lunedì 22 dicembre 2008

Nel segno di Kali. Cronache indiane di Carlo Buldrini


"Il 28 novembre, due giorni dopo l'inizio dei terribili attacchi a Mumbai, quando ancora polizia e militari stavano dando la caccia agli ultimi terroristi asserragliati nel Taj Mahal Hotel, usciva il libro sull'India di Carlo Buldrini. Giornalista, già addetto reggente dell'Istituto Italiano di Cultura di New Delhi, insegnante alla Jamia Millia Islamia (l'università islamica della capitale) nell'anno 2001/2002, Buldrini ha vissuto nella terra di Gandhi per oltre trent'anni. Ecco, allora, che la sua ultima fatica, dal titolo Nel segno di Kali. Cronache indiane, è un'ottima occasione per capire qualche cosa di più di questa straordinaria nazione che, oggi più che mai, sembra un "mondo grande e terribile" come ebbe a definirlo, a suo tempo, Kipling. Il libro, edito da Lindau, racconta diversi momenti chiave degli ultimi tre decenni della storia del Paese. Semplice, essenziale ma sempre preciso ed esauriente, Buldrini passa da un'intervista ad Indira Gandhi alla ricostruzione della battaglia del Tempio d'oro dei Sikh, dall'incontro con Krishnamurti alla cronaca dell'attentato a Rajiv Gandhi. La lettura diventa, così, un viaggio nel tempo e nello spazio nel cuore del subcontinente indiano, una vera e propria mappa per cercare di decifrare una realtà che l'Occidente tende, da sempre, a fraintendere e a deformare. Che si vedano, infatti, solo l'estrema miseria e le condizioni igieniche precarie (per anni uno dei filtri più utilizzati per mettere a fuoco il Paese) oppure la favoleggiata dimensione spirituale, la realtà indiana spesso viene, comunque, travisata. Non perché quelli appena citati non siano aspetti presenti in questa terra quanto piuttosto perché così facendo si rischia, di volta in volta, di considerare una sola parte come il tutto e di ridurre un complesso mosaico ad una sorta di monolite. Nel segno di Kali, invece, ha l'indubbio pregio di offrire uno sguardo, se non onnicomprensivo (non sarebbe d'altra parte possibile), certo capace di abbracciare le varie anime del mondo indiano senza lasciarsi condizionare da preconcetti e senza mai cercare di incasellare la realtà in una griglia prefabbricata. Tra le storie meno conosciute in occidente spicca, per esempio, la vicenda quasi leggendaria di Phoolan Devi, la regina dei banditi. Buldrini non tralascia, poi, le affascinanti descrizioni della mitologia hindu, così legata alla vita di tutti i giorni degli indiani. La nascita di Kali, l'epopea di Rama (settima incarnazione di Visnù), le battaglie mitiche tra dei e demoni. Non manca,una parte dedicata a Gandhi e alla sua eredità, che l'autore ritrova oggi (in una nazione fragile e attraversata da ondate di violenza) affidata ad un vecchietto di 90 anni, uno degli ultimi sathyagrahi. Anche l'India del boom economico è evocata da Buldrini, che racconta le contraddizioni e i grandi contrasti della 'Silicon' Valley di Bangalore. Ma i capitoli che, forse, colpiscono di più in questo momento sono quelli dedicati ai ripetuti pogrom contro la comunità musulmana nel nord del Paese. Da quelli seguiti alla distruzione della moschea di Ayodhya da parte di gruppi di fondamentalisti hindu, alle persecuzioni del 2002 in Gujurat, durante le quali i musulmani venivano stanati casa per casa, negozio per negozio, uccisi a bastonate o cosparsi di cherosene e bruciati vivi. E una luce sinistra su un certo tipo di integralismo e nazionalismo ci viene anche dalla tremenda vendetta compiuta sulla comunità Sikh, dopo l'assassinio di Indira Gandhi, quando Buldrini osserva Delhi che brucia, mentre la caccia all'uomo si scatena da una parte all'altra della città. Con queste lenti si vedono meglio, allora, anche i recenti fatti di Mumbai. Una risposta a qualcosa, che, a sua volta, era la reazione a qualcos'altro. E così via, all'infinito, in una folle rincorsa nella quale 'a dare inizio a tutto' è sempre stato l'altro e nella quale ci sono sempre dei morti da vendicare, del sangue da lavare col sangue. Linciaggi e persecuzioni che seguono gli attentati e dai quali verranno, fatalmente, nuovi attacchi. Ecco il cuore di tenebra dell'India che raramente riusciamo a scorgere dall'Occidente. Da qui, è difficile vedere come sotto la brace covi, costantemente alimentato dalla politica, il fuoco di un odio e di un rancore quasi inestinguibili. In tutto questo, verrebbe da chiedersi, che fine abbiano fatto gli insegnamenti sulla non-violenza del Mahatma Gandhi che sognava una nazione nella quale potessero convivere musulmani, hindu, cristiani, buddhisti, giainisti. Ripensando oggi alle sue idee ci si rende conto che, in fondo, non era un utopista. Il suo progetto di una società pacifica che comprendesse musulmani e hindu era anche e soprattutto pragmatico. L'alternativa, delirante, è solo quella che vediamo ai nostri giorni. D'altra parte il Mahatma aveva avvertito tutti: 'Occhio per occhio e il mondo diventerà cieco'." (da Marco Barbonaglia, Nel segno di Kali, "Il Sole 24 Ore, 18/12/'08)

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