sabato 6 marzo 2010

Lavori di scavo


"«Il lettore di Don Chisciotte non sa mai se l’eroe di Cervantes sia un folle in preda alle allucinazioni o se, invece, al contrario, non reciti consapevolmente una parte - quella di vivere la propria vita come in un romanzo - o ancora se la sua mente oscilli tra stati di follia allucinatoria e altri di consapevolezza».
Questa affermazione chiaramente paradigmatica è di J. M. Coetzee, e si colloca all’interno di uno scritto su Memoria delle mie puttane tristi di Gabriel García Márquez, a conferma della singolare maestria critica dello scrittore sudafricano. Lo troviamo, efficacemente tradotto da Maria Baiocchi, in Lavori di scavo. Saggi sulla letteratura 2000-2005 (Einaudi), raccolta curata e acutamente presentata da Paola Splendore. Mi rendo conto, e non mancherà di verificarlo il lettore, che il termine «critico» risulta inadeguato per questi saggi, dedicati, con la sola eccezione di Walt Whitman, ad autori del Novecento di diversa appartenenza linguistica e geografica. Coetzee spazia da Joseph Roth a Philip Roth, da William Faulkner a Saul Bellow, da Walter Benjamin a Günter Grass, tanto per fare alcuni nomi decisamente referenziali, aprendo, credo non senza sorpresa appunto per il lettore italiano, con Italo Svevo, la cui italianità, del resto, presenta come ben sappiamo più di una sfaccettatura.
Si tratta di presentazioni, e in molti casi di recensioni per la New York Times Book Review, ma il supremo talento di Coetzee gli consente di sostenere la parte del recensore, del commentatore, del saggista in certo senso programmatico, con un talento vertiginoso nell’articolare analisi, esposizione, professione teoretica e partecipazione autobiografica. Vista la destinazione di questi scritti, Coetzee non esita a fornire notizie sugli autori di cui si occupa, con una accattivante vena narrativa remota da ogni pedanteria didattica: al contrario, la disponibilità narrativa non viene mai tradita.
La pagina iniziale del saggio su Svevo mi sembra davvero esemplare. Ci troviamo di fronte a un’aneddotica di estrema finezza e di sicura affabilità sul personaggio Svevo, per inoltrarci poi nella evocazione della sua Trieste e nell’agile commento su La coscienza di Zeno e il suo territorio speculativo introiettato nella misura narrativa: «Zeno non è solo un’applicazione della psicanalisi a una vita inventata ... ma un’esplorazione, nella tradizione del grande romanzo europeo, delle passioni».
La folgorante capacità di modulare insieme la lettura critica e l’ipotetica autobiografia, per uno scrittore nel quale la dimensione autobiografica sostanzia, mentre lo ricrea, il fattore egotistico, tocca forse il suo punto più ricco e finemente orchestrato nello scritto su Whitman, nel quale, appunto, la dirompente e insieme orchestrata professione omosessuale costituisce una memorabile pietra di paragone, ben oltre l’esperienza personale. Altrettanto si dirà della ebraicità profondamente americana di Roth e di Bellow.
Eccoci a Grass. Anche qui, scegliendo di occuparsi in particolare di Il passo del gambero (Einaudi), Coetzee fornisce e insieme commenta le informazioni richieste dalla destinazione del suo saggio, per arrivare, con intensa, sarei tentato di dire con imperiosa leggerezza, a estrapolare il senso del libro di Grass. E allora, «potrebbe perfino significare che è accettabile buono e giusto che tutte le storie di ciò che è accaduto in quegli anni terribili entrino nella pubblica arena».
Ha ragione Paola Splendore quando sostiene che, se Coetzee pare quasi furbescamente nascondersi, giocare di sponda, prendendo spunto da giudizi altrui, nel caso di Samuel Beckett, un autore con il quale si sarebbe tentati di non scorgere una parentela, si compromette in prima persona.
«Nella visione di Beckett, la vita è inconsolabile e priva di dignità, di promesse o di grazia. Una vita di fronte alla quale l’unico nostro dovere - inesplicabile e inutile, e nondimeno un dovere - è quello di non mentire a noi stessi».
Vero: siamo di fronte a un effetto specchio, ma chi ha scritto di Beckett più inesorabilmente di così?" (da Claudio Gorlier, Coetzee, notizie dagli scavi, "TuttoLibri", "La Stampa", 06/03/'10)

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