sabato 12 gennaio 2008

Guardatemi di Anita Brookner


Guardatemi di Anita Brookner (Neri Pozza, 2008): "In Inghilterra per dire del senso di solitudine e di desiderio infinito infuso nei suoi romanzi, hanno coniato l'espressione 'Brookner Experience': un viaggio interiore nell'isolamento, nella perdita delle emozioni, nella difficoltà di misurarsi con la società. Anita Brookner, figlia di immigrati polacchi, porta nella scrittura una diversa esperienza di esilio: quello della vita non vissuta. Guardatemi (1983) sintetizza bene, nel suo imperativo, la doppia natura di comando e grido d'aiuto delle confessioni della sua eroina. Fan è una sorta di Oblomov al femminile, lavora in una biblioteca di un istituto di ricerche mediche e passa il giorno a osservare le persone per poi scriverne la sera nei suoi racconti. 'Quando sento la solitudine sommergermi, nascondermi, oscurarmi fisicamente fino a rendermi invisibile, scrivere è veramente il mio modo di farmi sentire. O di rammentare che ci sono, che esisto'. In pagine molto intense, che riflettono anche sul mestiere di scrivere, Brookner sposta lentamente i pesi sulla bilancia, portando la protagonista dall'oblio delle abitudini all'ebbrezza delle cose che cominciano. L'amicizia con Nick e Alix, la timida storia d'amore con James sono le drammatiche mosse di scacchi che accompagnano Fan all'ironica e tragica consapevolezza che la conoscenza è solo dolore, 'perché quando si sa una cosa è impossibile non saperla. Si può solo dimenticarla". (da Nicola Manuppelli, Esperienza Brookner, "D La Repubblica delle donne", 12/01/'08)
"Just don't mention Jane Austen" (da GuardianUnlimitedBooks)

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