martedì 17 marzo 2009

Napoli chiama Italia. Quali idee per una città in tempesta


"Goffredo Fofi mi aspetta nella redazione della sua rivista "Lo straniero" a due passi da piazza del Popolo (la sede è quella della casa editrice Contrasto). E' molto indaffarato e sta preparando il nuovo numero dove figurerà un saggio dimenticato di Gianpaolo Dossena su Alce Nero ('bravissimo a incrociare Tex Willer e Hegel'). Non c'è bisogno di fargli nessuna domanda: otto mesi fa si è dimesso dal consiglio di amministrazione della Fondazione Campania dei Festival che organizza il Festival Teatro Italiano, ma la notizia è diventata pubblica da poco. 'Di per sé è una notizia senza nessuna importanza: quanti si dimettono da un cda? Ma adesso tutti mi cercano per commentare l'evento e io me lo spiego in un modo solo: Napoli è al centro di una tempesta e tuti sono contro tutti, non si fa altro che spettegolare. [...]'. Lei si è fatto da parte dicendo più o meno: qui non sono utile, non saprei cosa fare. Sono in pochi a fare gesti del genere ... 'Sono un minoritario per vocazione e certe esperienze fatte a Napoli per me sono state di grande importanza, come il teatro a Scampia. Un'operazione dal basso di grande interesse. si sono creati dei corridoi che hanno portato, ad esempio, per qualch emese ir agazzi di Scampia a Porto Marghera o altrove e i pistoiesi, i veneziani a Scampia. C'erano adeguati finanziamenti e si è potuto fare un lavoro teatral-pedagogico. Sarà che io ho fatto il maestro elementare e alla fine ho sempre un istinto pedagogico. Del resto a invitarmi è stata Rachele Furfaro che ho conosciuto proprio come pedagogista, dirige una scuola elementare privata all'avanguardia, e con la quale ho lavorato. Mi sembrava giusto far qualcosa per Napoli ormai dannata tra la camorra e la monnezza'. Non sapevo che avesse fatto il maestro. Ci sono esempi illustri tra gli intellettuali in questo senso: Sciascia per tutti. 'Anche Fernando Bandini: l'ho scoperto non molto tempo fa'. Fare scuola è qualcosa di molto concreto, anche gli insegnanti si mmuovono tra mille difficoltà. 'Non vorrei commentare Baricco e il dibattito che ne è seguito. Intanto i soldi sono finiti e con i soldi c'era la possibilità di tenere buona una generazione, magari creando anche qualche illusione sulla possibilità di tutti di poter fare qualunque cosa. [...]'. Torniamo alla vocazione minoritaria: lei dirige riviste come "Lo Straniero" e se andiamo all'indietro negli anni possiamo risalire fino ai mitici "Quaderni piacentini" di cui tra l'altro minimum fax ha appena pubblicato un'antologia. Oggi la cultura sceglie invece le paizze, i festival abbondano ... 'Fofi mi guarda perplesso: 'Senta, torniamo alle illusioni di cui dicevo prima: oggi tutti vogliono scrivere, cantare, recitare: è una specie di karaoke generale. Siamo ossessionati ormai da tempo da una chiacchiera infinita, dalla creatività di massa, come se non ci fosse più nessuna scala di valori, nessun discorso di selezione per quel che riguarda l'arte [...]'. Ho visto che sull'ultimo numero dello "Straniero" lei ha pubblicato due lettere di Fortini: una sui palestinesi e l'altra sui giornali e sui giornalisti. Certi problemi nodali non cambiano, ma torniamo ai festival: stava epr dire qualcosa. 'Stavo per dire che in questi anni abbiamo assistito a uno show impressionante, che poi alla fine mi fa l'effetto di un grande carnevale. Mantova e Torino con tutti i pregi che hanno sono un grande carnevale e poi ci sono il carnevale della religione e quello della scienza e via seguitando. Mi angoscia molto l'abbandono delle nuove generazioni - in questo senso Baricco ha detto una cosa giusta - e il mancato rinnovamento della scuola. Come vede viene sempre fuori il maestro elementare anche se io il maestro l'ho fatto poco e in situazioni di marginalità'. [...] Ma non c'è il rischio che a occuparsi delle piccole cose si lasci poi tutto il resto a quella sorta di pedagogo universale che è la tv, non c'è il rischio di sparire in una nicchia per quanto confortevole sia? 'Lo so, non è un'impresa facile. Se si pensa che anche l'editoria, la grande editoria, è ossessionata dalla merce e dai consumi, può far sorridere che un gruppo di venticinquenni costruisca una rivista. Ma è solo mantenendo il controllo di quello che si fa che si può sperare di ottenere qualcosa. Si ricorda di quel film di Comencini Mio Dio come sono caduta in basso? Beh, dovremmo cominciare a risalire, per quanto è possibile. Ma sappiamo tutti che sarà un'impresa'. Mentre ci salutiamo Fofi mi regala il primo numero della rivista 'di arte e di cronache', "Suole di vento". In apertura una citazione dal dialogo di Uccellacci e uccellini. E in exergo la scritta 'Dove va l'umanità? Boh'." (da Paolo Mauri, Napoli chiama Italia. Quali idee per una città in tempesta, "La Repubblica", 16/03/'09)

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