lunedì 21 gennaio 2008

I libri che i nostri figli devono leggere: "Nell'era del Vuoto e dell'Ozio c'è posto anche per Nembo Kid"

"La lettura è figlia del silenzio e del vuoto. Ha una parentela stretta con l'ozio, ne è una delle applicazioni più utili e intense. Forse, allora, prima di insegnare ai ragazzi a leggere libri bisognerebbe insegnare loro a oziare, cioè a tacere e a far tacere, a sconnettersi dall'infinita rete di stimoli, comunicazione, giochi elettronici, attività sportive e ricreative varie che li imbozzola ogni giorno per tutto il giorno, e sperare che dall'ozio poi germini, insieme ad altri frutti, anche la passione per i libri.

Ma oziare è diventato quasi impossibile: un lusso che nessun benessere è più in grado di garantire. Quando, dopo delitti e fattacci che vedono coinvolti giovanissimi, si leggono severi commenti sul 'vuoto' come mefitico grembo che ha incubato il male, penso sempre che è vero il contrario. Il vuoto (il tempo vuoto, i pomeriggi vuoti, i doposcuola vuoti, i giardinetti vuoti e le strade vuote nei quali tante generazioni si sono formate) non è quasi più dato. Al contrario, infanzie e adolescenze si consumano nel rimbombo continuo e stordente di suoni e nel turbinio delle immagini, in un firmamento di led sempre accesi. Manca il tempo di metabolizzare i materiali che si assorbono, e credo che molte confusioni giovanili di oggi dipendano dal dopaggio del 'troppo pieno', non certo dal vuoto ... Ripeto spesso ai miei figli (gli adulti si ripetono, si sa) che quando ero ragazzo la televisione era 'vuota' fino alle cinque del pomeriggio, quando cominciava la programmazione dei ragazzi. Lo schermo nero come un cosmo senza stelle era la rappresentazione perfetta del vuoto e - penso oggi - di una libertà allora irriconoscibile: pareva penuria, era in fondo ricchezza. Si era costretti, nell'attesa, a bivaccare dentro se stessi e dentro le proprie stanze. E se non si aveva voglia di studiare, l'alternativa era leggere: soprattutto fumetti, che non per caso sono, da qualche anno, in pesante flessione, schiacciati dalla potente concorrenza della fiction e dei cartoon di diecimila canali.

Stravaccato sul letto, dagli otto ai quindici anni credo di aver consumato un milione di tonnellate di giornali a fumetti, Topolino, Asterix [...]. I fumetti sono stati la mia festosa anticamera (e quella di molti altri) prima dell'ingresso definitivo nella letteratura per ragazzi [...]. Mi chiedo se sarei diventato la stessa persona, nascendo trent'anni dopo, con la tivù sempre accesa e la superfetazione attuale degli svaghi e degli stimoli. [...] Miracolosamente molti ragazzi ancora leggono, ancora reggono un libro con la mano mentre con l'altra digitano messaggini o manovrano il mouse. [...] Esistono insomma inclinazioni e destini individuali, e diffido molto di un'impostazione moralistica della questione, tipo 'se non leggi diventi una bestia''. Non perché non sia vero, che senza leggere si diventa un poco bestie, ma perché ci sono bestie soavi e utili agli altri, e eruditi aridi e presuntuosi, che la cultura ha indurito piuttosto che predisporre alla vita. E dunque credo che si debba anche sdrammatizzare: un adulto può creare le condizioni (avere libri in casa e genitori che leggono è già qualcosa), ma non potrà mai imporre soluzioni. [...] Sbagliato, credo, è anche spacciare (mentendo!) per meraviglioso e agevole il mondo dei libri, che è invece anche faticoso e impegnativo, a volte frustrante come è sovente la cultura, il cui subdolo scopo, a volte, è farci sapere quanto siamo ignoranti. Tornando al nocciolo del problema, credo dunque che lo sforzo pedagogico debba puntare tutto o quasi sulla difesa del proprio tempo di vita come difesa dell'identità, dell'autonomia, della libertà. Tutelare il proprio tempo individuale, il proprio silenzio, la propria persona, dalla baraonda aggressiva che ci circonda, dai consumi indotti, dall'obbligo perenne di connessione e di comunicazione che ci ossessiona. Poi, se uno riesce a riguadagnare il controllo di se stesso, o di un pezzo di se stesso, che vada a pescare o si metta a leggere è in fin dei conti affare suo. Smettere di colpevolizzare chi non legge è il modo migliore per convincerlo che i libri non sono un obbligo o un dovere sociale, ma una scelta felice, una libertà fantastica". (da Michele Serra, Nell'era del Vuoto e dell'Ozio c'è posto anche per Nembo Kid, "La Repubblica", 21/01/'08)

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