venerdì 27 agosto 2010

Il museo delle lettere perdute


"«Mio caro Guillaumet, come vedi dalla fotografia qui sotto, aspetto con impazienza il tuo arrivo. Nessuno riesce a strapparmi dalla duna dalla quale osservo l' orizzonte». Nel 1927 Saint-Exupéry è comandante dello scalo di Cap Juby, nel Sahara del Marocco. Guarda il cielo del deserto, si annoia, scrive una lettera piena di affettuosi disegni al suo amico pilota Guillaumet. Quanta attesa, e che viaggio. Hanno attraversato amori, guerre e rivoluzioni. Le lettere hanno cambiato i destini di piccoli e grandi uomini, eppure oggi dobbiamo sbrigarci a mettere in calce l' ultima firma prima che scompaiano del tutto, sommerse da telefonate, sms, email. È questione di poco, ormai. Sembra una secolo fa quando ci si sedeva al tavolo per scrivere a un corrispondente lontano, riordinando i pensieri, curando la calligrafia, i capoversi e le maiuscole. E poi non rimaneva che aspettare una risposta. Ci voleva la pazienza, come scriveva il piccolo principe Saint-Exupéry.
«Vedo lo stupore dei ragazzi delle scuole quando vengono a visitare il museo. Per loro è già passato remoto» racconta Gérard Lhéritier, uno dei più grandi collezionisti del settore. Un postino, a modo suo. In un palazzo haussmaniano vicino a Saint-Germain-des-Prés, Lhéritier ha recapitato migliaia di lettere, chiudendole e salvandole per sempre dentro a bacheche di vetro. Epistole, ma anche manoscritti di romanzi, spartiti di artisti, studi di scienziati. Il filo conduttore del nuovo Musée des lettres et des manuscrits è l'antico gesto dello scrivere a mano. Seicento metri quadrati di esposizione, la storia della scrittura.
La comunicazione "Top secret" di Eisenhower alle forze alleate per annunciare la fine della guerra. 7 maggio 1945, l'esercito nazista si è arreso. Il manoscritto di Einstein sulla teoria della relatività, cinquantasei pagine di formule e scarabocchi. Napoleone che scrive da Nizza a Joséphine il "10 Germinal an IV", ovvero il 30 marzo del 1796, una lunga lettera d'amore nella quale invita la concubina a venire in Italia. Luigi XVI che fa un bilancio della Rivoluzione il 20 giugno 1791, poco prima della sua fuga a Varennes. È considerato il suo testa mento politico. L'anno scorso Lhéritier è riuscito a ricomprarlo per un milione di euro da un collezionista americano. E poi gli spartiti di Mozart, Chopin, Debussy, Wagner. Una lettera di Puccini l'11 febbraio 1911 per commentare la prima de La Fanciulla del West a New York. Le corrispondenze di Manet, Gauguin, Toulouse-Lautrec, Monet, Ingres. Gli schizzi naturalisti di Rousseau. Voltaire che scrive dalla Prussia a Richelieu per chiedere un'intercessione in favore della ripresa delle sue piéce vietate. Baudelaire che detta le sue ultime volontà prima di tentare il suicidio nel 1845. Il manoscritto originale di Cellulairement, raccolta di poesie che Paul Verlaine scrisse in prigione, tra Mons e Bruxelles, dopo essere stato ferito dall' amante Rimbaud. I manifesti del surrealismo di André Breton, le canzoni di Gainsbourg, le riflessioni sulla psicoanalisi di Freud. E così fino a metà del Novecento, che sembra già l'archeologia della scrittura.
Lhéritier ha incominciato a collezionare lettere più di trent'anni fa quando ha visto in una vetrina dell'Hotel Drouot una piccola busta con la menzione «par Ballon Monté». Era una di quelle lettere che erano state trasportate nei palloni gonfiati durante l'assediata di Parigi del 1870. Altre lettere erano state mandate con i piccioni viaggiatori. «Una storia alla Jules Verne» ricorda Lhéritier. Molte delle più belle d'amore, secondo lui, sono di quel periodo. «Vedere una lettera è sempre una grande emozione. L'andamento della calligrafia, le correzioni, gli spazi. È lo specchio di una vita» dice Lhéritier. «Ho tremato - racconta - quando ha avuto tra le mani alcune corrispondenze di Victor Hugo».
Il museo ha un fondo di settantamila documenti, dei quali solo quindicimila sono esposti. «Molti contenuti di queste lettere sono conosciuti dagli storici - spiega il collezionista - ma è la prima volta che c'è un luogo nel quale sono esposti al pubblico così tanti documenti autografi». Le epistole e manoscritti sono spesso conservate negli archivi o in collezioni private. «Finora bisognava veramente avere la passione per andarle a cercare» continua Lhéritier che pensa di aprire un'altra sede del museo a Bruxelles. Le lettere e i manoscritti antichi stanno prendendo sempre più valore, con picchi di decine di milioni di dollari come nel caso del Codice di Leonardo da Vinci acquistato da Bill Gates. «So che ce ne sono ancora due in mano privata - dice Lhéritier - averne uno sarebbe davvero il mio sogno». Un patrimonio che si può facilmente deteriorare. Le lettere del museo sono sottoposte periodicamente a controlli e restauri. Paradossalmente, dicono gli esperti, sono quelle più antiche che resistono meglio. L'uso della fibra di legno, incominciato nell'età moderna, ha infatti reso la carta più fragile. Nel museo ci sono anche alcune tavolette cuneiformi che risalgono all'origine della scrittura, nella Mesopotamia. Uno straordinario viaggio. Speriamo non sia davvero finito." (da Anais Ginori, Il museo delle lettere perdute, "La Repubblica", 26/08/'10)

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