre a Antenata per Crocetti, ha pubblicato tra l'altro Fuoco centrale e Senza polvere senza peso per Einaudi, Nei leoni e nei lupi per Battello ebbro, Sermone ai cuccioli della mia specie per l'Arboreto, e di recente è uscito per Sossella il testo dell'ultimo spettacolo del Valdoca, lo straordinario Paesaggio con fratello rotto. [...] Eppure per quanto sia considerata una delle più grandi poetesse italiane, Gualtieri non è nota al grande pubblico e vive tranquilla, in disparte, in campagna vicino a Cesena dove è nata e rimasta ('qui c'è ancora tanta gentilezza'), oggetto di un culto sotterraneo da parte degli altri scrittori. [...] La poesia è una parola che deve farti bene subito' dice. 'Quando è nata, di sicuro non veniva scritta o letta, ma mandata a memoria e ascoltata: come la sentivi, ti guariva, è parola magica, contiene le formule. Cerco di fare con cura questo lavoro, perché noi per primi, i poeti, abbiamo perso la capacità di riconoscere la ritmica, la musica, l'anima sonora della poesia, che tocca le parti profonde, più sapienti del corpo. Diceva Petrarca che è sempre sacra scrittura'. Questa sua poesia anima un teatro simbolico, compassionevole e spietato, potentissimo. [...] Quando era piccola, racconta, pensava che tutti 'facessero finta' con lei che era piccina, 'nascondendo la sostanza'. Pensava che quando fosse cresciuta qualcuno le avrebbe 'detto la verità'. Poi ha capito che era 'indecente' occuparsi dell'invisibile, 'sostare su quello che non si vede, quello che il teatro rende, invece, leggermente intuibile. E penso che forse tutta l'arte che mi commuove si sporge sul mistero'. Nelle sue poesie ci sono animali dolenti o innocenti, alberi forzuti, cieli onniscienti, una celebrazione rapsodica della natura, l'estasi di creatura confusa fra le creature, il rischio di perdere la connessione con la terra, l'urgenza di mettere riparo a un disastro. 'Non siamo così potenti come crediamo, da far finire il mondo. La terra ha una sua sapienza, basta guardare come tira su un bosco dove tutto è al posto giusto. Le piante, gli odori, gli animali. Credo che nelle epoche passate ci sia stata maggiore crudeltà dell'uomo sull'uomo, ma meno nel rapporto con la terra. A questo dovremmo mettere riparo, non c'è proprio tempo da perdere. [...]" (da Paola Tavella, La poetessa scalza, "IoDonna", "Corriere della Sera", 15/03/'08)
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