lunedì 31 maggio 2010

Coventry di Helen Humphreys


"Nella seconda fase della battaglia d'Inghilterra la città di Coventry venne investita da una serie di spaventosi attacchi aerei da parte della Luftwaffe tra cui quello devastante della notte del 14 novembre 1940, che causò la morte di oltre 1200 civili e l'annientamento totale della città, compresa gran parte della cattedrale, uno splendido edificio del XIV secolo.
Della cattedrale, come è noto, restano due settori, a distanza di sessant'anni, quello conservatosi dopo la devastazione e quello ricostruito in stile moderno, a testimoniare il tributo di sangue e di sofferenza pagato dalla comunità di Coventry. E chiunque si rechi a visitare la chiesa, o quel che ne resta, non può non restare colpito dalla concentrazione di simboli emotivi che contiene, con il gioco irreale tra le grandi monofore rimaste a filtrare il cielo senza più copertura e con la grandiosa Crocefissione di Graham Sutherland, un arazzo che spicca sul nuovo altare maggiore dal 1962.
A quella notte e alla sua emblematicità della ferocia umana Helen Humphreys, scrittrice canadese nata a Londra nel 1961, vincitrice di importanti premi come, nel 1997, il City of Toronto Book Award con Leaving Earth, ha dedicato Coventry (Playground), un bel romanzo che ha il dono di impastare fra loro orrore e speranza, narrando la storia di due donne, Harriet e Maeve, entrambe colpite nel fisico e negli affetti da quella tragedia memorabile. In tutto il romanzo è infatti la cattedrale a coagulare intorno a sé le storie narrate, come una presenza pulsante e salvifica. [...] La Coventry descritta da Humphreys è una sorta di girone dantesco in cui si muovono anime morte alla ricerca di un senso elementare di sopravvivenza: dall'uomo che, all'aria libera, continua a sbarbarsi ('devo curare il mio aspetto, forse dovrò andare al lavoro domattina'), a colui che, dopo il bombardamento, ha salvato sei uova integre ('l'ideale per mangiarle con il tè') o a chi, caparbiamente, si ostina a consultare i volumi bruciati di una biblioteca rasa al suolo. Per non parlare della vita nei rifugi, dove la gente si sente improvvisamente vicina, e coltiva curiose relazioni fatte di ricordi assurdi collocati in abitazioni, in superficie, che ormai non esistono più. [...]" (da Renzo S. Crivelli, La speranza dopo le bombe, "Il Sole 24 Ore Domenica", 30/05/'10)

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