lunedì 20 aprile 2009

White Books


"Prima che imparassimo a leggere, i libri entravano in contatto con noi nell'unico modo in cui potevano farlo: in qualità di oggetti. Quasi sempre, poi, una volta imparato a decifrare il loro contenuto, ci concentriamo solo su quello. E perdiamo tanto. Perché la fisicità dell'"oggetto-libro" - lo abbiamo ripetuto spesso - è, anzi, un fattore determinante della loro belleza e importanza. Della loro stessa essenza. Lo hanno avuto sempre ben chiaro tutti coloro che i libri li hanno materialmente 'fatti': stampatori, editori e, non certo ultimi, gli artisti. Da qualche tempo si stanno moltiplicando gli artisti che operano sui libri: in vario modo e con varie tecniche. Quale che sia il risultato, il loro gesto ci dà occasione di riflettere su cosa sia un libro e su quali emozioni ci susciti. Non parliamo qui solo del 'libro d'artista', ma più che altro del libro utilizzato a fini artistici. Chi ha presente le opere di Su Blackwell, per esempio, sa quali suggestioni l'artista inglese ricava sminuzzando le pagine e ritagliando figurini che stanno in rapporto simbiotico con il testo. Mentre Claire Brewster, altra artista inglese, fraziona vecchi atlanti e crea cartoline ironiche e leggere, ottenendo a volte paesaggi immaginari. O Kylie Stillman, australiana, che 'scava' dai libri uccellini o bonsai bellissimi, talora di grandi dimensioni. Altri artisti cercano dal libro risposte funzionali a un loro discorso che prende l'oggetto-libro solo come pre-testo e con-testo, ma non è la principale ragione della loro azione. Così fa, tra gli altri, in Italia, Lorenzo Missoni in alcune sue opere che parlano dei libri o parlano dai libri: qui i libri si incastrano, si perdono, germogliano al loro interno delle civette che ci osservano: diventano, insomma, sempre qualcosa d'altro. Ma sono anche sempre se stessi: una lezione che Bruno Munari aveva capito fin troppo bene. Se però i libri d'artista o i libri opera d'arte non fanno per voi e vi 'accontentate' di quelle che gli inglesi chiamano fine edition non perdetevi i primi titoli di una piccola casa editrice londinese. Si chiama White Books: l'ha creata David Pearson, ex designer per Penguin. Consiglio Jane Eyre della Bronte: un 'manufatto cartaceo' (Giorgio Lucini Tipografo dixit ...), capolavoro di eleganza e sobrietà da tenere sempre d'occhio." (da Stefano Salis, Quel libro è un'opera d'arte, "Il Sole 24 Ore Domenica", 19/04/'09)

Nessun commento: