venerdì 25 marzo 2011

Vendetta! di Marie Corelli


"Nel 1994, Tim Burton ha dedicato un film a Ed Wood, il peggior regista della storia: il genio omaggiava con crudele tenerezza un uomo strambo e mediocre che però aveva amato infinitamente il cinema. La scrittrice inglese Marie Corelli fu considerata dai suoi contemporanei, se non la peggior scrittrice della storia della letteratura, "una donna di deplorevole talento", che purtroppo riteneva di essere un genio. I suoi libri furono derisi come pasticci volgari e kitsch e lei condannata al feroce silenzio che giustizia le nullità. Eppure, come un fantasma, o uno dei resuscitati e immortali protagonisti dei suoi libri, Marie Corelli non muore mai del tutto e ogni tanto ritorna: dal 16 marzo è in libreria il suo secondo romanzo, Vendetta!, pubblicato dalla casa editrice romana Gargoyle Books, specializzata in narrativa horror, fantasy e gothic.
Nonostante le ricerche dei suoi più recenti biografi, il mistero della sua identità non è stato davvero svelato. Quando nel 1886 pubblicò il primo libro, dichiarò di avere diciassette anni e di essere figlia di un conte veneziano. Ma ne aveva già trentuno, ed era stata, fino a poco tempo prima, Mary Mills, negletta figlia di una serva. Era cresciuta nella campagna del Surrey, senza fratelli né amici, con una madre anaffettiva: i suoi unici compagni furono i libri (Shakespeare e Keats, ma anche Radcliffe, Wallstonecraft, Beckford e Poe). Poi il padrone sposò in seconde nozze la serva e la legittimò. Ma non la presentò mai come sua figlia, e lei rifiutò sempre di considerarlo suo padre, se non adottivo. Mary Mills divenne Minnie Mackay. Charles Mackay, scozzese, era un giornalista e un paroliere (le canzoni tratte dalle sue poesie erano molto popolari). Anche il figlio Eric scribacchiava fiacchi versi. Insomma, l'adolescente figlia della serva entrò in una famiglia di borghesi divorati dal sogno della letteratura. Lei però - bionda e graziosa - inizialmente tentò di diventare una pianista. Si ribattezzò con un nome francese e un cognome italiano, gradevolmente esotico per gli inglesi. Ma presto abbandonò la musica per la narrativa. Della pianista conservò il nome. E qualcosa di più. A poco a poco Marie Corelli non fu soltanto uno pseudonimo suggestivo, che proteggeva la sua umiliante origine: divenne un personaggio (la donna anticonformista, zitella e libera), una maschera (la caricatura della scrittrice stravagante) e poi una persona - alla fine, la sua vera identità.
Il primo romanzo - L'idillio dei due mondi, storia esoterica di magia e conoscenza di sé - riscosse un successo talmente travolgente che sorprese il suo stesso editore George Bentley - e il famoso scrittore Hall Caine, che lo aveva letto per suo conto e rifiutato. Marie Corelli però aveva accumulato trent'anni di frustrazioni e disillusioni e il successo la rese combattiva, insolente, vanitosa. Nell'ambiente letterario si guadagnò aspri nemici. Joseph Conrad si macerava confrontando l'esiguità delle vendite dei suoi capolavori alle centinaia di migliaia di copie della Corelli, capace di spacciarne ventimila in due giorni. I critici la ignorarono o la stroncarono, bollandola come una modista, con la mentalità di una cameriera. Ma - forse proprio per questo - Marie Corelli entrò subito in sintonia con la massa invisibile dei lettori, che in un romanzo cercavano solo una risposta semplice e avvincente alle domande sul senso della vita. E Corelli, incapricciata di spiritualismo, filosofia, religione, scienza e occultismo, gliene dava. Per quarant'anni dominò le classifiche di vendita, cimentandosi nei generi più diversi. Scrisse una trilogia fantasy (dando un seguito alle avventure del mago caldeo Heliobas in The soul of Lilith e Ardath), ma anche una trilogia biblica in cui riscriveva la storia del cristianesimo (Barabba, I dolori di Satana, The Master Christian); scrisse storie di fantasmi, di mummie egizie, racconti di orrore e fantascienza che il cinema e il fumetto avrebbero saccheggiato. La leggevano tutti: cameriere, operaie, attrici, nobili, perfino la regina Vittoria. La leggevano gli inglesi, ma anche i danesi (C. T. Dreyer girò una rivoluzionaria versione del Satana) e gli italiani (fu presto tradotta da Treves). La leggevano i bambini poveri nei ghetti, ma anche gli scrittori più insospettabili, come James Joyce ed Henry Miller.
Vendetta! - il titolo originale è in italiano - fonde spudoratamente il teatro elisabettiano, il melodramma e il Conte di Montecristo. E' una storia di colera (purtroppo siamo a Napoli), lussuria, denaro e tradimento. Il conte Fabio Romani si risveglia sepolto vivo nella cripta di famiglia. Capelli bianchi e occhiali scuri sul viso, divenuto una sorta di demone senza cuore, tornerà per vendicarsi e non avrà pace finché non avrà ucciso coloro che gli hanno rubato la vita. Il personaggio del morto vivente è il leit-motiv della produzione della Corelli, che credeva nella reincarnazione e nella trasmigrazione delle anime. Lei, però, a un certo punto morì. Era una donna ricca, anche se avvelenata da quella che riteneva una persecuzione dettata dall'invidia contro il suo genio incompreso. Viveva in un'antica dimora Tudor, con la devota, rassicurante e materna compagna Bertha Vyver. Benché sua coetanea, la chiamava Mamacita; ne era chiamata Animaletto. La loro fu una quarantennale storia d'amore (non rovinata nemmeno da una tardiva passione non corrisposta, che rese Marie, a più di cinquant'anni, patetica persecutrice di un uomo sposato). L'infermiera che la accudiva, però, non doveva saperlo. Marie Corelli presentì la sua morte. Implorò l'infermiera di chiamarle l'amica. Era il 1924. I suoi romanzi erano passati di moda: l'infermiera non li leggeva e non credeva ai suoi poteri magici. E non sapeva quanto Mamacita fosse importante per lei. Marie Corelli morì sola. La falsa contessa veneziana possedeva una vera gondola. Bertha, sua erede universale, ne ricavò 37 ghinee.
Cancellata dalle storie della letteratura, Marie Corelli è stata riscoperta dai cultural studies, e ricollocata tra gli autori del gotico post-romantico, tra i popolari romanzieri tardo-vittoriani Haggard e Conan Doyle, tra gli inventori della fantascienza e del "sovrannaturale". Qualcuno oggi la paragona a J. K. Rowling e a Stephanie Meyer: cent'anni dopo gli effimeri trionfi di Marie Corelli, sono ancora le donne a intercettare i sogni segreti dei lettori e ad appagarli. Nessuno le considera vere scrittrici. Eppure." (da Melania Mazzucco, La vecchia signora dell'horror. La riscoperta di Marie Corelli, madre di tutte le Rowling, "La Repubblica", 25/03/'11)

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