mercoledì 23 settembre 2009

Secondo natura. Un poema degli elementi di W. G. Sebald


"Mi dispiace molto che i libri di W. G. Sebald non abbiano ancora suscitato in Italia l'ammirazione che meritano. Nato nel 1944 e morto nel 2001, Sebald è senza dubbio lo scrittore di maggior rilievo nella Germania contemporanea. Tra i suoi libri Adelphi ha pubblicato: Emigrati (1992), Il passeggiatore solitario (1998), Vertigini (1999), Storia naturale della distruzione (1990), Austerlitz (2001). Tra i lettori di Austerlitz, che credo il suo capolavoro, nessuno può dimenticare questo regno di morte e di fantasmi: queste allucinazioni impregnate di polvere: questa nebbia grigiastra: queste nubi color inchiostro: questo tempo che non si muove mai: queste stazioni ferroviarie simili a cattedrali e montagne: questa voce ossessionante e monotona, immobile come il tempo: questa lava che non finisce di fuoriuscire dagli abissi fino ad avvolgersi e a pietrificarsi attorno a noi, come una lava-parola. Tutto è rotto, spezzato, tragico, insostenibile. Austerlitz ha un doppio scopo: quelllo di ucciderci, uno per uno, lasciandoci cadaveri al suolo; e quello di redimerci, uno per uno, trasportandoci con un gesto inverosimile nella nuova Gerusalemme dell'utopia. In questi giorni esce l'edizione italiana di Secondo natura. Un poema degli elementi, nella eccellente traduzione di Ada Vigliani. E' un poema, anzi un poema in prosa come dice Sebald: che raccoglie tre poemetti: uno su Grunewald: un secondo su Georg Wilhelm Steller, un esploratore e scienziato del Settecento, che raggiunse il mare di Baring; entrambi bellissimi. Il terzo, di natura autobiografica, mi sembra meno riuscito. Il genio di Sebald fa di questi poemetti sia dei perfetti racconti in prosa sia dei perfetti tappeti poetici. Qualcuno parla fiduciosamente a ciascuno di noi; e insieme si scaglia contro tutti i limiti e i confini, distruggendoli con una forza che sembra alludere alla distruzione del mondo. Tutto viene distrutto: tutto viene superbamente ricostruito, da una mano per la quale distruzione e costruzione sono la stessa cosa. [...]" (da Pietro Citati, Il Cristo nello specchio di Sebald, "La Repubblica", 22/09/'09)

1 commento:

larcò ha detto...

io lo ammiro moltissimo, ho letto tutti i suoi libri, mi manca quest'ultimo, e già soffro sapendo che non ne avrò altri, come tutti i grandi libri trovi ma soprattuto TI trovi.
lunga vita alle biblioteche!!