martedì 22 marzo 2011

Dizionario dei luoghi fantastici


"Alberto Manguel e Gianni Guadalupi lavoravano insieme dall'editore Franco Maria Ricci quando, siamo negli anni Settanta, cominciarono a progettare un Dizionario dei luoghi fantastici. Anzi fu Guadalupi a cominciare. Aveva scoperto un romanzo, La ville vampire di Paul Féval, e aveva detto che gli sarebbe piaciuto compilare una specie di guida turistica della "Città vampira". Manguel, argentino, potrebbe essere un personaggio inventato da Borges. Non tanto perché da ragazzo fu uno dei molti che si prestarono a leggere per lo scrittore ormai cieco, ma proprio perché ha dedicato gran parte della sua vita alla lettura e alle biblioteche, traendone dei saggi dotti ed eleganti. Bene: il Dizionario che ora torna in libreria a distanza di trent' anni, aggiornato e rivisitato (Archinto) fece la sua prima comparsa in una edizione canadese che fu subito intercettata e recensita su queste stesse pagine da Italo Calvino. Questo libro, scrisse più o meno Calvino dopo averlo lodato e anche un po' criticato, dovrebbe entrare in quella Biblioteca del Superfluo che tutti dovrebbero avere.
Nella prefazione a quest'ultima edizione, Manguel, oltre a ricordare Guadalupi, scomparso nel 2007, dà anche conto di un accorgimento che i due autori escogitarono per aggiungere fantastico a fantastico: si inventarono di sana pianta due luoghi fantastici ... inesistenti. Il recensore del New York Times con entusiasmo ne prese per buono uno, dichiarando che il romanzo da cui era tratto lui lo aveva letto da giovane e si rammaricava che nessuno lo avesse mai citato fino a quel momento. Con eleganza Manguel sorvola sul fatto che qualche anno fa qualcuno compilò un analogo Dizionario servendosi a man bassa di questo: copiando, cioè, anche le due voci false, che si rivelarono dunque un ottimo antifurto. Il Dizionario è stato aggiornato perché negli ultimi trent' anni la letteratura non ha mai smesso di sfornare nuovi luoghi fantastici, mondi possibili o impossibili, anche di grande impatto sul pubblico, come ci insegna la saga di Harry Potter. La seconda voce di questa nuova edizione è "Abbazia" e subito si aggiunge tra parentesi: talvolta nota come Abbazia della rosa. Non è difficile indovinare, si tratta dell'Abbazia inventata da Umberto Eco per il suo Nome della rosa, che viene descritta come se (questa è la regola di tutte le voci) fosse un luogo autentico: la precisione innanzitutto. Non stupirà dunque che si possano addirittura annoverare due arcipelaghi di isole Fortunate, che vengono appunto trattati in due schede differenti. Del primo si ignora l'esatta ubicazione, mentre del secondo si sa che è situato all'imbocco del Mediterraneo. Naturalmente anche le fonti sono diverse. Il primo arcipelago delle Isole Fortunate è descritto in un anonimo viaggio di Panurgo uscito a Parigi nel 1538. Su un'isola vivono capre verdi dalle immense orecchie più morbide del velluto. Quando le bestie invecchiano gli abitanti tagliano loro le orecchie e le usano come mantelli. È notevole, aggiunge il dizionario, che le capre private delle orecchie si trasformino in belle donne. Le altre Isole Fortunate sono note fin dalla remota antichità. Le cita Omero, ma anche Cicerone e Plinio ne parlano e tra i moderni nominiamo almeno Walter Scott. Anche qui la vita è descritta come piacevole e il clima stabile e senza eccessi. A voler fare un censimento credo che le isole abbiano, tra i luoghi fantastici, il gradimento più alto, seguite dalle valli chiuse al mondo e dai castelli. Quella di Peter Pan è nominata come "Paese che non c'è", ma si tratta di un' isola, dove vanno a finire i bambini che cadono dalla carrozzina, in genere nei giardini di Kensington. Le bambine, aggiunge Barrie, sono troppo furbe per cadere dalla carrozzinae di fatto l'unica bambina ammessa in quel regno infantile sarà Wendy. Dell'Isola del Tesoro creata da Stevenson sappiamo molte cose: che è lunga circa dieci miglia e larga cinque e si trova al largo delle coste del Messico. Sappiamo anche che fu registrata per la prima volta su una carta nel 1754 a opera del capitano Flint che volle seppellirvi il suo tesoro pari a circa settecentomila sterline. William Golding inventò l'isola del Signore delle Mosche che dovrebbe essere nell'Oceano Indiano, mentre un' altra isola famosa, quella delle sirene, deve ancora ad Omero la sua più antica attestazione. I luoghi fantastici possono anche essere creati da scrittori ricchi di humour. Lewis Carroll, che ha inventato il paradossale paese delle meraviglie, è anche il titolare dell' isola dello snark, un non-luogo dove è opportuno recarsi con una cotta di magliae due polizze assicurative contro gli incendi e contro la grandine. A Luciano di Samosata dobbiamo invece un arcipelago delle zucche che si trova nell'Oceano Atlantico. Vi crescono zucche enormi che vengono svuotate e usate come imbarcazioni. Non stiamo toccando,è ovvio, che pochissimi punti di una immensa tramatura, dove accanto ai luoghi fantastici più popolari, tipo quelli creati da Verne o da Tolkien, se ne trovano di più rari. C'è per esempio Ishmaelia: un paese, recita la scheda, tra il Sudan, l'Etiopia e l'Africa Equatoriale francese. L'unico modo di arrivarvi è prendere il treno che parte da un piccolo porto italiano sul Mar Rosso. Dunque, dirà il lettore, siamo all'epoca delle colonie italiane: infatti il romanzo da cui nasce questo singolare paese è del 1938 e si deve a Evelyn Waugh, il sarcastico autore del Caro estinto. Il titolo originale è Scoop, a Novel about Journalists, ma in italiano era stato reso con L'inviato speciale. Il paese è isolato anche perché i primi missionari ed esploratori che vi giunsero nel 1870 furono mangiati fino all'ultimo uomo. Le potenze occidentali diedero allora l' indipendenza a Ishmaelia, che era abitata da tribù diversissime tra loro, prive di qualunque legame storico, religioso, linguistico. L'ideale, ghigna Waugh, per farne una repubblica. Tra i castelli vorrei almeno ricordare quello di Carabas, già appartenuto a un Orco e rilevato poi da un felino noto come Gatto con gli Stivali secondo la fiaba di Perrault, e quello di Dracula che sorge nei Carpazi sull'orlo di un terribile precipizio. Dice Manguel che la regola era quella di non considerare luoghi che fossero trasparenti allusioni a luoghi veri, come la Balbec di Proust o, aggiungo, la Cacania di Musil. Mi sembra giusto, quasi un criterio di economia. Non approvo invece l'esclusione dei luoghi fantastici creati da Disney o da altri autori di fumetti. In fondo sono stati tra i più popolari lungo tutto il secolo scorso e, lo si voglia o no, sono veri come tutti gli altri luoghi fantastici di questo godibilissimo dizionario." (da Paolo Mauri, Va' dove ti porta la letteratura, "La Repubblica", 18/03/'11)

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