sabato 24 gennaio 2009

Revolutionary Road di Richard Yates


"Esaltato dalla critica del suo tempo come l'erede naturale di Fitzgerald (secondo Kurt Vonnegut 'Revolutionary Road era Il grande Gatsby della mia generazione'), autore di culto poi dimenticato quando era ancora in vita, Richard Yates è ora in libreria con un suo bel libro del 1976, Easter Parade (minimun fax) e, assieme, con il suo capolavoro Revolutionary Road. 'Scrittore per scrittori', come scrive Richard Ford nella bella prefazione pubblicata in occasione della prima riedizione del romanzo, nel 2001, a quarant'anni dalla sua prima uscita, ma anche avvincente scrittore per lettori, Yates ci dà con Revolutionary Road un capolavoro crudele. Crudele nei confronti dei suoi personaggi, che analizza e nomotizza con partecipazione ma con l'implacabile freddezza di un chirurgo. E puntuale: il libro reinventa in una 'fabula' costruita a partire da frammenti di realtà tutto ciò che in quegli anni osservavano sociologi come David Riesman (La folla solitaria) o William H. Whyte (L'uomo dell'organizzazione). Concentrando il tutto sotto un titolo trionfale e ingannevole. Perché Revolutionary Road sembra annunciare la via alla rivoluzione delle proprie vite che vorrebbero mettere in atto April e Frank Wheeler, la giovane e bella coppia che vive in una graziosa comunità-dormitorio del Connecticut e che sogna una esistenza diversa. Ma Revolutionary Road, in realtà, è solo il loro indirizzo, memoria della rivoluzione americana del 1776. [...] Il vero problema è che i Wheeler non lo sanno ma non si amano. Condividono la stessa nevrosi e la stessa ambizione, i bambini e l'alcool, qualche scappatella umiliante e insignificante, il senso di superiorità nei confronti del mondo circostante e la grazia sociale della gente ben educata. Ma per risolvere i loro problemi non possono pensare che all'altrove ... Nel 1961, annota Ford, il romanzo di Yates è sembrato 'un atto d'accusa particolarmente corrosivo nei confronti della "soluzione" suburbana del dopoguerra'. Lo è anche oggi. Non è certo un caso se Sam Mendes, che ha fatto a pezzi con American Beauty la Suburbialand contemporanea, lo ha scelto per farne un film. Ma Revolutionary Road è molto di più: un libro duro e comico, tragico e satirico, sul velleitarismo, sugli uomini dal vestito grigio e le donne che si illudono di dare un senso diverso alla loro vita gregaria attraverso ambizioni illusorie. Fino a una conclusione terribilmente cruda, costruita contro il lettore da uno scrittore che rifiuta lo happy ending consolatorio, che ha un orecchio finissimo e sensibile al bla bla, che costruisce una prosa di secchezza perfetta." (da Irene Bignardi, L'american dream fatto a pezzi, "Almanacco dei libri", "La Repubblica", 24/01/'09)

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