sabato 19 gennaio 2008

William Trevor


"E' considerato il padre della nuova letteratura irlandese, il capostipite della generazione di scrittori che in questi anni hanno conquistato il mondo, da Roddy Doyle a Frank McCourt, da Joseph O'Connor a John Banville, a Catherine Dunne. Viene paragonato a Checov per i suoi racconti, di cui ha pubblicato una dozzina di volumi, ma anche i suoi romanzi sono diventati best-seller internazionali. Ha ricevuto premi letterari di ogni tipo, ed è stato varie volte candidato al Nobel. Ora una giuria presieduta da un altro premio Nobel per la letteratura, V. S. Naipaul, ha assegnato a William Trevor il premio Nonino 2008. [...] Qual è la differenza essenziale fra il racconto e il romanzo? 'Il racconto è l'arte di dire molto con poco. L'arte di lasciar fuori, di togliere anziché di aggiungere, del non detto. Scrivere un racconto è molto diverso da scrivere un romanzo: devi lasciare una grossa parte di quello che accade all'immaginazione del lettore. E' la forma che io preferisco'. [...] Le sue storie e i suoi romanzi sono imperniati su personaggi falliti, malinconici, infelici. Lei stesso ha detto, se non sbaglio parafrasando l'incipit di Tolstoj in Anna Karenina, che tra una coppia felice e una infelice preferisce raccontare la storia di quella infelice. Perché? 'Perché concordo pienamente con Tolstoj. C'è molto poco da dire su una famiglia o una coppia o persone felici. Ma se uno scava sotto famiglie, coppie, persone che si dicono felici, spesso scopre che in verità non sono felici affatto: ed è su questo, soprattutto, che a me piace fare luce'. [...] Quali sono allora, la parte più brutta e la parte più bella dello scrivere? 'La più brutta è la frustrazione di non riuscire a rendere sulla pagina esattamente quello che hai in testa, il che significa rimettere le mani su ciò che hai scritto, lavorarci di nuovo, aggiungere, togliere, correggere, cambiare, limare. E la parte più bella è in fondo la stessa cosa: rileggersi e riscrivere, finché t'accorgi che finalmente tutto fila come vorresti. Anche se poi, se rileggi a un anno di distanza, ti accorgi che non fila proprio perfettamente. Perciò non rileggo mai i miei libri. Mi basta ricordare i bei momenti passati a scriverli." (da Enrico Franceschini, William Trevor, il padre degli irlandesi, "La Repubblica", 19/01/'08)
Trevor nel catalogo Guanda
"In Time, a Glimmer of Light in Disappointed Lives" (da NYTimesBooks)

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