sabato 6 dicembre 2008

Autoreverse di Francesco Forlani


"Ma se 'tacere è la nostra virtù', come avvertiva nella prima poesia di Lavorare stanca, perché andare alla ricerca della sua voce? Non sono mai finite le strade che conducono a Pavese, a questo o a quel cimelio d’asfalto o di polvere, all’uomo o allo scrittore, o, chissà, all’uomo e allo scrittore. Ultima scommessa, fresca di stampa, nel centenario della nascita, Autoreverse di Francesco Forlani (L’ancora del Mediterraneo). Un esordio che ha la forma di una inchiesta romanzesca, dove i documenti si intrecciano con l’invenzione, talvolta di claudicante respiro (il giallo architettato intorno ai gioielli). Qui si narra di un portiere d’albergo - non comune l’albergo, il Roma in piazza Carlo Felice, a Torino, dove l’autore della Bella estate ingollò un tubetto di barbiturici il 27 agosto 1950 - in dialogo con un bricoleur francese alla ricerca della 'mitica' favella, di un nastro che ne custodisca il timbro. Esiste? Riuscirà nell’impresa, magari tentennando in una città che non gli si spalanca, che lo depista, capitale com’è della dissimulazione? C’è almeno un motivo per conservare Autoreverse, a modo suo un divertissement, un appetibile 'collage'. (Si pensa, avanzando, a una composizione di Flavio Costantini: Moby Dick, la chitarra di Pablo, gli occhiali di Cesare ...). E’ la pagina di diario, finora inedita, di Massimo Mila, in arrivo dall’Archivio di Stato, la cronaca del funerale di Pavese: 'Quando tutte le corone sono ammucchiate sul tumulo, Einaudi, Giolitti e Bobbio insistono ancora perché dica qualcosa ...'. Non dimenticando la testimonianza di Dada Grimaldi (che lavorò con Visconti ai dialoghi di Ossessione): 'La sera prima del terribile gesto era venuto da noi, (...) poi aveva assolutamente voluto leggere un passo dal Macbeth di Shakespeare. Quello che si conclude con la celebre formula 'tomorrow and tomorrow and tomorrow' (lo Shakespeare che offre l’epigrafe di La luna e i falò: 'Ripeness is all'). 'Tomorrow', scendendo nel gorgo muto, come un contadino di Santo Stefano Belbo. 'Facciamo come voleva lui e ricordiamolo in silenzio', ancora rintocca la voce di Massimo Mila, oratore malgré lui in quell’ultima, estrema estate." (da Bruno Quaranta, L'inedito addio di Mila a Pavese, "TuttoLibri", "La Stampa", 06/12/'08)

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