venerdì 18 gennaio 2008

"Fuori gli ebrei dalla Scala"


"Quella volta doveva dirigere proprio il Fidelio, un'opera che condannava la prepotenza e i regimi illiberali. Ed era stato chiamato dal teatro alla Scala, istituzione musicale tra le più prestigiose e simbolo d'una borghesia illuminata. Eppure il provvedimento adottato dalla soprintendenza scaligera era inequivocabile: gli ebrei, solo gli ebrei, dovevano rinunciare agli abbonamenti già acquistati per la stagione lirica. A Erich Kleiber, celebre direttore d'orchestra, apparve un'ingiustizia intollerabile. Nel 1938 la legislazione antisemita era già avviata, ma la decisione di allontanare gli spettatori 'non ariani' andava perfino oltre le disposizioni di Bottai. Un'interpretazione zelante dello spirito razzista. 'Come cristiano e come musicista non posso continuare a collaborare', scrisse infuriato Kleiber alla direzione del teatro. 'La musica è fatta per tutti, come il sole e l'aria. E' una fonte di consolazione necessaria, soprattutto in tempi così duri. Negarla a qualsiasi essere umano, per di più per ragioni razziali o religiose, è inammissibile'. Il contratto fu immediatamente rescisso, le prove interrotte. Quella scaligera appariva un'offesa dal carattere persecutorio, un ulteriore sfregio, paragonabile ai cartelli esposti sulle vetrine di alcuni negozi, 'solo pubblico ariano' 'no jewish wanted'.

Una storia antisemita forse minore ma assai significativa, che per settant'anni è rimasta nascosta sotto la grande vergogna delle leggi razziali (di cui ricorre l'anniversario), scoperta ora da Annalisa Capristo che vi ha dedicato un accurato saggio su "Quaderni di storia", quasi interamente ricostruito sulla stampa internazionale (Edizioni Dedalo, fascicolo 67, gennaio-giugno 2008). [...] In dicembre il più importante teatro musicale italiano, allora diretto da Jenner Mataloni, decide di mettere al bando non solo gli artisti ma anche il pubblico ebreo: gli spettatori non ariani sono pregati di riconsegnare gli abbonamenti, il risarcimento è garantito. 'A deroga di quanto annunciato circa la non rimborsabilità dei versamenti eseguiti', recita asettico l'annuncio sul "Corriere della sera" del 9 dicembre, 'nella giornata di domenica 11, dalle ore 10 alle ore 12.30, la biglietteria rimborserà i versamenti effettuati dai prenotatori appartenenti alla razza ebraica'. Un provvedimento molto duro, di cui non si conosce l'origine, né se fu adottato anche da altri enti musicali. L'unico elemento certo è che l'umiliante trafila domenicale degli ebrei davanti al botteghino ha l'effetto di disgustare Kleiber - lui soltanto, si potrebbe aggiungere, nell'aristocrazia musicale che frequenta piazza della Scala. Tra il 30 e il 31 dicembre la notizia rimbalza sulla grande stampa internazionale. 'Kleiber condanna la Milano razzista', titola il "Washington Post". 'Messi al bando gli spettatori ebrei', incalza il "New York Times". E' uno scandalo internazionale. [...] In Italia l'unica voce dissidente compare su "Osservatore romano", l'organo ufficiale della Santa Sede, che aveva già manifestato il proprio disappunto sul divieto dei matrimoni misti, grave vulnus, inferto al Concordato. [...] Nessuno tra i più insigni esponenti della cultura musicale (o non musicale) italiana pensò di affiancare Kleiber nella protesta. Pochissime del resto furono le voci di dissenso contro la discriminazione degli ebrei. La Capristo evoca il celebre caso di Toscanini, intercettato telefonicamente dal regime il 3 settembre del '38 - 'Ormai non c'è più limite ... I bambini non devono andare a scuola. Ma questa è roba dal Medio Evo ...' - e per questi giudizi punito da Mussolini con il ritiro del passaporto. Tra gli stranieri, è nota la protesta di Arthur Rubinstein, che sempre nel settembre del 1938, cancellò la sua tournée italiana, restituendo l'onorificenza di cavaliere della Corona d'Italia con un telegramma al duce firmato significativamente 'pianiste juif'. Kleiber non era ebreo, ma non fa alcuna differenza. Da 'cristiano' e da 'artista' - come scrive nella sua lettera di dimissioni - non voleva essere complice delle infamie del fascismo. Dalla Costa Azzurra, dove si rifugiò dopo il gran rifiuto, seguì la 'tempesta' scaturita dal suo gesto (tale la definisce in una missiva, illudendosi sulla capacità d'indignazione degli italiani). Alla Scala lo rimpiazzarono serenamente con il maestro tedesco Wilhelm Sieben. Il Fidelio andrà regolarmente in scena nel marzo 1939, tra il battimani d'una platea estasiata". (da Simonetta Fiori, Fuori gli ebrei dalla Scala, "La Repubblica", 10/01/'08)
Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano

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