venerdì 14 marzo 2008

La donna, la libertà, l'amore. Un'antologia del surrealismo


"La donna, la libertà, l'amore: il titolo della corposa antologia curata da Paola Dècina Lombardi è riferito alla figura femminile che domina 'ambiguamente e contraddittoriamente' l'immaginario dei surrealisti. Garante del meraviglioso, la donna è 'avvolta da un alone di sacralità', scrive l’autrice, 'idea romantica d'ascendenza cortese'. È insomma colei che non si può conoscere e che rimane, nonostante tutto, un'estranea. Al centro dei pensieri e della poesia, creatura ispirata e ispiratrice, ma libera e errante, e musaproprio in quanto tale. Donna-fiore o frutto o bambina, oppure al contrario donna-fata o fatale o strega, è cantata in quanto tramite d'accesso alla dimensione vera in cui tutto, dalla rivoluzione all'amore, diventa possibile. Oggetto di culto, quindi, e protagonista nei testi delle esperienze più estreme. Predatrice o predata, nel gioco dell'eros come in quello dei sentimenti. Strumento di conoscenza, anche. Luogo delle risposte, ma come transito. L'uomo la vede e la vuole 'altra', irriducibile a una normalità che la svuoterebbe di senso poetico. 'La donna che amo non sa far la maglia' scrive Soupault, e Breton a quattro mani con Aragon, nel Demone del focolare, si chiede: 'Che male c'è a gettar lo sguardo nel cestino della carta dove uomini negligenti hanno lasciato cadere le mogli spettinate e stanche dopo lotte ineguali il cui esito è troppo facilmente prevedibile, purtroppo! Chi fornì quelle ceste - a regali di nozze?'. La donna stessa, quando scrive, stenta a riconoscersi nell'icona che le viene mostrata. Bona Tibertelli De Pisis, nipote del pittore, diventata a Parigi de Mandiargues avendo sposato André Pieyre, affida alla notte la sua vendetta. Si dà del tu e parla al proprio corpo come se fosse quello della sorella gemella. O ancora, in Autoritratto, confessa: 'Quando parlo di me, non è di me che si tratta'. Antonio Delfini finisce per nutrire sospetto: dopo aver incontrato nel '32 un 'grand'uomo' a Parigi (probabilmente Breton), sperimenta la scrittura automatica con Il fanalino della Battimonda, ma si ritrova poi a maledire, allegramente, la donna tagliacarte, che 'mutande di nailonne / tenea sotto le gonne'. Breton arriverà al capovolgimento quando, in Arcane 17 (1944-45), scriverà: 'sarebbe giunto il tempo di far valere le idee delle donne a spese di quelle dell'uomo, il cui fallimento si consuma oggi assai burrascosamente'. Ma sarà anche quella una figura immaginaria, seppure rovesciata. Non si trascuri di leggere, nelle Appendici al volume, gli estratti dall'Inchiesta sulla sessualità. Verbali di sedute tenutesi tra il 1928 e il 1932, in cui Breton, Queneau, Péret, Prévert, Aragon, Sadoul, Tanguy, Man Ray e altri noti surrealisti dibattevano con toni quasi notarili di questioni quali l'orgasmo della donna, l'amore lesbico, la pederastia o i 'mezzi artificiali'. Lo scambio di opinioni, tra convenuti rigorosamente uomini, è straordinario. L’antologia di Paola Decina Lombardi continua e completa il suo saggio Surrealismo 1919-1969. 'Una' delle antologie possibili, sottolinea la curatrice nell'introduzione, data l'ampiezza degli orizzonti considerati, sia dal punto di vista cronologico che da quello spaziale: mezzo secolo, dagli albori del movimento alle sue propaggini negli avanzati anni Sessanta, per un'area geografica che spazia dall'Europa all'America. Predominano com'è naturale gli autori francofoni, ma sono molto ben rappresentati la Spagna, il Portogallo e l'Inghilterra, e poi figurano surrealisti di Grecia, Turchia, Romania, Bulgaria, Serbia e Boemia. È presente anche l'Italia, con Ungaretti e Antonio Delfini. Ed è ricco il contingente della succursale d'oltre Oceano. Poco meno di sessanta autori in tutto, di cui circa un quinto donne. La proporzione rispecchia l'atteggiamento surrealista nei confronti della creatività femminile, per accogliere pienamente la quale fu necessaria una maturazione progressiva. Per le traduzioni Paola Decina Lombardi ha mantenuto quelle d'autore 'che resistono al tempo' - da Cucchi a Raboni a Falzoni a Tabucchi alla Spaziani, per non citarne che alcune, mentre ha ritradotto il resto in prima persona, avvalendosi per l'insieme del lavoro di un pool di fedeli collaboratori." (da Gabriella Bosco, La amo se non sa far la maglia, "TuttoLibri", "La Stampa", 08/03/'08)

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