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Centro di documentazione Pier Vittorio Tondelli
"Eroina sparata nelle parti basse. Bestemmie. Fughe di ventenni nel nord Europa. Vagare senza fine nella Bassa padana. Oppure: scene strazianti di amore e separazione. Elegie di amicizia vera e tanta solitudine da guarire. Alcuni dei momenti più belli della letteratura italiana degli ultimi tempi.
A trent'anni di distanza, cosa ci può ancora dire Altri libertini? In un certo senso, è il momento migliore per riprendere in mano questo libro e rileggerlo con sguardo critico. All'inizio, al momento della sua pubblicazione, fu soprattutto un caso extraletterario. Molti giovani si riconobbero in quelle storie senza compromessi, e l'uso aperto del parlato e del sesso esaltò la parte pruriginosa dei lettori. Inoltre, com'è noto, il libro fu condannato per oscenità e oltraggio alla morale pubblica dalla Procura dell'Aquila — fattore che contribuì ad aumentarne l'aura "maledettista".
Ma all'altezza del 2010, senza preoccupazioni moralistiche o ideologie facili cui ricorrere, Altri libertini si rivela innanzitutto per ciò che è: un meraviglioso canto di innocenza e dolore, di tenerezza e violenza insieme.
L'elemento più innovativo è innanzitutto il patchwork di linguaggi che l'autore mette in campo. Ogni sorta di riferimento, dal più alto al più popolare — passando per l'uso deliberato del gergo, l'idioletto della musica e del cinema — viene tritato in un insieme continuo e musicale, che imprigiona il lettore fin dall'inizio.
Persino il paesaggio (quello lineare e piatto della Bassa, ma anche quello multiforme del vagare europeo) diventa parte integrante del discorso linguistico. Tondelli privilegia un flusso continuo di fatti e sensazioni, con pochissimi dialoghi e un'estrema rapidità di esecuzione. Esemplare da questo punto di vista è il racconto Viaggio: due o tre anni di vita di un giovane studente compressi in pagine straordinariamente ricche di eventi e spostamenti, senza che la tensione emotiva del tutto si perda.
Più che una serie di racconti, Tondelli definiva Altri libertini un "libro a episodi", e in effetti l'unità non è solo paesaggistica (tutte le storie sono ambientate o partono in Emilia) o di personaggi (alcuni vengono citati trasversalmente in altri racconti). L'unità è anzitutto tematica, ed è qui che si consuma il vero problema concettuale del libro.
L'eroina, il sesso, l'alcool e il vagare senza fine non sono inni a un vivere fuori dalle regole, vagamente antiborghese, ma innanzitutto testimonianze di inquietudine. L'edonismo irrisolto che anima queste pagine è un'ipotesi e non una soluzione: gli "altri libertini" cercano semplicemente una via, senza pretese di delinearla.
Potremmo metterla così: il nodo cruciale di Altri libertini è il suo essere il contrario esatto di un manifesto giovanilista. Da tempo è giunto il momento di liberare questo libro dal suo valore extraletterario. Smettere di pensare che basti scrivere di sbronze e viaggi e amori adolescenziali per avere in mano qualcosa di buono.
L'idea stessa del giovanilismo deruba di ogni forza l'idea di giovinezza, e Tondelli non l'avrebbe mai accettato — non l'ha fatto. Il suo modo di scrivere di questo tema è stato illuminante, sensoriale, per nulla scontato. In una parola: l'ha fatto con la passione e il dolore di uno scrittore autentico: l'ha fatto in modo puro, per ridare un senso a questa parola.
Ora, in un momento in cui la giovinezza in letteratura è così attuale, è necessario ripensarlo proprio per evitare facili banalizzazioni. Rileggere con coscienza Altri libertini è un ottimo punto di partenza." (da Giorgio Fontana, 'Altri libertini' trent'anni dopo, "Il Sole 24 Ore Domenica", 23/05/'10)
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