"E' stanco, Abraham Yehoshua. Negli ultimi anni ha speso tante parole per commentare sui giornali il conflitto arabo-palestinese, nel fuoco del quale vive da sempre, per prefigurare una pace che oggi pare un miraggio.
Nei suoi romanzi quegli stessi temi caldi scendono dalla testa dell'autorevole analista politico al cuore dello scrittore, tingendosi di sfumature più indistinte, contrastate, ambivalenti. E' senz'altro così in Fuoco amico, che esce tra pochi giorni in Italia da Einaudi. All'apparenza è una finestra d'una settimana sulla vita di una coppia di israeliani di mezza età che abita a Tel Aviv [...]. Yirmiyahu, però è diventato un altro uomo: la morte del figlio per un 'fuoco amico', poi quella della moglie, hanno lavorato in lui rivoluzionando la sua visione della vita. E Israele non vuol più neanche sentirla nominare. Così, tra le pieghe della quotidianità di una famiglia come tante, si legge una stanchezza grave, insolita per un fautore della pace quale è sempre stato Yehoshua, risultato di una delusione generalizzata. La soluzione del conflitto pare irraggiungibile, e ognuno cerca il suo privato riparo consolatorio: chi nella rabbia d'un altezzoso esilio, chi nell'oblio rassicurante dei legami di famiglia. Istituzione che oggi solo nel contesto d'una guerra insidiosa, agghiacciante come quella del Medio Oriente, gode di una così ferrea salute. [...] Lei alterna molto la narrazione tra Africa e Israele. Perché? 'L'incessante altalena nel racconto tra Yaari e Daniela fa sì che si possano creare tra le vicende connessioni che neanch'io immaginavo: i venti che ululano nella cabina di uno degli ascensori installati da Yaari in un condominio di Tel Aviv, sono per me le voci degli spettri delle vittime civili dell'Intifada che non trovano riposo. Negli ultimi cinque anni le morti di palestinesi e israeliani innocenti sono aumentate in maniera esponenziale: se sei nell'esercito metti in conto di morire, se sei in un caffè o su un autobus, la tua vita è spazzata via ingiustamente. Proprio nel momento in cui Yaari cerca la fonte di quei rumori, Daniela arriva in Africa: e Sijn Kuang, la giovane sudanese che l'accompagna al campo della spedizione scientifica in cui lavora il cognato, le racconta d'aver perso l'intera famiglia nei massacri del Sudan. [...]' Il cognato Yirmiyahu è un personaggio difficile, matura una posizione di rifiuto totale per Israele. 'Sì, è un personaggio nuovo nel mio universo: vuole staccarsi dalla storia, dagli ebrei. Quando Daniela arriva coi giornali israeliani, li brucia. Ma questo rifiuto non è né un atteggiamento critico né nostalgico: è la determinazione di chi dice: "Ora basta". Ho la sensazione che questo senso di nausea di Yirmiyahu, che ho iniziato ad analizzare grazie al suo personaggio, stia crescendo molto in Israele. La gente è stanca, non guarda più il tg. Il destino ebraico, l'Olocausto, le guerre in Israele, la striscia di Gaza ...: è un peso troppo grande. Siamo un popolo al quale la storia non ha mai concesso un periodo di pace, mai abbiamo vissuto in armonia col mondo. La gente sta cominciando a credere che ciò non finirà mai'. [...] La minaccia della guerra rende più forte la famiglia? 'Certo. Anche per i palestinesi la famiglia è importante. I miei figli maschi sono stati nell'esercito: in quel periodo erano più attaccati a noi che mai. Ricordo lo shock della morte di Uri, il figlio di David Grossman: chiamavo ogni due-tre giorni chiedendo notizie, avevamo firmato una petizione al governo per cessare la guerra, avviare i negoziati. Rispose sua moglie, disse che Uri era stato ucciso nella notte. Sono sempre stato ottimista, confido nel potere della volontà, della ragione, della morale, per cambiare l'uomo in meglio, gestire l'imprevedibile della vita. Non credo nel mistero, nel destino. Ora sono sfiduciato, fatalista, sul conflitto in Israele. Ci serve l'aiuto del mondo: solo un intervento esterno assertivo, che imponga la soluzione alle parti più che suggerirla, può salvare la situazione'." (da Monica Capuani, Intervista, DLa Repubblica delle donne, 26/01/'08)
Yehoshua nel catalogo Einaudi
"Speciale Yehoshua" (da RaiRadio3)
"Etica e letteratura" (da Wuz)
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