mercoledì 11 marzo 2009

John Nash: "Ecco i numeri della crisi"


"Il computer di John Nash è aperto sulle quotazioni dell´oro, nelle altre finestre con cui è collegato su internet ci sono l´argento, il platino e gli indici di Wall Street. L´ottantenne matematico, famoso per aver vinto il premio Nobel per l´economia, per essere sprofondato per un quarto di secolo nella malattia mentale e per essere stato impersonato da Russell Crowe nel film premio Oscar A Beautiful Mind, scruta il video ogni giorno alla ricerca di una motivazione che spieghi 'la più globale delle crisi'. Non crede che basti solo lo scoppio della bolla immobiliare americana a spiegare una recessione mondiale e rifiuta di dare la colpa alla cosa che ama di più: 'Non sono i modelli creati dai matematici per costruire strumenti finanziari sempre più complessi ad aver trascinato il mondo nel baratro, la responsabilità è di chi li ha usati in modo avido e irrazionale'. "Il fantasma di Fine Hall", come gli studenti di Princeton chiamavano quel genio che si era perso nei suoi calcoli e nelle manie di persecuzione, è un uomo gentile e riflessivo che parla a voce bassa. La malattia gli ha tolto l´arroganza e l´onnipotenza che erano il suo biglietto da visita giovanile, gli ha lasciato rimpianti ma anche la convinzione che nella vita ci sia sempre la possibilità di riprendersi, una convinzione che ora applica anche all´economia mondiale: 'Si troverà un nuovo equilibrio, ma non più ai livelli di prima: bisogna essere capaci di vivere ad un livello più basso'. Lei è un professore di matematica appassionato di economia, quanto segue l´attuale crisi? 'Guardo ogni giorno in rete i prezzi delle materie prime, adesso ora l´oro e sceso e il platino sta salendo, e seguo gli indici dei mercati americani. Poi leggo il New York Times e seguo il sito web della Bbc, il mio preferito, perché mi dà una visione internazionale e non americana delle cose'. Qual è la sua opinione su questa recessione? 'Alla fine dell´estate quando è cominciato il crollo, un amico del dipartimento di economia mi ha regalato un vecchio libro sulla storia delle crisi finanziarie che mi ha fatto riflettere su quante ce ne siano state, di locali e di globali, ma questo è un uragano diverso, è una crisi più globale delle altre'. Quali sono le cause? 'Sono molte, tutto può essere cominciato con i mutui subprime ed essersi diffuso grazie agli strumenti finanziari in cui questi mutui erano stati impacchettati e venduti in tutto il mondo. Ma ora siamo in una spirale in cui ogni cosa trascina le altre. Penso anche che i ceti più ricchi e potenti dell´economia mondiale non siano molto entusiasti dell´elezione di Obama e delle sue ricette'. Lei cosa pensa del piano di stimolo dell´economia del presidente americano? 'C´è bisogno di rilanciare i consumi per cui ha usato due cose corrette dal punto di vista teorico: i sussidi di disoccupazione, anche se sarebbe meglio che questi strumenti funzionassero bene prima dell´inizio di una recessione, e i lavori pubblici. Questa non è certo un´idea nuova, probabilmente nasce con i Cesari, ma funziona. Si deve investire in educazione e sanità e poi i singoli Stati così sono incoraggiati a rifare le infrastrutture'. Il suo contributo alla "Teoria dei giochi", il famoso "Equilibrio di Nash", immagina situazioni di equilibrio quando tutti gli attori restano convinti della bontà della loro scelta anche se vengono a conoscenza delle mosse degli altri. In questo modo si può immaginare che si sia evitato il peggio e ci sia una sorta di armonia. Oggi invece viviamo il caos globale. 'Io ho immaginato che tutti possono guadagnare, ma tutti possono anche perdere se il gioco è meno favorevole e questo mi sembra il caso attuale. Oggi, come dice un vecchio detto inglese, "C´è un vento strano che non porta niente di buono", ma un nuovo equilibrio si troverà solo quando le cose si calmeranno e smetteranno di esserci cambiamenti così rapidi, ma aspettiamoci che sia un equilibrio ad un livello basso'. Lei a New York e a Roma parteciperà al Festival della Matematica, come se ne è innamorato? 'Mi sono innamorato prima di tutto dell´aritmetica. Ricordo che a scuola mi piaceva lavorare con numeri più grandi rispetto agli altri scolari e volevo provare a fare sempre di più. Mio padre era un ingegnere e questo ha avuto certamente un impatto su di me'.
Cosa pensa della matematica? 'Be´ qui siamo nel palazzo della matematica. E stando qui, non vedi le cose nello stesso modo di chi sta fuori: guardare la terra dallo spazio è molto diverso che guardarla dalla finestra. Noi abbiamo un punto di vista particolare. La cosa che mi stupisce è che la matematica sembra essere tornata di moda: poco tempo fa ho visto una classifica delle cento professioni preferite dagli americani e il matematico era il più desiderabile. All´ultimo posto c´era il taglialegna'. A un certo punto si credeva che la matematica potesse creare strumenti finanziari talmente avanzati, futures e derivati, che eliminavano il fattore rischio, ma questa crisi finanziaria sembra essere cominciata proprio da lì. 'Si possono fare pacchetti di migliaia di mutui e si può fare un calcolo un po´ naif che certi mutui valgono più di altri, illudendosi di minimizzare i rischi, ma poi il trend si inverte e il mercato diventa negativo per tutti. Ci sono formule di riduzione del rischio, la più famosa è la teoria "Black-Scholes" messa a punto al Mit di Boston, che sono considerate così buone da aver vinto un Nobel, ma gli investitori le hanno usate in modi non previsti, forzando tutti i limiti. E se penso che due dei vincitori del Nobel, Robert Merton e Myron Scholes, crearono un fondo speculativo che ebbe risultati disastrosi e dovette essere salvato da un consorzio di banche, mi è chiaro che tra le teorie matematiche e la loro applicazione all´economia c´è ancora molto da fare'. Quest´anno lei compie 81 anni, dopo il Nobel è tornato ad insegnare e ha avuto quei riconoscimenti che non si aspettava più di ricevere, ma ha dei rimpianti? 'Ho raggiunto un età in cui il tempo è tutto alle spalle e certo avrei potuto avere fortuna migliore, aver fatto cose più grandi e sprecato meno tempo, ma non sono cose attraenti a cui pensare. La settimana scorsa ho incontrato George Soros e mi sono reso conto che abbiamo pressapoco la stessa età ma lui ha guadagnato molti più soldi di me ed è milionario'. John Nash apre le braccia, si guarda in giro nella stanza piena di cataste di posta mai aperta e di libri, poi mi mostra una foto del figlio: 'Anche lui è schizofrenico, speriamo che guarisca, ma ha già cinquant´anni. Io ce l´ho fatta ad uscirne e la mia ultima speranza oggi è che anche lui trovi una strada'." (da Mario Calabresi, John Nash: 'Ecco i numeri della crisi', "La Repubblica", 11/03/'09)

Nessun commento: