martedì 24 agosto 2010

Cosa leggono i nostri figli


"Il problema con i libri, è l'odore. 'Se puzzano di scuola, hai già perso la tua battaglia', avverte Emilio Varrà che con la sua associazione Hamelin combatte questa battaglia per far leggere i ragazzi da dieci anni. Ci sono libri che non puzzano di scuola? Certo che sì: quelli con maghetti, vampiresse e guerrieri a cavallo dei draghi. Quelle pagine da bere come cocacola ghiacciata, quel piacere avido del 'come va a finire', quei libri divorati in cameretta, la scuola non li contamina perché non se ne occupa, non li fa a fette a suon di questionari, schede e riassuntini come fa con gli altri, i libri suggeriti dai prof., per non dire imposti, insomma le temutissime 'letture estive consigliate' su cui (guardatevi intorno in spiaggia) sudano scontenti i nostri figli in questi giorni. ma non si vive di solo Harry Potter né di solo Twilight, e allora la sfida è proprio questa, trascinare quel piacere spontaneo e fresco che fa dei preadolescenti la fascia di lettori più forti in Italia nel difficile, odoroso giardino dei libri 'da grandi'. Ci si prova di solito a cavallo fra medie e superiori, ed è il momento critico, quando ci si gioca tutto su un crinale strettissimo: da una parte cadrà un lettore, dall'altra un digitatore compulsivo di Nintendo.
Certo, è un po' difficile deodorare dal puzzo di scuola un elenco di titoli che la prof. di Lettere ti detta assieme ai compiti per le vacanze. Tuttavia la scuola italiana, che è meno malandata di quello che appare, ci prova. Sfogliate i diari dei vostri figli: ci sono sorprese.
La tirannia del canone classico Verga-Pirandello-Svevo è tramontata da tempo, ma anche quello sessantottino Calvino-Levi-Anna Frank non domina più incontrastato. Le bibliografie suggerite oggi mostrano tentativi a volte prudenti a volte coraggiosi, comunque volonterosi, di svecchiamento del repertorio. Pescando a caso sulle bacheche elettroniche delle scuole italiane: lo scientifico Majorana di Torino propone Lo scudo di Talos di Manfredi e Io non ho paura di Ammaniti, quello di Giarre più prudente fa scegliere fra Pavese, Faulkner e Isabel Allende, il Matilde di Canossa di Reggio Emilia, pur senza scordare Dickens e Maupassant, osa avventurarsi finoa Febbre a 90 di Hornby, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Haddon e di nuovo Ammaniti, mentre le medie Lanfranco di Modena si buttano su Paco & il più forte di tutti di Brizzi, L'inventore di sogni di McEwan e l'onnipresente Ammaniti.
Nel corso degli anni, è vero, la diga dei classici "che bisogna leggere" si era già progressivamente incrinata lasciando passare canonizzazioni più o meno scontate come Salinger, Hemingway, Dürrenmatt, Blixen, Hesse, Uhlman, Borges ... La novità odierna è che gli scrittori contemporanei emergenti invadono di colpo le collane scolastiche. I loro bestseller passano direttamente dallo scaffale delle novità alle bibliotechine di classe. «Facciamo il possibile per aprirci alla contemporaneità - conferma Sergio Saviori, già direttore di Einaudi Scuola - abbiamo pubblicato un' edizione scolastica di Gomorra di Saviano, abbiamo intercettato titoli non banali come Mille splendidi soli" o Il cacciatore di aquiloni di Hosseini, per avvicinare la realtà del mondo dei libri ai programmi didattici. Tanto, dai Malavoglia o da Zeno, prima o poi i ragazzi ci devono passare comunque». Trascrivere le classifiche di vendita nelle bibliografie per ragazzi è però ancora una dimostrazione di fragilità. «Passata la sbornia da Harry Potter, l'editoria da qualche anno sta producendo ottimi titoli per adolescenti e giovani adulti, ma gli insegnanti non li conoscono, non li leggono e quindi non li consigliano», sostiene ad esempio Barbara Schiaffino, direttrice di Andersen, la più qualificata rivista del settore. «Così - prosegue - per svecchiare i propri consigli di lettura, anziché chiedere magari l'aiuto di un bibliotecario, ricorrono ai libri che leggono loro, i libri per gli adulti, spesso semplicemente quelli di cui si parla di più». Si spiegano così le apparizioni di Baricco, Grossman, Tabucchi, Camilleri tra le mani dei diplomati di terza media.
Ma allora, provoca Roberto Denti, scrittore e creatore della storica Libreria dei ragazzi di Milano, «meglio Collodi e De Amicis, che erano davvero scrittori per ragazzi. Non si può chiedere a un dodicenne di avere gli strumenti raffinati che servono per godersi lo stile del Barone rampante o le conoscenze storiche per comprendere il dramma di Anna Frank». Certo, imporre La mandragola di Machiavelli a un quindicenne è lettoricidio volontario aggravato. Ma è anche vero che esistono classici che possono ancora sorprendere un ragazzino. L'anno scorso la classifica di Xanadu, comunità di giovani "lettori ostinati" bolognesi raccolti attorno alla biblioteca Salaborsa, ha visto piazzarsi sorprendentemente al secondo posto Cime tempestose. Spiega Varrà: «Rinnovare non è sostituire un vecchio canone con un nuovo canone, ma scovare libri che escano dai canoni. Libri che in qualsiasi epoca hanno sollevato grandi domande e grandi emozioni». Naturalmente, tutto questo non basta. Lettura-dovere contro lettura-piacere: la differenza è forte, la sfida è impari. Un libro obbligatorio, per quanto bello sia, rischia sempre di trasformarsi in un libro di testo, rovinato in aeternum. «L'Italia è unita non dal tricolore, ma dal fatto che tutti abbiamo odiato I promessi sposi», riprende con sarcasmo Denti. La sua ricetta è drastica: «Separare rigorosamente i testi che servono per il lavoro didattico dai libri da leggere per il solo piacere di leggere. Nessuno è tenuto ad amare un'equazione algebrica, ed è giusto sudare un po' per impararla. Ma la passione della lettura no, va protetta dalle imposizioni», e quindi basta riassunti, schede, questionari, «l'unico obbligo del lettore, quando chiude il libro, è dire "m'è piaciuto, non m'è piaciuto". Anche Dan Brown ti appassisce fra le mani se ci devi fare il riassuntino». C'è chi sostiene, non a torto, che il verbo leggere, come amare, ridere e giocare, mal sopporta il modo imperativo.
Anche a Grazia Gotti della libreria Giannino Stoppani di Bologna stringe il cuore vedere le mamme che entrano in negozio con la lista dei titoli da comprare, come libri di testo, e che poi scelgono puntualmente quelli con meno pagine. «Ma io sono comunque per il libro suggerito, anzi direi perfino costretto. Finché hai una presa sui ragazzi, vale la pena giocarsela: è l'unica occasione per fabbricare un lettore. Un po' di forzatura ci vuole. Naturalmente, solo se c'è un insegnante che sa comunicare anche un po' di entusiasmo». Non dovrebbe essere poi così difficile. I lettori più forti in Italia, dicevamo, sono proprio i ragazzini tra gli 11 e i 14 anni: secondo l'Istat nel 2009 due su tre hanno letto almeno un libro, e uno su dieci addirittura uno al mese. Il guaio è che non dura: la curva da quel momento declina impietosamente. Tra i 45 e i 49 anni la quota di non-lettori è già ribaltata: due su tre non toccano mai libro. Vien da temere che gli studenti leggano perfino più dei loro professori. Basta addentrarsi, verso maggio, tra i forum Internet degli insegnanti per imbattersi in decine di appelli angosciati: «Devo dare i consigli di lettura ai miei studenti, aiutatemi, qualcuno ha delle idee?». Non era difficile da capire: il problema dei ragazzi che non leggono ancora, in realtà, è il problema degli adulti che non leggono più." (da Michele Smargiassi, Cosa leggono i nostri figli, "La Repubblica", 24/08/'10)

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