mercoledì 1 aprile 2009

Ponyo sulla scogliera di Hayao Miyazaki


"'Il mondo diventa sempre più difficile, ma finché nasceranno bambini sarà viva la speranza', dice Hayao Miyazaki. E del nascere racconta il suo Ponyo sulla scogliera (Gake no ue no Ponyo, Giappone, 2008, 100'). Lo fa 'disegnando' una favola colorata che si affida alle mani di 70 artisti, senza mai ricorrere agli effetti speciali della grafica computerizzata. Gli effetti speciali, semmai, stanno nella fantasia di un poeta del cinema di animazione, e nel suo mestiere. Scritto dallo stesso Hayao Miyazaki, che lo ha tratto molto liberamente da La sirenetta di Hans Christian Andersen - e anzi dal ricordo della lettura che ne fece da bambino, ormai quasi sessant'anni fa -, il film 'nasce' fra la terra e il mare, sul loro confine imprendibile e incerto. Come in una favola, appunto, e fin dalla priam sequenza, che un titolo indica come L'inizio, il racconto conduce fuori da ogni quotidiana verosimiglianza. Negli abissi cristallini di un mare pur ferito - i fondali vicino alla costa sono avvelenati da ogni genere di rifiuto - in questi abissi incontaminati, dunque, regna Fujimoto, un essere portentoso dai lunghi capelli rossi e dalle sembianze di un uomo. E' stato uomo, infatti. Ora però usa la sua magia per mettere fine all'opera distruttiva della sua antica razza. [...] In Ponyo sulla scogliera quasi non ci sono maschi adulti, a parte Fujimoto, che uomo non è più, e a parte il padre del piccolo Sosuke, ossia dell'altro protagonista del film, oltre alla pesicolina rossa cui egli stesso darà il nome di Ponyo. Ma quell'unico adulto 'terrestre' è tenuto fuori dalla storia, imbarcato sulla sua nave e con essa in balia delle onde. Tutti gli altri personaggi in primo piano sono donne: Lisa, la madre attenta e coraggiosa di Sosuke, e un piccolo gruppo di vecchiette che stanno in un ospizio a picco sul mare. Oltre a loro c'è poi la Grande Madre del Mare, presenza dolce e avvolgente, figura mtiica della fertilità. E' dal suo corpo potente che sono sucite Ponyo e le sue molte sorelle. E' a lei che Fujimoto chiede di negarne la trasformazione in donne. Naturalmente (quest'avverbio va preso molto sul serio), Ponyo elude il controllo occhiuto del padre e arriva sulla scogliera, dove Sosuke la raccoglie. Conosciuto il gusto della vita, la pesciolina ne reclama il diritto. Vuol diventare donna, o se si preferisce, vuole oltrepassare il confine tra la vastità potente e indefinita del mare e la gioia 'finita' della terra. Come in molti miti, questa sua volontà minaccia di offendere l'equilibrio di quel che esiste, e anzi di quel che è in eterno, smepre uguale a se stesso. Il mare dunque si ribella, cingendo d'assedio la minuscola isola dove vive Sosuke. Insieme, però, è il mare che porta Ponyo dal suo piccolo amico, trascinandola con la forza delle sue onde. Molte cose portentose accadono nella favola di Hayao Miyazaki. La terra e il mare si confondono. La luna stessa sembra stia per precipitare. Coraggiosi, Ponyo e Sosuke 'volano' con una piccola barca al di sopra di strade, di case, di boschi som-mersi, e alla fine passano inisieme per una galleria buia. 'Ci sono già passato', dice il bambino. Noi pensiamo a un altro passaggio, che tutti ci ha portato dall'acqua. Al di là di quel buio, dunque, il mare e la terra ritrovano la quiete della propria misura. Ponyo diventa bambina, e della sua vita si illumina la speranza del mondo." (da Roberto Escobar, Poesia fatta mano, "Il Sole 24 Ore Domenica", 29/03/'09)

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