giovedì 21 agosto 2008

La caccia alle streghe in Europa di Brian P. Levack


"'Non lascerai vivere colei che pratica la magia' (Esodo, 22,17). Il passo biblico fu usato in età moderna per condannare per stregoneria migliaia e migliaia di donne. Erano per lo più vedove o nubili, di più di 50 anni e appartenenti agli strati sociali più poveri e deboli della società. Cavalcando la scopa della presunta inferiorità intellettuale, del carattere superstizioso e della propensione alla lussuria che la letteratura attribuiva alle donne, tribunali ecclesiastici e secolari colpirono quelle donne che, occupate come cuoche, guaritrici e levatrici, maneggiavano erbe, giravano di notte, si trovavano spesso accanto alla vita e alla morte, alla nascita e alla malattia, e che proprio per questo potevano essere facilmente accusate delle disgrazie della comunità. Anche agli uomini fu attribuita la capacità di fare patti con il demonio, ma il numero delle vittime maschili diventa significativo solo quando il crimine di stregoneria venne messo in relazione con l'eresia o la fattucchieria a fini politici. Nella regione del Giura del Quattrocento, ad esempio, furono processati molti più uomini che donne solo quando i procedimenti giudiziari contro le streghe furono assimilati a quelli contro l'eresia valdese. In età moderna la caccia alle streghe fu un fenomeno giudiziario che non avrebbe potuto aver luogo senza il rafforzamento del potere giuridico e legale della Chiesa e dello Stato, l'introduzione della procedura inquisitoriale e l'uso della tortura e di altre forme di coercizione giudiziaria. E oggi che ne è di stregoneria, riti pagani propiziatori o satanismo? Come si colloca lo Stato rispetto ai poteri magici e al patto con Satana? La nuova edizione del classico La caccia alle streghe in Europa agli inizi dell'Età moderna di Brian P. Levack dedica alla stregoneria del XX secolo un nuovo e ampio capitolo che indica continuità e rotture del fenomeno non solo rispetto ai riti satanici e alle chiese neo pagane o wicca in Europa e Nord America, ma anche all'Africa contemporanea dove la caccia alle streghe ha assunto un'intensità paragonabile a quella della Germania del XVII secolo e dove, per impedirla, sono state emesse legislazioni proibizionistiche. Nel 1957, ad esempio, il Parlamento del Sudafrica elaborò il Witchcraft Suppression Act n. 3, una legge che puniva chiunque professasse conoscenze di stregoneria o facesse incantesimi e che indirettamente aveva l'obiettivo di mandare sotto processo con maggiore facilità chi aveva ucciso una strega. Ma in pieno apartheid una legislazione che proibiva la stregoneria fu immediatamente interpretata come il simbolo dell'insensibilità dei bianchi verso la cultura tradizionale africana. Neppure la liberazione di Nelson Mandela e il nuovo corso sudafricano hanno messo fine alla caccia alle streghe. Nel 1994 poco prima delle elezioni che condussero l'African National Congress al potere, nella provincia del Nord furono uccise sessanta streghe, e ancora oggi si verificano numerosi episodi di linciaggio e di presunte streghe arse vive. Le analogie tra vecchia e nuova stregoneria non sono molte, come dimostra l'autore, ma medesime sono le cause. Motivazioni economiche come l'inflazione, l'aumento della povertà, l'intensificarsi della domanda da parte di una popolazione in crescita a fronte di una quantità limitata di risorse, l'espandersi della popolazione femminile indipendente e i mutamenti nella struttura della famiglia concorsero e contribuiscono a creare situazioni favorevoli alle accuse di stregoneria. Il quadro sembra quello attuale per lo sviluppo della xenofobia: manca, per ora, l'avallo dello Stato." (da Michela Catto, Le streghe son tornate?, "Il Sole 24 Ore Domenica", 17/08/'08)

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