mercoledì 7 gennaio 2009

Odifreddi: "Darwin, il plagio inventato"


"È appena iniziato l´anno darwiniano, che celebra il bicentenario della nascita di Charles Darwin e il cento cinquantenario della pubblicazione del suo capolavoro L´origine delle specie. E ancora prima dell´inizio delle feste sono cominciati i fuochi di fila dei guastafeste, che probabilmente dureranno per tutto il 2009: ad esempio, come ha riportato Repubblica il 29 dicembre, di quelli che si sono appena inventati un possibile 'plagio' di Darwin ai danni di Alfred Russell Wallace. Si tratta, ovviamente, di una di quelle bufale che tanto piacciono a coloro dei quali canta la statua del Commendatore nel Don Giovanni di Mozart: 'Non si pasce del cibo celeste [della scienza], chi si pasce del cibo mortale [dei pettegolezzi]'. È ben noto, infatti, che Wallace arrivò indipendentemente alla formulazione della teoria dell´evoluzione, ma accettò di buon grado la priorità di Darwin e si accontentò sempre dell´onore della condivisione: fu addirittura lui stesso a coniare il termine Darwinismo, in un omonimo libro del 1889. D´altra parte, sarebbe comunque riduttivo descrivere Wallace come L´uomo che gettò nel panico Darwin, come fa il titolo della peraltro completa e affascinante antologia di suoi scritti curata da Federico Focher (Bollati Boringhieri, 2006). Quelle stesse pagine mostrano infatti che c´è molto di più nella vita e nelle opere di Wallace, oltre alla (ri) scoperta della teoria dell´evoluzione, e vale la pena di vedere cosa. I due eventi cruciali della sua formazione furono l´incontro con Henry Bates e la lettura di Malthus. Agli inizi solo il primo ebbe però un effetto immediato: i due amici, ispirati fra l´altro dalla lettura del Viaggio di un naturalista antorno al mondo di Darwin, progettarono infatti una spedizione in Amazzonia da finanziare con la raccolta di esemplari rari di insetti e farfalle da vendere ai collezionisti, e partirono il 20 aprile 1848 da Liverpool per approdare un mese dopo a Belèm. Dopo qualche mese di coabitazione, i due si separarono. Bates si dedicò al Rio delle Amazzoni, rimanendovi undici anni. Wallace si dedicò invece al Rio Negro, e tornò dopo quattro anni: senza esemplari, però, perché la nave fece naufragio e lui perse tutto eccetto i ricordi, che pubblicò nel 1853 nel Racconto di viaggio sulle Amazzoni e il Rio Negro. Benché nei dieci giorni alla deriva e nei settanta del viaggio di ritorno egli si fosse ripromesso di non reimbarcarsi mai più, due anni dopo era di nuovo in partenza: questa volta per l´arcipelago malese, dove rimase otto anni, e fu lì che egli trovò gradualmente il bandolo della matassa di quel problema dell´origine delle specie che già prima di partire per l´Amazzonia aveva identificato, in una lettera a Bates, come uno degli scopi del suo primo viaggio. Il primo passo fu compiuto nell´articolo del 1855 Sulla legge che ha regolato l´introduzione di nuove specie, nel quale è enunciata la cosiddetta legge di Sarawak (dal nome della provincia in cui Wallace era ospite del 'raja bianco' James Brooke, che ispirò il personaggio omonimo del ciclo di Sandokan di Emilio Salgari): 'ogni specie ha avuto un´origine coincidente, sia nello spazio che nel tempo, con una specie preesistente strettamente affine', e dunque 'la successione naturale delle affinità rappresenta anche l´ordine secondo il quale le varie specie sono venute alla luce'. In particolare, secondo la metafora dell´albero della vita che sarebbe stata usata anche da Darwin, 'si è creata una complicata ramificazione delle linee di affinità, tanto intricata quanto i rametti di una quercia nodosa o il sistema vascolare del corpo umano'. La chiarezza delle idee di Wallace e la persuasività delle sue argomentazioni fecero vacillare la posizione fissista del grande geologo Charles Lyell, ma non furono sufficienti a spingere Darwin a rivelargli di aver già trovato la soluzione dell´enigma: ancora nel gennaio del 1858 Wallace scriveva infatti a Bates che 'la grande opera che Darwin sta preparando, e per la quale raccoglie materiale da vent´anni, potrebbe risparmiarmi la fatica di aggiungere altro sulla mia ipotesi, oppure potrebbe mettermi nei guai arrivando a un´altra conclusione'. Un mese dopo, nel febbraio del 1858, Wallace risolse il problema da solo, in un momento di illuminazione venutogli durante un attacco di febbre, brividi e vampate di calore che lo costrinse a letto per ore. Impossibilitato a far altro che pensare, gli tornò alla memoria il Saggio sul principio di popolazione di Malthus che aveva letto circa vent´anni prima, e intuì che le stesse cause che limitano la crescita della popolazione umana agiscono in continuazione anche nel mondo animale. Si domandò perché alcuni muoiono mentre altri vivono, e la risposta fu ovviamente che, nel complesso, sopravvivono i meglio adattati. Quella stessa sera, appena calata la febbre, Wallace scrisse il famoso articolo Sulla tendenza delle varietà a divergere indefinitamente dal tipo originale. Due giorni dopo lo spedì a Darwin, che lo ricevette il 18 giugno 1858 e vi trovò esposta una teoria identica alla sua. Darwin inviò l´articolo di Wallace a Lyell, parlando di una 'coincidenza impressionante' col suo lavoro, di cui 'non si sarebbe potuto fare un riassunto migliore'. Fortunatamente per lui, nel settembre 1857 egli aveva scritto una lunga lettera al botanico Asa Gray esponendogli i punti salienti delle sue ricerche, e Lyell propose di pubblicarla insieme all´articolo di Wallace: i due lavori furono presentati alla Società Linnea il 1 luglio 1858, il giorno stesso in cui Darwin seppelliva il figlio Charles morto di scarlattina a diciotto mesi. Lungi dal gridare al 'plagio', Wallace accettò di buon grado la situazione e riconobbe che in fondo solo 'un caso fortunato' gli aveva permesso di condividere ufficialmente con Darwin un´idea alla quale essi avevano dedicato, rispettivamente, 'una settimana contro vent´anni'. E tornò al suo interesse principale, che era la biogeografia, pubblicando nell´estate del 1859 l´articolo Zoogeografia dell´arcipelago malese, in cui individuava il confine che separa le regioni zoologiche australiana e indiana, nonostante la loro sostanziale identità climatica e geologica. In seguito estenderà la sua attenzione all´intero globo, in ricerche compendiate nella sua opera principale, La distribuzione geografica degli animali del 1876. A offuscare la sua fama scientifica rimane però un articolo del 1869 su I limiti della selezione naturale applicata all´uomo, in cui Wallace sosteneva che 'un´intelligenza superiore ha guidato lo sviluppo dell´uomo in una ben precisa direzione e per uno scopo speciale, esattamente come l´uomo governa lo sviluppo di molte forme animali e vegetali'. Darwin ne fu inorridito, e gli scrisse: 'Se non me lo aveste detto, avrei pensato che quelle frasi le avesse aggiunte qualcun altro', chiosando: 'Spero che non abbiate del tutto assassinato la vostra e mia creatura'. In realtà Wallace fece anche di peggio, prendendo apertamente posizione a favore dello spiritismo e dei fenomeni paranormali, e scrivendo nel 1885 un pamphlet in cui accusava la vaccinazione di essere 'inutile e dannosa'. Nonostante le sue sbandate irrazionaliste, non arrivò comunque mai al punto di apprezzare la religione, e rimase sempre un sostenitore del socialismo ideale e della nazionalizzazione della terra, dedicando all´impegno sociale una parte apprezzabile della sua lunga, avventurosa e intensa vita." (da Piergiorgio Odifreddi, Darwin, il plagio inventato, "La Repubblica", 07/01/'09)

Darwin 1809 - 2009

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