lunedì 10 marzo 2008

E dio negò la donna di Vittoria Haziel


"E' molto vero che la festa delle donne non è ciò che dovrebbe essere. Le mimose sono un fiore bellissimo, esuberante e pudico al tempo stesso, e anche questa ricerca di un momento esclusivo tutto per loro, da parte delle donne, ha il suo significato. Ritrovarsi intorno a un tavolo senza doverlo condividere con l'altra metà del cielo, ogni tanto è salutare. Però, in questa celebrazione collettiva così allegra e spensierata, si perde del tutto il senso della ricorrenza. E del perché proprio l'8 marzo: storicamente un anniversario tutt'altro che gioioso. Bisognerebbe dunque recuperare il senso 'memoriale' di questa festa, ricordare - i millenni di soprusi - più che festeggiare. Perciò ha ragione Vittoria Haziel lanciando il 'non ti scordar di me' come fiore alternativo e più pregnante, per questa giornata. Questa proposta si affaccia a margine del suo libro, E dio negò la donna (Sperling & Kupfer): una dura requisitoria contro le fedi che hanno 'negato' e di conseguenza oppresso, il femminile. E spesso continuano a farlo. Haziel usa l'iniziale minuscola per Dio, tanto nel titolo quanto nel corpo del testo. Ci vorrà perdonare questa re-incursione della maiuscola, un po' per abitudine, un po' per affatto laico rispetto, un po' fors'anche perché, in questa millenaria storia, anche Dio è un personaggio con un nome, così come tutti gli altri. Certo, è una storia molto trasversale, quella del silenzio imposto alle donne. A ben guardare, forse soltanto nel magico regno delle Amazzoni non è così. Per il resto, l'uniformità con cui fedi e culture ai quattro angoli del mondo hanno trattato la questione femminile per un verso è desolante, per l'altro desta indignazione. In entrambi i casi, sarebbe riduttivo condannare senza porsi la questione della ricerca di significato che questa triste storia porta con sé.
Haziel esplora in modo intuitivo la storia e l'attualità. La religione, e in particolare i tre monoteismi biblici, sono sul banco degli imputati - non potrebbe essere altrimenti. La donna è costola di Adamo. E' quasi senza voce, nel tessuto biblico. Però è lo stesso testo sacro che ci invita al discernimento. Se la donna è osso, in fondo l'uomo è polvere: materia più labile e primitiva. Eva è a ben pensarci un prodotto divino più perfezionato. A parte la provocazione, di fronte al dettato divino all'uomo, che nella Bibbia è pochezza quasi per definizione, resta un'arma soltanto. Uno strumento: il criterio d'interpretazione, che è poi consapevolezza di stare al mondo. E il senso di un progresso che non sia trauma ma cammino: nella Bibbia il patriarca Giacobbe aveva due mogli e due concubine. Circa un millennio e mezzo fa gli ebrei si son detti: allora era così, adesso non sia più. Una moglie basta e avanza. Senza per questo buttare il testo sacro alle ortiche. Con la semplice consapevolezza che il tempo passa e tutto cambia. In fondo non è poi così difficile far convivere fede e ragionevolezza." (da Elena Loewenthal, Non ti scordar di Eva, "TuttoLibri", "La Stampa", 08/03/'08)

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