martedì 17 agosto 2010

Scrittori under 40, la generazione c'è


"Non è un fantasma quello che si aggira per le patrie lettere: la narrativa degli autori under 40 esiste, è ben viva, lotta insieme e addirittura contro di noi, e c'è solo bisogno di prestare attenzione. Non è unificata, forse non si percepisce nemmeno come movimento, eppure ha forza e consapevolezza, privilegia il web come terreno di discussione, elegge a propri maestri gli autori esteri più che i padri nobili della tradizione italiana, sul mercato ha idee decisamente postmoderne: non si scandalizza del successo e delle classifiche, ma non ne è succube. Dalla vecchia società letteraria, per ora, si mantiene a debita distanza.
Nell'ampio dibattito che si è sviluppato in questi giorni fra critici, scrittori e giornalisti, in diversi quotidiani e siti web, dopo il "gioco-non gioco" lanciato il 1º agosto sul Domenicale del Sole 24 Ore, una frase sembra essere ancora decisiva e nessuno degli intervenuti ha, finora, avuto il coraggio di smentire o di contrastare con i fatti. Curiosamente ma significativamente è proprio la prima riga che il critico (e scrittore under 40) Gabriele Pedullà aveva scelto come incipit del suo articolo per trarre il senso complessivo dell'iniziativa. Torniamo dunque a quella frase: «Ebbene sì. C'è una letteratura italiana under 40 che merita di essere letta. Non è poco. Tanto più che in questo campo non smettono di trovare ascolto le tesi dei catastrofisti. (...) Negando attenzione ai nuovi libri, li si condanna all'irrilevanza».
Proprio così. Tanto più che se il criterio dell'età è arbitrario ma necessario, in ambito internazionale (dal New Yorker a Granta), la pratica di individuare i talenti più solidi entro un certo limite d'età non solo è consolidata ma ha pure vasta eco mediatica e serve, spesso, a incoraggiare scrittori che sono alle prime opere. A maggior ragione ha senso farlo oggi. Una tale ricognizione si impone, infatti, anche alla luce del fatto che, per esempio, il premio letterario di maggior prestigio del nostro paese, lo Strega, è stato vinto due anni fa da Paolo Giordano, un autore esordiente e non ancora trentenne, che l'anno scorso se lo sono conteso due autori "giovani" sotto molti aspetti (Scarpa e Scurati) e che nell'ultima edizione la giovanissima esordiente Silvia Avallone ha perso per soli 4 voti dal navigato Antonio Pennacchi.
Le risposte degli altri critici alla nostra operazione, gli articoli densi di consapevolezza critica di alcuni autori tirati in ballo (in particolare le riflessioni di Nicola Lagioia e Cristiano de Majo, pubblicati dal Sole 24 Ore), gli spunti forniti da un editore che si è imposto in questi anni come battistrada su questi terreni come minimum fax, hanno, semmai, in questi giorni rafforzato una convinzione che in quelle pagine serpeggiava: una nuova generazione di autori si sta affermando, è dotata di personalità, ha caratteristiche nuove, di lingua e di struttura narrativa, che vanno esplorate. Insomma: c'è lavoro per i critici letterari. E buone opportunità per i lettori.
I critici che hanno avuto l'onere della scelta sul Sole (tutti abituati a scrivere regolarmente di letteratura italiana contemporanea, da Pacchiano a Belpoliti, da Paccagnini a La Porta e a Fofi, per non parlare di Cortellessa che ha appena diretto un reportage in dvd sullo stato della nostra narrativa) hanno avuto carta bianca.
La produzione editoriale ampia, poi, è solo un'opportunità in più. La ricchezza di voci narranti è tutt'altro che un problema, come sembrava paventare Alfonso Berardinelli sul Corriere della sera, e i critici hanno, da sempre, il compito di selezionare. Quanto agli editori che si assumono il rischio imprenditoriale della pubblicazione di un libro, siamo sicuri che faranno bene i loro conti (culturali e commerciali) prima di lanciare un autore. Ma sarebbe il colmo recriminare su una produzione che esprime talenti che hanno solo bisogno di essere letti, coltivati e consigliati: la funzione della critica e dei critici, non può che venirne aumentata.
Del resto i 50 nominati non sono sbucati come funghi nell'ultima settimana: i critici hanno valutato, in piena autonomia e senza sapere l'uno dell'altro, autori che, nel corso di qualche anno, si sono imposti alla loro attenzione per la sensibilità letteraria o anche per il successo di pubblico.
E se non si è d'accordo con i nomi fatti, nessun problema. La nostra, lo abbiamo scritto dal primo articolo, non era e non voleva essere una classifica. Chi vuole aggiungere, lo faccia. Gli under 40 non sono costruzioni editoriali posticce. Si leggono tra di loro (è interessante, per esempio, la scelta che sul sito di Internet Slowbook Farm, Nicola Lagioia ha fatto di alcuni suoi coetanei), si confrontano, si rispettano. Sono scrittori anche molto diversi e spesso non hanno in comune null'altro che l'età: ma si affacciano alla nostra letteratura con uno spirito nuovo. E possono diventare i Calvino e i Pasolini di domani, ammesso e non concesso che questi due possano essere autori ai quali fanno riferimento e che impersonino i loro desideri.
Del resto, il catastrofismo non ci appartiene e non ci piace, mentre crediamo alla funzione della critica se esercitata con passione e onestà." (da Stefano Salis, Scrittori under 40, la generazione c'è, "Il Sole 24 Ore", 14/08/'10)

Nessun commento: