sabato 20 marzo 2010

Libri per bambini ma non libri minori


"Ritorna la Fiera del libro per ragazzi di Bologna, e forse si dovrebbe usare questa occasione come spunto per riflettere, in termini generali, su dove sta andando, in Italia, la letteratura per l’infanzia. Soffre, questa letteratura, da sempre di una forte emarginazione nella considerazione generale, e io, che la studio e la insegno come disciplina all'università, mi batto con passione per dimostrare quanto sia sbagliato il pregiudizio che la vuole una letteratura minore, mostrando come al suo interno si trovino capolavori assoluti che proprio e solo perché sono stati scritti «per bambini» sono potuti nascere, e come, anche al di là dei capolavori, essa contenga libri belli e bellissimi, nonché unici (si pensi per esempio allo spazio dato al suo interno all'illustrazione) nell’ambito di tutta la letteratura.
Però, da un po’ di tempo a questa parte, mi pongo con più dubbi di fronte a quella che per me era stata una premessa indiscutibile: cioè che la letteratura per l'infanzia è uno scrigno, semplicemente poco frequentato, e dunque poco noto, di tesori. Entrare in una libreria qualunque (non le specializzate, troppo poche, con un’offerta meditata) e dirigermi nello spazio per bambini e ragazzi è diventata una sofferenza per il panorama che a colpo d’occhio si presenta, fatto di un’insostenibile bruttezza e sciatteria, e per la ricerca sempre più vana di titoli e storie non banali, non sciocche, non fra loro tutte uguali. Pochi i titoli solitari, pubblicati perché valgono, molte invece le collane pensate con una formula che si ripete inesorabile. Ai bambini il calcio e alle bambine la danza, con una grafica e delle copertine raccapriccianti, da chiedersi se non si sia diffusa una forma di sadismo o comunque di disprezzo, nei confronti dell’infanzia. Si notano sempre più nomi italiani, tra gli autori e gli illustratori di romanzi e romanzetti, di serie o fuori collana, e dispiace constatare che la scelta è evidentemente dovuta ai costi minori, da parte dell’editore (che così risparmia sull’acquisto dei diritti e sulla traduzione), e non alla scoperta di reali talenti nostrani.
Tutto sembra realizzato al ribasso, tutto ha un sapore mestamente amatoriale, e all’estremo opposto, in un’esagerazione altrettanto lontana dalla letteratura per l’infanzia in sé, si realizzano prodotti ingegneristicamente sofisticati, pop-up a effetti speciali plurimi, spettacolari oggetti di carta, più che libri, più che storie, grazie alle quali crescere. Delle grandi case editrici non riesco a salvare quasi niente, Mondadori ha fatto una scelta totalmente commerciale; EL e Piemme hanno adottato un visivo che su tutta la linea - a parte qualcosa del re-illustrato Rodari - va dal brutto al non avvincente; resta a galla Rizzoli per i classici BUR e per l'unica collana per adolescenti minimamente seria (pur priva di titoli davvero memorabili); mentre Salani, oltre al merito di contenere i vecchi «Istrici», è l'unica casa editrice che continua a fare scelte dignitose e ammirevoli, pagando l'inevitabile debito col Fantasy con una delle sue serie, ma mostrandosi interessata poi anche a ripescare autori e ripristinare titoli diversi, particolari, unici, che in questo panorama omologato erano divenuti introvabili.
Qualche bella scelta, sempre all’insegna della differenza rispetto alle mode più imperanti, negli ultimissimi anni l’hanno fatta San Paolo e Giunti, portandoci autori come La Fombelle, Bondoux, Di Camillo, Murail e ora un controverso titolo di Lois Lowry, The Giver. Il donatore.
Sono però le piccole case editrici nell’ambito in particolare degli albi illustrati, in questo periodo storico, le presenze più significative, interessanti, sperimentali, coraggiose del mondo dei libri per bambini. Babalibri e Ippocampo traducono libri belli e importanti, soprattutto dalla Francia, Il Castoro pesca artisti come Emily Gravett e Brian Wildsmith dal mondo britannico, Il Gioco di Leggere nasce per portare in Italia capolavori di altri paesi che non erano ancora giunti fino a noi, Donzelli acquista albi stupendi e recupera vecchie fiabe illustrate presentandole con una cura filologica eccezionale.
E Orecchio acerbo e i Topi Pittori fanno, con raro zelo, libri propri, lavorando in tutte le fasi insieme ad autori e illustratori, mostrando di avere un progetto editoriale serio, e di puntare molto alto. Entrambe sono presenti con albi meravigliosi in questa fiera.
A loro vanno la nostra attenzione, il nostro plauso, l'incoraggiamento e un ringraziamento, perché se non fosse per i loro libri lo scoramento di chi entra in libreria sarebbe pressoché totale, forse anche fatale - tale da far dire che ha ragione chi ritiene i libri per bambini prodotti minori, banali, incapaci di dire qualcosa di profondo, sulla vita e sul mondo. Poiché tra gli altri motivi per spiegare lo sfacelo, parlando, si sente addurre quello indubbio della crisi finanziaria, che non consente grosse spese, che costringe a tagliare costi, che spinge a realizzare libri più scadenti, avrei una modesta proposta da fare agli editori, per il bene dei libri e dei lettori: fate meno libri, tutti quanti, eliminate collane insulse, pubblicate meno titoli, ma fate in modo che, quelli che escono, siano quelli che davvero, onestamente, anche a voi piacciono." (da Giorgia Grilli, Libri per bambini ma non libri minori, "TuttoLibri", "La Stampa", 20/03/'10)

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