sabato 15 marzo 2008

Dalai Lama: "Pechino fermati"


"Le donne e gli uomini tibetani hanno affrontato inenarrabili avversità e hanno sacrificato le loro vite per la causa del Tibet. Esprimo la mia solidarietà a quei tibetani che in queste ore stanno subendo repressioni e maltrattamenti. Da sessant'anni circa i tibetani in tutto il Tibet, noto con il nome di Cholkna-Sum (U-Tsang, Kham e Amdo), hanno dovuto vivere in uno stato di costante angoscia, di intimidazione e di sospetti sotto la dominazione cinese. Nondimeno, oltre a mantenere la loro fede religiosa, un certo nazionalismo e la loro cultura unica, i tibetani sono stati capaci di matenere viva la loro aspirazione alla libertà. Ammiro le peculiari caratteristiche del popolo tibetano e il loro indomito coraggio. Sono estremamente fiero e orgoglioso di loro. Molti governi, molte organizzazioni non governative e varie persone di tutto il mondo hanno sostenuto ininterrottamente la causa del Tibet perché nutrono interesse per la pace e per la giustizia. In modo particolare l'anno scorso i governi e i popoli di molti Paesi hanno compiuto gesti importanti, con i quali hanno comunicato il loro sostegno. Vorrei poter esprimere loro la mia profonda gratitudine uno per uno. Il problema tibetano è estremamente complesso, intrinsecamente legato com'è a molte questioni di varia natura, quali la politica, la società, la legalità, i diritti umnai, la religione, la cultura, l'identità di un popolo intero, l'economia e le condizioni dell'ambiente naturale. Di conseguenza, per risolvere questo problema si rende necessario un approccio onnicomprensivo, che tenga in considerazione i vantaggi di tutte le parti coinvolte, invece che quelli di una soltanto. Pertanto siamo sempre stati risoluti nel nostro impegno nei confronti di una politica reciprocamente vantaggiosa, un Cammino Intermedio, e abbiamo compiuto sforzi sinceri e persistenti per perseguirlo per molti anni. Dal 2002 i miei inviati si sono incontrati sei volte con i funzionari della Repubblica Popolare Cinese per discutere le questioni più importanti. Queste discussioni a largo raggio hanno contribuito a chiarire alcuni dei dubbi, ci hanno consentito di esprimere le nostre aspirazioni. Tuttavia, sul piano dei risultati, sulle questioni più fondamentali non abbiamo conseguito alcun risultato concreto. Negli ultimi anni, inoltre, il Tibet ha dovuto subire sempre più repressioni e brutalità. Malgrado questi eventi sventurati, la mia posizione, la mia determinazione a cercare una strada percorribile e a continuare il nostro dialogo con il governo cinese restano immutate. [...] Vorrei cogliere questa opportunità per esprimere il mio orgoglio e il mio apprezzamento per la sincerità, il coraggio e la determinazione del popolo tibetano in Tibet. Lo esorto a continuare a lavorare pacificamente e nel solco della legalità per garantire che tutte le minoranze della Repubblica Popolare Cinese, compresa quella tibetana, possano infine godere dei loro legittimi diritti e benefici. Approfitto inoltre di questa occasione per ringraziare il governo e il popolo indiano, in particolare, per il loro ininterrotto e ineguagliato aiuto ai rifugiati e alla causa del Tibet, e voglio esprimere anche la mia profonda gratitudine a tutti i governi e le persone che si occupano e preoccupano della causa tibetana. Dal canto mio prego per il benessere di tutti gli esseri umani senzienti." (da Dalai Lama, Pechino fermati, "La Repubblica", 15/03/'08; dichiarazione di Sua Santità il Dalai Lama, rilasciata il 10 marzo, in occasione del 49° anniversario della rivolta della nazione tibetana)
"Gunfire on the streets of Lhasa as rallies turn violent" (da Guardian)
"Tibet: les autorités chinoises lancent un ultimatum aux manifestants" (da Le Monde)
"Violence in Tibet as Monks Clash With the Police" (da NWTimes)

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