sabato 8 maggio 2010

Giovanni De Luna: E' arrivata a fine corsa la carovana di carta?


"«Il mondo dei vecchi - scriveva Bobbio -, di tutti i vecchi, è il mondo della memoria ... alla fine tu sei quello che ricordi». Pure, aggiungeva, «il pozzo della
memoriaa un’età come la mia è ormai tanto profondo che non riesco più a giungere sino in fondo, anche perché la luce per illuminarlo è diventata sempre più fioca».
C’è bisogno di fiaccole per rischiarare quel pozzo; i libri sono quelle luci («le letture diventano sempre più selettive, più che leggere si rilegge »). Nei libri si sedimentano le figure, gli eventi, i luoghi che ci aiutano a organizzare il nostro passato in modo coerente, ci permettono di muoverci con una certa sicurezza in un territorio che altrimenti ci vedrebbe spaesati, smarriti. E se è vero quello che dice Bobbio che, alla fine, «sei quello che ricordi», allora i libri sono alcuni dei cardini più importanti a cui legare la nostra avventura esistenziale.
E se i libri non ci fossero più? Cosa ci aiuterebbe a trattenere i ricordi? Fino a poco tempo fa si trattava di domande retoriche. Ora non è più così.
Profonde inquietudini circondano, ad esempio, le sorti del romanzo. In un sondaggio di Repubblica su cosa ne sarà nei prossimi anni, Nicola La Gioia ha affermato con sicurezza: «Cambierà. La tecnologia lo modificherà, così come l'industrializzazione a suo tempo ha cambiato la narrativa ... Il romanzo del futuro avrà alle spalle la Rete».
Ma sarà così per la saggistica, per i manuali scolastici, per qualsiasi forma del sapere che usi i libri per diffondersi.
Si sta per realizzare una lontana profezia di Asimov, richiamata nel libro di Gino Roncaglia La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro del libro (Laterza), che già nel 1951 immaginava testi separati da ogni supporto cartaceo e letti esclusivamente sugli schermi televisivi.
Per Francesco Cataluccio, autore di Che fine faranno i libri? (Nottetempo), questo scenario non è più una previsione ma la constatazione di un fenomeno già avvenuto sotto i nostri occhi.
Oggi oltre 250 mila tra romanzi e altre opere letterarie sono disponibili su Amazon al prezzo di 9,99 dollari. Sta accadendo la stessa cosa che è capitata al consumo di musica con l’avvento dell’iPod: «è facile immaginare che l’ebook reader della Apple incrementerà la diffusione degli apparecchi per fruire dei libri elettronici e li renderà rapidamente oggetti di uso quotidiano».
A questa constatazione ne seguono altre in cui vengono ridisegnate tutte le coordinate che hanno finora segnato l'universo del libro: la nuova editoria elettronica sarà basata suuna produzione artigianale e gestita da pochi addetti; fare libri costerà sempre di meno; ci sarà più spazio per i «consumatori-lettori» che influenzeranno direttamente le scelte degli editori. Questi ultimi poi, per tener conto di queste esigenze, prenderanno il sopravvento sugli autori. Certo, mentre molti mestieri legati alla filiera produttiva e distributiva del libro
spariranno, la figura dell’autore resterà,ma con un ruolo nettamente ridimensionato.
Nell’editoria scolastica, ad esempio, si avverte già una presenza molto scarsa di autori in grado di dare un’impronta personale alla propria opera; la maggior parte dei testi vengono assemblati in redazione, con un occhio alla concorrenza, copiando quello che appare più interessante, cucendo insieme le indicazioni ministeriali e i suggerimenti della rete dei venditori. La creatività degli autori sarà obbligata a ritagliarsi nuovi percorsi, costruendo timoni cartacei per navigare nel web, certificando i siti che si affollano nell’uniformità piatta e grigia della rete.
Editori, autori, e gli altri? Impressionante l’elenco dei sommersi e dei salvati: resteranno i traduttori (il loro ruolo di mediatori tra lingue e culture diverse resterà fondamentale), ci sarà sempre bisogno dei redattori e degli impaginatori, i grafici perderanno il controllo delle copertine, spariranno gli stampatori, i distributori, i magazzinieri; i librai potranno riempire i loro negozi di tutto ciò che vogliono, vino, gadgets, miscele aromatiche ... Cambierà l'arredamento delle nostre case e «nessuno avrà nostalgia per la carta perché nessuno l’avrà mai maneggiata».
Sarà una inimmaginabile catastrofe culturale? Roncaglia ha sottolineato come Galileo guardasse alla natura come a un libro scritto in linguaggio matematico, come le tre grandi religioni monoteistiche siano le «religioni del libro», come, insomma, il libro - metafora e oggetto - sia inestricabilmente intrecciato con i pilastri su cui si fonda la nostra civiltà.
E che ne sarà di una memoria senza più i libri a sostenerla e ad accompagnarla? Guido Viale, sull’ultimo numero di "Carta", si spaventa dinanzi a una cultura audiovisiva che «non si deposita, o si deposita solo flebilmente, nel costrutto mentale del recipiente; soprattutto si rinnova ogni giorno, cancellando o relegando nell’oblio quello che era stato detto o comunicato solo ieri». Non so se sarà proprio così. Roncaglia preferisce immaginare altri scenari. Probabilmente troveremo altre «tracce» a cui ancorare i nostri ricordi e il nostro passato. Nell’attesa, non può esserci se non lo spaesamento che tanto rattristava Bobbio." (da Giovanni De Luna, E' arrivata a fine corsa la carovana di carta?, "TuttoLibri", "La Stampa", 08/05/'10)

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