venerdì 4 settembre 2009

Manguel: "La mia voce prestata a Borges"


"Alberto Manguel conosce bene il valore della voce come veicolo di storie. Negli anni Sessanta a Buenos Aires, ha prestato gli 'occhi' a Jorge Luis Borges quando il grande scrittore non era ormai più in grado di vedere le letetre stampate su carta L'autore argentino-canadese ha poi scritto e tradotto romanzi, ma anche saggi che esplorano la forza della letteratura. Il suo Una storia della lettura è stato ripubblicato di recente da Feltrinelli. Manguel, lei avrà una certa considerazione per la voce come strumento di racconto. Qual è la sua opinione sugli audiolibri? 'Leggere a voce alta può prendere diverse forme. Leggere per Borges, ad esempio, significava procurargli le parole attraverso la voce, ma il vero lettore rimaneva lui. Interrompeva la mia lettura, mi dava il ritmo, aggiungeva i suoi commenti. Per quanto riguarda gli audiolibri, hanno i loro pro e i loro contro. Il lettore/ascoltatore può seguire passivamente lo scorrere del racconto, trascinato dal flusso delle parole. Lo svantaggio è che rinuncia al controllo del tono, che dipende esclusivamente dall'esperinza di chi legge. Un'opera letta dal suo stesso autore, poi, è un'altra cosa ancora: è una sorta di editio princeps sonora'. Alcune sue opere sono state pubblicate audiolibro sul mercato anglosassone. Ne ha controllato l'edizione? 'Non sono mai stato consultato. Se penso all'audiobook del mio libro sull'Iliade e l'Odissea, posso dire che è pessimo. Sembra letto da qualcuno che non ha la minima idea di cosa stia leggendo. L'editrice Symphony Space di New York, invece, ha inciso parecchi racconti tradotti da me e il risultato, grazie ad attori eccezionali, è stato davvero ottimo'. Cosa pensa delle forme alternative di fruizione della letteratura? Qual è il futuro della carta, secondo lei? 'La morte della carta è stata già discussa su internet. Non so quali aggeggi, tra l'i-pod, l'e-book, il Blackberry, sopravviveranno. Ma non è molto importante. Nuovi gadget saranno ancora inventati per fare da supporto ai testi. D'altro canto, continueremo a usare la carta per la sua comprovata praticità. Anche Bill Gates, quando ha scritto sulla fine della carta, lo ha fatto con un libro cartaceo e non elettronico'." (da Dario Pappalardo, La mia voce prestata a Borges, "La Repubblica", 03/09/'09)

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