lunedì 28 settembre 2009

Tra censura e bestseller


"In ordine di tempo, il caso più recente è quello di Liao Yiwu. Poeta, musicista, giornalista e scrittore inviso al Governo cinese, gli è stato formalmente impedito, tre giorni fa, di andare a Francoforte. Qualche settimana fa analoga vicenda, con protagonisti altri due autori: stavolta con qualche imbarazzo in più, visto che per Bei Ling e Dai Qing l'invito era stato revocato dagli stessi organizzatori della Buchmesse su richiesta del comitato organizzatore cinese. Insomma: c'è ancora molta strada da percorrere su temi quali la censura, la possibilità di schierarsi contro le istituzioni, la circolazione delle idee e molto resta da fare su una delle più delicate questioni che investe l'intera editoria mondiale, a Occidente come a Oriente: quella del diritto d'autore. Eppure la partecipazione della Cina come ospite d'onore alla Fiera del libro di Francoforte (dal 14 al 18 ottobre) non è 'prematura', come ha sottolineato il direttore della Buchmesse, Juergen Boos in un'intervista allo "Spiegel". Al contrario: 'è una grande opportunità, per noi e per loro'. Effettivamente se si pensa, come dice Boos 'che solo cinque anni fa non c'era un solo libraio indipendente a Pechino, mentre ora ce ne sono diversi' ci si rende conto che ove ci sono libri c'è terreno fertile per sviluppare le idee. Che, prima o poi, attecchiscono. D'altro canto la Cina resta ancora un grande mistero, dal punto di vista editoriale. I nomi più famosi ricavano spesso notorietà dall'essere contrari al regime più che dalla qualità della loro opera (ciò che nuoce, per esempio, a un grande scrittore e artista come il Nobel Gao Xingjian). Per questo Francoforte sarà l'occasione per vedere e ascoltare i volti più interessanti della letteratura cinese e di scoprirne molti altri. Quasi 50 autori, oltre 300 editori, una delegazione di oltre duemila persone: la calata cinese in Germania sarà, infatti, imponente. Come lo è stata la risposta tedesca: sotto la Fiera, nella sezione Books on China si annunciano oltre 350 novità (in tedesco) da 180 editori diversi. Tra i quasi 500 eventi connessi alla presenza cinese in Germania - e non a caso il tema scelto dal comitato è 'Tra tradizione e innovazione' - ci saranno star come Yu Dan, la professoressa diventata celebre per avere rilanciato un Confucio friendly (se ne parla in queste pagine) e Mo Yan, probabilmente lo scrittore cinese più conosciuto e tradotto nel mondo, ma anche astri nascenti sui quali gli editori si concentreranno. I più attenti osservatori (in testa Toby Eady, l'agente letterario che fa da ponte tra l'Occidente e Pechino) indicano il trentenne Xu Zechen, fondatore di "People's Literature", rivista che si occupa delle realtà meno esplorate della Cina, il poeta tibetano Alai e un'altra autrice che proviene dal giornalismo: Xinran. Dopo il successo del suo libro che raccoglieva le interviste alle donne cinesi, il suo prossimo lavoro, Messaggio da una madre cinese sconosciuta, se lo è aggiudicato un colosso come Random House. I numeri del mercato editoriale cinese - sempre piuttosto difficili da avere e soprattutto decifrare - parlano di una crescita che va di pari passo con quella economica: +10% all'anno. Il mercato potenziale è quello, sterminato, di un miliardo di persone. Cifra assolutamente inarrivabile, ovvio. Ma per partire bisogna almeno ragionare sui 275mila titoli pubblicati in Cina nel 2008 (+11& sul 2007), i 579 editori controllati dallo Stato e altre centinaia che iniziano a muoversi e gli oltre 10mila tra diritti e licenze acquistati dalla Cina nel 2007. Potrebbero esserci buoni affari. Anche per gli editori italiani. Oggi il peso dei mercati asiatici sull'export italiano di copyright ha raggiunto l'11,5%. Un numero che può crescere." (da Stefano Salis, Tra censura e bestseller, "Il Sole 24 Ore Domenica", 27/09/'09)

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