lunedì 28 gennaio 2008

Il matematico in giallo di Carlo Toffalori

"Chi ama i racconti polizieschi, o 'gialli', sa che la visione del mondo che raccontano è fondamentalmente laica, intendo dire terrena. Alla fine della storia, il delitto si deve spiegare con il solo aiuto della ragione. La tecnica del poliziesco infatti esclude ogni intervento di forze soprannaturali, di fenomeni che non siano comprensibili alla luce della sola analisi razionale degli eventi.

Un libro appena uscito fa sua questa tesi sviluppandola nel modo più conveniente: Il matematico in giallo di Carlo Toffalori (Guanda). L'autore, che insegna Logica matematica a Camerino, mette sotto la sua lente vari investigatori classici esaminandoli proprio dal punto di vista del comportamento logico. Una storia che comincia con il primo (anche se non il più famoso) della serie, quel Monsieur Auguste Dupin creato da Edgar Allan Poe, che contro ogni apparenza e in base alla sola concatenazione del ragionamento è in grado di scoprire l'assassino. Anche pensando a Dupin, il filosofo tedesco Konrad Krakauer scrisse a suo tempo che il modus operandi dell'investigatore ricorda la mente kantiana, che analizza la realtà per illuminare il mondo.

Mentre non molti mesi fa la scrittrice E. J. Wagner ha pubblicato un intero libro dedicato a La scienza di Sherlock Holmes (Bollati Boringhieri) per spiegare quale bagaglio scientifico il famoso detective adoperava nelle sue indagini. Il punto di vista adottato da Carlo Toffalori mette bene in luce come il racconto poliziesco sia un figlio spurio, potremmo dire un mutante, rispetto al romanzo gotico inglese da cui deriva. Nel gotico fanno la loro apparizione fantasmi e altre creature, si verificano fenomeni riconducibili all'intervento di forze ultraterrene. Nel giallo questo non accade come nell'ampia casistica brillantemente esposta, fa capire. Un caso su tutti, quel mostro di ingegneria cerebrale rappresentato dal 'ciccione' Nero Wolfe. Ma Toffalori racconta perfino colui che appare il meno matematico tra gli investigatori, cioè il parigino commissario Maigret. Che ha a che fare con la matematica quel bonario dirigente di questura? Lui e la sua placida moglie, le minestrine, le pantofole, la pipa? Invece 'Le stesse atmosfere delle indagini di Maigret si respirano spesso anche nella ricerca matematica, ove pure si genera un rimuginio lento, talora ossessivo' scrive non a torto l'autore. Chiude questo itinerario la conferma che, anche nel caso dei 'gialli', la logica matematica un difetto lo ha: nella sua neutralità serve altrettanto bene l'investigatore quanto l'assassino". (da Corrado Augias, La soluzione dei gialli? E' sempre la matematica, "Il venerdì di Repubblica", 25/01/'08)

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