mercoledì 14 gennaio 2009

Memorie di Hans Jonas


"Un libro per pensare davvero, quando troppi fanno solo finta di pensare. Una mappa dettagliata e aggiornata, per cercare approdi migliori. Un saggio per capire perché il mondo non va come dovrebbe e potrebbe. L'autobiografia di un filosofo con cui confrontare la nostra autobiografia personale, per cominciare a scriverla, da oggi in avanti, magari in modo diverso. Il suo libro più conosciuto e famoso è Il principio responsabilità. Hans Jonas - questo il suo nome - vi esponeva la sua idea di un'etica specifica per la nostra società tecnologica. Un libro frutto di una lunga riflessione personale sulla vita e sulla libertà, sulla nostra responsabilità (appunto) da assumere come dovere verso il pianeta, la biosfera, ovvero verso ciò che consente la vita come sua premessa e come suo presupposto. Ma che noi umani - egoisticamente egocentrici e irrazionalmente egotisti - consideriamo come semplice 'cosa' da sfruttare a piacimento ('crescete e moltiplicatevi, soggiogate la terra', e poi tecnica, inquinamento, effetto serra, sovrappopolazione) e non come 'casa' di tutti, da conservare e da tenere pulita. Senza renderci conto che in questo modo compromettiamo la nostra stessa vita (viviamo in una 'casa' sporca, piena di rifiuti e affollata), quindi la possibilità di un futuro degno del nome per le generazioni che verranno (i nostri figli e nipoti). Tutte le etiche che si sono fin qui succedute nel tempo (religiose, filosofiche, economiche) mai hanno avuto come loro campo di attenzione anche la terra. Jonas proponeva invece un'etica che facesse i conti con la realtà e con l'esplosione in potenza della tecnica. Ora sono uscite le sue Memorie (Il Melangolo), libro affascinante e frutto di una lunga serie di interviste e colloqui registrati nel 1989, il tutto integrato con testi dello stesso Jonas e con fotografie di alcuni momenti della sua lunga vita. Vita che ha attraversato la Germania di Weimar e l'emigrazione in Palestina, l'esperienza militare contro il nazismo e gli anni passati tra Canada e Stati Uniti, gli studi filosofici e il rapporto con Heidegger. Hans Jonas - filosofo ebreo nato nel 1903 e morto a novant'anni, uomo di pensiero ma anche persona piena di stupore e di entusiasmo per la vita - non è però solo il filosofo della responsabilità. Jonas è stato un grande anche per i suoi studi sulla gnosi, su Dio (memorabile Il concetto di Dio dopo Auschwitz), su cos'è la vita, sulle biotecnologie e sulla definizione di morte, temi diversi ma legati da un filo che li percorre e li unisce. Ma torniamo al principio responsabilità, cui anche nelle Memorie è dedicato ampio spazio. Se la tecnica è ormai un Prometeo scatenato che agisce del tutto indisturbato, come costruire un'etica non antropocentrica, non limitata al 'qui e ora', capace di orientarla e governarla? Non più il classico: 'non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso', ma soprattutto: 'agisci in modo che le conseguenze delle tue azioni non distruggano la possibilità futura della vita'.
Ma è sufficiente, questo per autolimitare la nostra irresponsabilità distruttiva se tutti (economisti, politici, imprenditori, media) ci dicono di consumare e di produrre sempre di più? Se (paradossalmente) abbiamo più paura dei migranti e dei rom che dell'effetto serra? Jonas diceva: serve 'una euristica della paura': non la paura che paralizza, ma quella, attiva che ne rimuove le cause. Certo, è difficile fare previsioni a lungo termine; però - diceva Jonas - bisognerebbe almeno provarci, secondo la regola: 'in dubio, pro malo', ovvero, nel dubbio, dare ascolto alla previsione peggiore, unico modo per obbligarci davvero a modificare la realtà. Jonas diceva che il suo libro sulla responsabilità (prima edizione: 1979) era già in ritardo sui tempi (i problemi ambientali erano esplosi da almeno vent'anni). A smentirlo, il recente vertice europeo sul clima che si è chiuso con un compromesso al ribasso per responsabilità di esponenti della classe dirigente (politici, industriali, ecc.), che discettano di innovazione ma poi faticano a praticarla. Loro sì in ritardo, si sono comportati da autentici irresponsabili - nel senso di Jonas. Dovrebbero leggere almeno le sue Memorie. E noi con loro." (da Lelio Demichelis, Mettere le redini alla tecnica, "TuttoLIbri", "La Stampa", 10/01/'09)

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