lunedì 24 maggio 2010

'Altri libertini' trent'anni dopo



Centro di documentazione Pier Vittorio Tondelli

"Eroina sparata nelle parti basse. Bestemmie. Fughe di ventenni nel nord Europa. Vagare senza fine nella Bassa padana. Oppure: scene strazianti di amore e separazione. Elegie di amicizia vera e tanta solitudine da guarire. Alcuni dei momenti più belli della letteratura italiana degli ultimi tempi.
A trent'anni di distanza, cosa ci può ancora dire Altri libertini? In un certo senso, è il momento migliore per riprendere in mano questo libro e rileggerlo con sguardo critico. All'inizio, al momento della sua pubblicazione, fu soprattutto un caso extraletterario. Molti giovani si riconobbero in quelle storie senza compromessi, e l'uso aperto del parlato e del sesso esaltò la parte pruriginosa dei lettori. Inoltre, com'è noto, il libro fu condannato per oscenità e oltraggio alla morale pubblica dalla Procura dell'Aquila — fattore che contribuì ad aumentarne l'aura "maledettista".
Ma all'altezza del 2010, senza preoccupazioni moralistiche o ideologie facili cui ricorrere, Altri libertini si rivela innanzitutto per ciò che è: un meraviglioso canto di innocenza e dolore, di tenerezza e violenza insieme.
L'elemento più innovativo è innanzitutto il patchwork di linguaggi che l'autore mette in campo. Ogni sorta di riferimento, dal più alto al più popolare — passando per l'uso deliberato del gergo, l'idioletto della musica e del cinema — viene tritato in un insieme continuo e musicale, che imprigiona il lettore fin dall'inizio.
Persino il paesaggio (quello lineare e piatto della Bassa, ma anche quello multiforme del vagare europeo) diventa parte integrante del discorso linguistico. Tondelli privilegia un flusso continuo di fatti e sensazioni, con pochissimi dialoghi e un'estrema rapidità di esecuzione. Esemplare da questo punto di vista è il racconto Viaggio: due o tre anni di vita di un giovane studente compressi in pagine straordinariamente ricche di eventi e spostamenti, senza che la tensione emotiva del tutto si perda.
Più che una serie di racconti, Tondelli definiva Altri libertini un "libro a episodi", e in effetti l'unità non è solo paesaggistica (tutte le storie sono ambientate o partono in Emilia) o di personaggi (alcuni vengono citati trasversalmente in altri racconti). L'unità è anzitutto tematica, ed è qui che si consuma il vero problema concettuale del libro.
L'eroina, il sesso, l'alcool e il vagare senza fine non sono inni a un vivere fuori dalle regole, vagamente antiborghese, ma innanzitutto testimonianze di inquietudine. L'edonismo irrisolto che anima queste pagine è un'ipotesi e non una soluzione: gli "altri libertini" cercano semplicemente una via, senza pretese di delinearla.
Potremmo metterla così: il nodo cruciale di Altri libertini è il suo essere il contrario esatto di un manifesto giovanilista. Da tempo è giunto il momento di liberare questo libro dal suo valore extraletterario. Smettere di pensare che basti scrivere di sbronze e viaggi e amori adolescenziali per avere in mano qualcosa di buono.
L'idea stessa del giovanilismo deruba di ogni forza l'idea di giovinezza, e Tondelli non l'avrebbe mai accettato — non l'ha fatto. Il suo modo di scrivere di questo tema è stato illuminante, sensoriale, per nulla scontato. In una parola: l'ha fatto con la passione e il dolore di uno scrittore autentico: l'ha fatto in modo puro, per ridare un senso a questa parola.
Ora, in un momento in cui la giovinezza in letteratura è così attuale, è necessario ripensarlo proprio per evitare facili banalizzazioni. Rileggere con coscienza Altri libertini è un ottimo punto di partenza." (da Giorgio Fontana, 'Altri libertini' trent'anni dopo, "Il Sole 24 Ore Domenica", 23/05/'10)

Biografia di un viaggiatore inquieto (Il Sole 24 Ore)

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Io e Tondelli, «due appartati e schivi» (Il Sole 24 Ore)

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