domenica 13 settembre 2009

La scienza? E' nascosta in una poesia di Saffo


"La mia scelta non dovrebbe stupire. La mente è una, la cultura è una. Ci sono meraviglie e tesori in ogni attività. Per scoprirli bisogna studiare molto, coltivando sempre immaginazione e rigore. «Sopra il suo capo si librava / un’infinità di uccelli, / e i pesci fuori / dall’onda scura / balzavano al dolce canto». Così Simonide descrive l’effetto che il cantare di Orfeo, l’eroe-simbolo della lirica, ha sulla na­tura stessa. Da parte sua la grande Saf­fo dice a una ragazza ignara di poesia, simboleggiata dalle rose della Pièria: «Tu morta finirai lì, né di te ricordo alcuno / né rimpianto rimarrà, per sempre. Tu non hai colto / le rose del­la Pièria e una volta partita da qui, oscura / ti aggirerai fra le oscure om­bre della casa di Ade». Tanto alto è il valore che la Grecia classica attribui­sce alla poesia e al canto! Coadiuvato da un’attrice che leggerà alcune delle liriche più belle, presenterò a Porde­nonelegge il libro I miei Lirici greci pubblicato qualche mese fa per l’Edi­trice San Raffaele. Quest’opera contie­ne le mie traduzioni delle più impor­tanti liriche greche del periodo classi­co — dal VII al V secolo prima di Cri­sto — scritte da autori come Saffo, Al­ceo, Alcmane, Simonide, Archiloco, Anacreonte e via discorrendo. Qualcu­no si stupirà che nella mia produzio­ne di libri che parlano di scienza io ab­bia avuto il tempo di inserire anche un testo classico, contenente traduzio­ni di autori noti e celebratissimi sui quali si sono in passato esercitati au­tori di ben maggiore competenza e no­torietà. Solo in lingua francese esisto­no cento traduzioni-imitazioni pub­blicate della celebre lirica di Saffo Un dio mi appare. Perché i lirici greci? Perché li ho sempre amati, anche da prima del li­ceo, e li considero nel loro complesso un capolavoro ineguagliato. La loro modernità, la loro semplicità e fre­schezza, l’uso magistrale che vi se ne fa di una lingua già di per sé meravi­gliosa, li fanno apparire ai miei occhi, e non solo ai miei, un patrimonio ine­stimabile e imperituro. Perché tradurli? Perché molte tra­duzioni esistenti non mi convinceva­no e in alcuni casi mi lasciavano per­plesso. Ci si allontanava in genere un po’ troppo, secondo me, dal testo gre­co originale. Che è meravigliosamen­te eloquente, lucido e compatto. Ad esempio Saffo chiama in una lirica l’amore «glykìpikron amàchanon hòr­peton». L’espressione equivale più o meno a «fiera dolceamara dalla quale non c’è riparo», ma ognuno dei tre ter­mini condensa in sé una molteplicità di significati. L’ultimo, ad esempio, in­dica sì una fiera selvaggia, ma veicola anche il significato di una cosa che striscia e che si insinua come un ser­pente. È difficilissimo rendere in ma­niera succinta tutti i diversi significa­ti, ma ne vale la pena. Perché pubbli­carli? Per vanità, certamente, ma an­che per un atto d’amore verso questi testi oggi non popolarissimi, con la se­greta mira di «divulgarli», di portarli cioè ancora una volta, e in veste mol­to moderna, all’attenzione di chi ama la poesia, ma che non ha magari avu­to l’occasione di accostarvicisi. Non dovrebbe stupire, secondo me, che a quest’opera si sia accinto uno che si è occupato di scienza per tutta la vita. L’uomo è uno, la mente è una, la cultura è una. Ci sono tesori e meraviglie nella scienza e tesori e me­raviglie nella poesia. Occorre immagi­nazione e rigore nell’una attività co­me nell’altra e guai a non avere l’una cosa o l’altra! Quello che alcuni non capiscono è che studiare come è fatto veramente il mondo, richiede in gene­re più immaginazione e penetrazione che non inventarselo. D’altra parte, un poeta senza studio e senza consequenzialità non raggiun­gerà mai grandi altezze. Basti pensare a Lucrezio, a Galileo, a Leopardi ... «L’esperienza è il fondamento di ogni conoscenza», dice venticinque secoli fa Alcmane, ma dice anche che «Ogni ragazza dalle nostre parti / elogia il suonatore di lira»." (da Edoardo Boncinelli, La scienza? E' nascosta in una poesia di Saffo, "Corriere della sera", 13/09/'09)

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