venerdì 11 settembre 2009

"Siamo piccoli ma tenaci, noi proviamo a resistere"


"Se un uomo si riconosce dai suoi libri, qual è lo spirito della città che lascia lentamente morire la sua libreria più antica, meta delle passeggiate di Benedetto Croce, marchio storico che pubblicava i versi di Di Giacomo, minuta agorà di intellettuali e curiosi perditempo, indirizzo dei cultori di storia e identità, non solo partenopea? A Napoli, l'insegna Treves, fondata dall'editore Emilio nel 1861, poi passata al conte Garzanti e infine assorbita dalla tradizione di piccole e robuste case editrici napoletane, forse non sopravviverà all'ultimo segmento del suo esilio. Trasferita in un porticato abbandonato, in piazza Plebiscito. Lasciata senza sostegno. 'I conti non vanno bene. Le istituzioni ci hanno dimenticato. Penso che non vedremo Natale', sintetizza Rino De Martino, il libraio ed editore che a 62 anni sente la sfida e la frustrazione di esserne l'ultimo traghettatore. Tra le mani fugge una storia di condivisione, dopo che la compatta mobilitazione della città che - tra il 2005 e il 2006 - tentò vanamente di evitarne lo sfratto dagli storici locali di via Toledo. Quello sradicamento fu rinviato per quattro volte: con una petizione, una catena umana, la presenza di dozzirìe di artisti, scrittori e istituzioni locali. L'ufficiale giudiziario non poté passare sull'avvocato Gerardo Marotta, fondatore e simbolo del prestigioso Istituto per gli studi filosofici, schierato lì con i suoi 80 anni passati e i capelli bianchi. Il Ministero dei Beni culturali avviò anche 'il procedimento per l'apposizione di vincolo di bene culturale', per strapparlo alle cieche e legittime volontà dei proprietari, cui diede infine ragione il Consiglio di Stato. Ora le insegne spuntano in fondo a quei portici così centrali eppure desolati. Sconfitte dall'isolamento. Condannate anche dalla dislocazione decisa dal Comune. 'Qui non c'è luce, non c'è passeggio, non sono mai arrivati caffè letterari promessi da tempo, e meno male che resiste la Galleria Parisio'. Esiste l'involucro Treves. Con dentro un respiro sempre più affievolito. 'Mi è venuto il dubbio - racconta De Martino - che tutta la mobilitazione servisse solo ad evitare una morte violenta, a favore di una morte naturale. La prima solleva domande. L'altra non fa rumore e non interroga la coscienza ai funerali'. La battaglia non muore, comunque. 'Se non fosse per la nostra tenacia questo porticato sarebbe ancora un pubblico orinatoio. Invece, pure i barboni, i balordi e gli stranieri hanno rispetto per i libri. Come se fossero bambini, vanno a farla più in là'." (da Conchita Sannino, "Siamo piccoli ma tenaci, noi proviamo a resistere, "La Repubblica", 11/09/'09)

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