lunedì 12 gennaio 2009

Valzer con Bashir di Ari Folman


"Un viaggio nella memoria alla ricerca di una realtà tragica. Un documento paradossale, perché la ricostruzione è affidata ai ricordi personali e al disegno. Una specie di percorso psicoanalitico, alla ricerca della verità su se stessi e sulla storia - che è la storia di quei terribili giorni del 1982, quando, dalle sei del pomeriggio del 16 settembre, per settantadue ore, le forze libanesi, per vendicare l'uccisione del loro presidente Bashir Gemayel, entrarono nei campi dei profughi palestinesi di Sabra e Shatila e si diedero a un metodico massacro di uomini, donne e bambini, mentre le truppe israeliane, incaricate della sorveglianza del campo, non intervenivano. E' Valzer con Bashir, il bellissimo film isreliano d'animazione che, caso quasi unico (il precedente è Persepolis di Marjane Satrapi), ha avuto l'onore di partecipare a un grande Festival come Cannes, che è il candidato di Israele per la cinquina degli Oscar come miglior film straniero, e che sta riscuotendo un grande successo - e suscitando reazioni appassionate e contrastanti in giro per il mondo. Un film che mescola abilmente, ma anche con sconvolgente sincerità e trasparente dolore, il documentario politico e l'autobiografia, la storia e la memoria personale, la visualizzazione grafica e la poesia. L'autore che è regista di cinema e televisione e scrittore (e figlio di sopravvissuti all'Olocausto), si chiama Ari Folman, e dichiara che quella di Valzer con Bashir è una storia assolutamente personale: la sua, all'epoca soldato diciannovenne delle truppe israeliane a Beirut nella prima guerra del Libano, e da allora tormentato dai ricordi. E, cosa ancora più inquietante, spiega che il film è il racconto di ciò che lui, Ari Folman, a lungo non è riuscito a ricordare, e che è andato ricostruendo - con pazienza ed angoscia, con stupore e con orrore per averlo potuto rimuovere - attraverso una serie di interviste ai testimoni di quel momento, con i quali ha ricomposto il quadro della sua memoria perduta. La memoria che riversa sullo schermo con travolgente impatto emotivo e grande forza visiva fin dalla prima sequenza: quella di un incubo, non suo, ma che fa suo, popolato da una muta di cani rabbiosi che invade ululando e abbaiando un villaggio. Quella del sogno che lo vede, nudo, assieme ad altri due compagni, emergere dal mare davanti a una spiaggia di Beirut in guerra, piena di cadaveri. Quella che racconta nell'impressionante sequenza del massacro (di centinaia, o di migliaia, di palestinesi e libanesi inermi? Le cifre non concordano, ma l'orrore resta enorme), unica ricostruzione di questo terribile episodio, che solo l'indeterminatezza e al tempo stesso la precisione del disegno animato potevano ricostruire con tanta sconvolgente vivezza. 'L'animazione opera al confine tra la realtà e il subconscio' ha detto Folman in un'intervista al "New York Times". Ed è questa l'atmosfera di questo film unico e tragicamente originale - metà fatto di animazione e metà di computer graphic, illuminato da una gamma di colori cupi e dal segno duro e forte del prinicpal eillustratore, David polonsky - solo pe rpochi minuti sconvolta dalle vere immagini del dopo massacro. Folman ripercorre il suo cammino, dalla rimozione della terribile esperienza di testimone di un massacro, che non vuole ricordare di aver visto, alla necessaria accettazione della memoria, dopo che, volto dopo volto, persona dopo persona, compagno dopo compagno, il quadro si è ricomposto, in parte attraverso la realtà oggettiva, in parte attraverso gli incubi soggettivi. In Israele, dove il film è già uscito (in America è stato un paradossale film di Natale, visto che è arrivato nelle sale proprio il 26 dicembre, da noi invece esce oggi, distribuito da Lucky Red), Valzer con Bashir ha suscitato reazioni molto vivaci, ma tutti hanno riconosciuto che ritrae in maniera estremamente convincente la condizione dei soldati israeliani in guerra. E, interpellato dal "New York Times", uno dei più rispettati corrispondenti di guerra israeliani, Ron Ben-Yishai, che si vede (disegnato) anche nel film, ha dichiarato che il film 'documenta (e la parola suona strana, se si pensa che siamo di fronte a un film di animazione) i pensieri e le sensazioni e le esperienze emotive di un soldato in guerra molto simile a quella che si sta combattendo ora a Gaza e sulla West Bank'. Ma, appunto, ci sono anche le polemiche. Il film, è vero, fa chiarezza sul fatto che la strage, cui si fa riferimento spesso come se fosse stata opera degli israeliani, in realtà risulta essere stata opera delle milizie libanesi cristiano-maronite. Ma la riflessione che propone Folman - eravamo a due passi da lì, abbiamo permesso alle falangi libanesi di entrare nel campo, non abbiamo voluto vedere - rimanda alla 'distrazione' di tanti europei ai tempi dell'Olocausto. E l'orrore che vediamo sullo schermo, in questa testimonianza reale e virtuale di una delle pagine più terribili della storia recente, punta i riflettori non solo sui morti, ma su quelle vittime della guerra che sono i soldati, costretti a indossare la divisa e a comportarsi di conseguenza, sul senso di colpa dei sopravvissuti, sull'impotenza di fronte alla logica della guerra." (da Irene Bignardi, Così rivive il dramma di Sabra e Shatila, "Il Venerdì di Repubblica", 09/01/'09)

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