venerdì 23 gennaio 2009

L'editore di cultura non esiste più


"Ereditare gli imperi congiunti di Luciano Mauri, il leggendario padrone delle Messaggerie, e di Mario Spagnol, il dominus storico della Longanesi, si può dire un privilegio. Ma anche un onere, con due numi tutelari di quel calibro. Presidente e amministratore delegato del terzo gruppo editoriale italiano, che oggi vanta 130 milioni di fatturato e 10 milioni di copie l'anno vendute, Stefano Mauri non si scompone troppo, e non solo perché divide le decisioni con un co-amministratore, Luigi Spagnol. 'Io cito spesso suo padre — sorride Stefano — e lui cita spesso il mio, ma è molto diverso da me per fortuna, così abbiamo di che discutere'. Mauri ricorda che nell'88, tornato da un master sull'editoria negli Stati Uniti, si trovò a dover scegliere tra un bell'ufficio con segretaria nella distribuzione, il settore in cui dominava la sua famiglia, e l'ufficio marketing di Longanesi, una casa editrice prestigiosa ma che allora non navigava in ottime acque. Fu suo padre Luciano a consigliargli: 'Noi di distribuzione sappiamo già tutto, di editoria non più. Vai da Spagnol che è il migliore'. Ora Stefano commenta: 'Mi piace pensare di avere appreso da Spagnol, tra le altre cose, quel che lo zio Val aveva seminato'. Zio Val è Valentino Bompiani, parentela acquisita con i Mauri per via della sorella. 'Poi più avanti — prosegue Stefano —, quando ci fu l'occasione di assumere un incarico di gestione che era stato lasciato dal braccio destro di Spagnol, contro il parere di mio padre lo presi. E feci bene'. A tal punto che oggi, dopo un decennio di responsabilità al vertice, non esita troppo a far valere le proprie credenziali: 'Fu la prima volta che risanai e rilanciai una casa editrice, ricollocandola sul mercato. Successivamente trovai il modo di rifarlo con tante case editrici diverse e trovando ogni volta una via diversa per ottenere il risultato'. Con dieci direzioni editoriali da coordinare. La fierezza è riassunta nei numeri (oggi il fatturato è decuplicato), ma anche nelle scelte. Mauri non nasconde la sua passione per la narrativa: 'Soprattutto quella commerciale', precisa. E tra le recenti acquisizioni volute in prima persona ricorda La cattedrale del mare dell'avvocato spagnolo Ildefonso Falcones e Figlia del silenzio di Kim Edwards (Garzanti). E l'ultimo arrivato, Il suggeritore di Donato Carrisi, già in classifica. 'I grandi bestseller degli ultimi anni, Harry Potter e Il Codice da Vinci — dice — sono generi tradizionali: una fiabona e un giallo storico, ma hanno maggiore ricchezza e intensità di idee rispetto a quelli del passato'. Anche gli italiani hanno capito che bisogna restare fedeli ai generi tradizionali: 'Dopo Camilleri, c'è una nuova generazione di scrittori consapevoli della nozione dell'entertainment per il lettore comune. Questo ha ampliato il pubblico, tant'è vero che negli ultimi anni dietro la Rowling e Dan Brown in classifica troviamo gli italiani: Camilleri, Vitali, Carofiglio, Ammaniti ...'. Che ne direbbe Spagnol? 'Spagnol diceva che le angosce dell'uomo moderno le trovava più facilmente in tanti thriller americani che nella narrativa ombelicale italiana'. Ma il fiuto del mostro sacro Spagnol resta ineguagliabile? 'Il suo fiuto era aiutato dalla schiettezza e dall'efficienza. E poi per lui gli autori erano sacrosanti, erano la fonte creativa'. Papà Luciano era su un altro fronte: 'Concretezza economica soprattutto'. L'assenza di realismo economico è il rimprovero rivolto di solito a quella che un tempo veniva chiamata l'editoria di cultura, un'entità oggi tendenzialmente in declino. Un argomento su cui Mauri sembra avere idee molto chiare: 'Oggi non esiste l'editore di cultura puro: tutti, grandi e piccoli, mescolano il sacro e il profano sia pure con dosaggi e soprattutto con vesti diverse. Ci sono editori dall'aspetto molto serio e austero che fanno spesso e volentieri delle escursioni nei libri più commerciali e viceversa. Le due aspirazioni di tutti sono: trovare il nuovo bestseller e assicurarsi il futuro premio Nobel'. Sugli editori apparentemente seri, meglio non indagare. A proposito del Nobel, va detto che l'Accademia di Stoccolma ultimamente non sembra garantire il meglio: 'Già, con le recenti esperienze ...', sorride Mauri.
Se dal mondo della produzione passiamo al mondo dei librai, e cioè a quelli che da oltre vent'anni sono gli interlocutori dei famosi Seminari veneziani voluti dalla famiglia Mauri, il cambiamento è persino più visibile. I megastore Feltrinelli, per esempio, ne sono il segno più visibile: 'Hanno portato a una spersonalizzazione e in più il cliente deve trovare da sé quel che desidera. Non c'è più un libraio a cui chiedere un consiglio ... Ma sono spazi più accessibili e moderni'.
Fatto sta che oggi più dei consigli dei critici o del libraio conta il passaparola, parolina magica con cui si spiegano tanti successi: 'Funziona quando un libro ha superato la soglia delle cinquantamila copie: all'editore tocca impegnarsi perché si superi questa quota, oltre la quale può scattare una trasmissione di comunicazione tra pari. E quando poi di un libro te ne parla il benzinaio o la segretaria, a quel punto se non lo leggi sei tagliato fuori. Però non dimentichiamo che già quindici anni fa il 40 per cento dei lettori diceva di seguire i consigli degli amici'. E adesso gli amici sono tutti collegati a Internet, quindi il gioco è più facile: 'Oggi è internet che orienta il gusto, perché si comunica in modo molto veloce il parere del lettore senza nessuna mediazione. La voce corre in fretta, e così se nell'80 le 60 mila copie di Wilbur Smith erano un grande successo, oggi lo sono le 300 mila copie'. E mettiamoci in più la televisione: 'Un passaggio da Fabio Fazio decuplica le vendite nella settimana successiva, il libro va nei supermercati e negli autogrill, compare in classifica e la classifica, si sa, condiziona il libraio e il lettore'. E l'editore non è mai condizionato? 'Altroché. Oggi attraverso sistemi molto elaborati come Nielsen possiamo vedere in diretta il corso delle vendite'. Un circolo virtuoso o vizioso? 'Internet, il passaparola e le classifiche si concentrano su pochi bestseller. Ricordo che zio Val una volta alla Scuola dei Librai di Venezia disse: "ora si consultano i computer per sapere se un libro vende. Io ho un metodo ancora più infallibile". Prese una margherita che stava sul tavolo e cominciò a staccare i petali: "vende, non vende, vende, non vende" ...'." (da Paolo Di Stefano, L'editore di cultura non esiste più, "Corriere della Sera", 23/01/'09)

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