Biblioteca civica "MINO MILANI" bibliogarlasco@yahoo.it tel. 0382/801009 "Le paradis, à n'en pas douter, n'est qu'une immense bibliothèque" (Gaston Bachelard) SELEZIONE DI ARTICOLI SULL'UNIVERSO-LIBRO
lunedì 22 dicembre 2008
La république des livres
"Di cosa va pazzo chi naviga sul web francofono? Piccanti novità su chi possa essere il segreto responsabile del pancione del ministro della Giustizia Rachida Dati? Rivelazioni su cosa Materazzi disse nell'orecchio di Zidane, prima della celebre testata? Possibile diossina nel foie gras? Sesso? No. I francesi divorano quel che scrive un critico letterario, saggista e giornalista: Pierre Assouline, che parla ad esempio della difficoltà di un traduttore davanti all'enigmatica bellezza di un testo. Di Philippe Jaccottet che non riesce a decifrare le parole di Malina, romanzo intriso di morte, opera dell'ammiratissima Ingeborg Bachmann. E così decide di andarla a trovare a Roma, nel '72. Di fronte alla confusione e alla tristezza di lei (morirà bruciata un anno dopo, un incidente, forse no) si intimidisce. Non trova le parole per dirle che non riesce a capire quel che lei scrive. E torna a casa senza aver finito la traduzione. È il post di giovedì 4 dicembre, supera di sei o sette volte la lunghezza massima consigliata, pieno di parole difficili, nomi poco noti e citazioni. Risultato: 79 commenti appassionati. Gli internauti tirano in ballo Musil, Freud, Apollinaire, e frasi della stessa Bachmann (nota anche come Ruth Keller). O ancora, domenica 7, Assouline – incurante delle morbose curiosità degli internauti, o del retro-lateral pensiero da dare loro in pasto - commenta il discorso che Jean Marie Le Clézio ha fatto all'accademia di Svezia, alla vigilia del Nobel. Si dilunga sul fatto che sono poche le letture di questo tipo che possono essere considerate un'opera di valore letterario, come quella tenuta da Camus, o la più recente di Orhan Pamuk. Non sembrerebbe il caso del testo di Le Clézio, pieno di buoni sentimenti, eau tiède, quando invece la letteratura serve per disturbare. Risultato: 200 commenti. E quando Assouline commenta la decisione del ministro dell'educazione francese di eliminare la prova di cultura generale per l'esame da funzionario statale – secondo la politica di Sarkozy 'Meno conoscenza, più competenza' – e rivendica il potere civilizzatore della letteratura è una vera esplosione di interventi: 485.
Il suo blog, La république des livres, uno delle centinaia ospitati da "Le Monde", è da mesi uno dei più letti di tutto il web francofono. Le statistiche salgono e scendono in continuazione, ma se si seguono per esempio quelle di Wikio, si va dai primi dieci ai primi trenta. In quattro anni ha accumulato 1.600 post e 160mila commenti. Ha 15 mila lettori al dì, nei periodi caldi salgono anche a 45 mila. Duecento la media degli interventi giornalieri. Tanto che il diario online è diventato un libro, estratto dei post più belli e dei migliori commenti dei lettori: Brèves de blog. Una cronaca appassionata e ironica della continua interazione con gli 'inguaribili chiacchieroni' e con gli amanti della tenzone filosofica che affollano il Web nascosti dietro pseudonimi, come Pessoa con le sue tante identità. Un ritratto di gruppo: estimatori di letteratura, grandi lettori, intellettuali e una certa quota di professori, perlopiù francesi, ma anche belgi, canadesi, svizzeri, del Maghreb (un estratto del libro nel post La douceur de notre commerce me ravit). Incuriositi, decidiamo di intervistare Assouline. Siccome ci piace l'idea di metterlo alla prova (e poi a "Le Monde" ci dicono di richiamare il giorno dopo e parlare con l'assistente), sul finire del pomeriggio gli mandiamo un'e-mail all'indirizzo ugualitario, quello sul blog per tutti i fan. Del resto un'intervista su un diario digitale si può fare anche per posta elettronica. Lui replica a tarda sera, accetta. Raccogliamo la sfida, alle 2.34 di notte gli spediamo 15 domande. Alle 11.34 del mattino abbiamo le sue risposte (e nel frattempo sul suo blog è comparso la sua pubblicazione giornaliera, lunghissima, gustosissima).
Spiega che La repubblica dei libri gli porta via cinque ore al giorno: 'è un mezzo lavoro'. Legge tutti i commenti che arrivano. Ha due tipi di argomenti: informazioni (le notizie del giorno, la morte di un autore…) e recensioni di nuovi libri, film, documentari. 'Non parlo mai di me', precisa. Le regole per comporre un post: esattamente le stesse che segue da 30 anni per scrivere un buon articolo. Il segreto del suo successo: pubblicare tutti i giorni, un post serio, completo, informato: 'il sito deve essere vivo, nella blogosfera sono quasi tutti morti, con gente che spesso pubblica una volta al mese'. Eppure questa esperienza non gli ha sconvolto la vita. Il tête-à-tête con i lettori non ha cambiato di una virgola (è il caso di dirlo) il suo modo di scrivere. E certo, ammette che l'essere già un autore famoso lo ha aiutato a divenire popolare online. 'Il web è semplicemente un nuovo mondo, ma non è importante. È un modo per fare nuove esperienze, ma non andranno lontano'. Nelle parole dello scrittore francese manca retorica roboante cui ci hanno abituato i nostri autoproclamatesi 'guru' della blogosfera. Assouline risponde con frasi semplici, pochi fronzoli, chiarezza degli obiettivi: l'essenzialità di chi non ha bisogno di nascondere il vuoto del pensiero. 'Il blog è ottimo per vendere più libri' ci risponde. 'È bello essere letti in ogni parte del mondo'. 'Sono oggi più giornalista che mai, e mi piace innescare dibattiti intellettuali'. Non è poi così stupito di avere tanto successo: 'La Francia è un Paese di letteratura, non si dimentichi che il premio Goncourt è un evento nazionale'. Inutile andare a vedere le classifiche dei blog più letti in Italia. Ai primi posti non c'è nulla di simile. Eppure ci possono essere mondi (virtuali) migliori e non per questo meno 'democratici' (da leggersi con la r di Giorgio Gaber)." (da Lara Ricci, 'La république des livres'. Pierre Assouline spiega il successo del suo blog letterario, "Il Sole 24 Ore", 18/12/'08)
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